Giusto ieri ci domandavamo, ma di cosa avrà paura Elly Schlein? Forse abbiamo una risposta. Oltre agli amici-nemici interni al Pd che provano a farle sgambetti (vedi la questione della candidatura blindata alle politiche del 2027), evidentemente c’è un volto che spaventa chi a sinistra non si è mai voluto occupare dei problemi concreti del paese. Silvia Salis, la sindaca di Genova che fa impazzire il mondo. L’avete vista a fianco degli operai dell’ex Ilva di Corigliano, a Genova, incazzati neri con il governo perché con lo stabilimento di Taranto fermo, loro non hanno semilavorati da lavorare e rischiano di finire in cassa integrazione? Silvia Salis, con un cappotto tra il grigio e il verde militare in mezzo ai caschi gialli e le bandiere rosse descrive solo una cosa. Ecco qualcuno che mastica il linguaggio della politica. Altro che armocromie e diritti civili. La gente non vuole una persona per bene, la gente vuole politici che facciano politica. Silvia Salis fa politica e si occupa di problemi veri, problemi seri. Per Elly Schlein il problema dell’Ilva di Taranto, insieme al compagno Landini, è solo una questione sociale da risolvere, buttarci dentro qualche partecipata e via, poi del resto se ne occuperanno loro a Taranto no? Per i vari governi poi, più o meno è sempre stata la stessa cosa. Lo stabilimento è fallito? Bene, buttiamoci dentro qualche investitore estero a caso e via. Peccato che gli investitori poi non sono arrivati, uno degli altiforni a Taranto a preso fuoco e lo stabilimento è fermo da maggio di quest’anno. Non è solo una questione sociale ragazzi. E’ una questione strategica per il paese e la sua industria.
Stiamo parlando del settore siderurgico. L’ex Ilva di Taranto è l’unico sito in Italia a produrre acciaio dalla materia prima al prodotto finito che poi dovrebbe essere ultimato a Corigliano. Quell’acciaio è la colonna portante di settori come quello della cantieristica navale, dell’automotive, dell’edilizia e di tutto il resto. Cos’è che non vi torna? Più di diecimila lavoratori e tante altre nei settori direttamente connessi e interdipendenti, vi tornano queste cifre? Dall’Unione Europea, poi arrivano le disposizioni di bonifica dell’Ilva di Taranto, di renderlo sostenibile, perché fino ad oggi non lo è stato. A maggior ragione è un problema da risolvere stilando un piano di politica industriale. Ci deve pensare il governo, capite? E’ dai tempi dell’economista Sylos Labini che in Italia non esiste una politica industriale. Calenda di recente si è speso parecchio a proposito dell’Ilva, ma con la solita ipocrisia, dimentico del fatto che fu proprio lui come ministro dello sviluppo e dell’economia a mettere la firma sul documento per la cessione dello stabilimento agli indiani e ai francesi di Arcelor Mittal. Che poi fosse servito a rilanciare gli stabilimenti italiani con un piano industriale redatto da gente che ne capisce davvero, sarebbe stato un altro discorso. Purtroppo però i francesi non è che siano così amici dell’Italia, principale competitor nel mercato europeo dell’acciaio. Diciamo che Arcelor Mittal il piano industriale ce l’aveva in mente da sempre ed è sempre stato molto semplice. Prendere l’Ilva di Taranto e tirare giù la saracinesca. La vanità è una brutta bestia, ma non certo per i politici, ma per chi ne sconta le conseguenze.
Che Silvia Salis faccia meglio di Calenda ai tempi d’oro non possiamo saperlo, però vederla in mezzo ad una folla di operai incazzati neri è qualcosa di dirompente, soprattutto se consideriamo che con le sue parole è riuscita in qualche modo a sedare la furia di chi protestava. Insomma ci va un certo pelo sullo stomaco a starsene in mezzo a più di cinquemila omaccioni che a quanto risulta dalle immagini dei video, in prossimità della questura hanno anche forzato barriere metalliche alte due metri con cavi trainati da mezzi pesanti. I caschi gialli che sbattono su quelle grate fanno rumore, un rumore che spacca i timpani e Silvia Salis ha capito che infilarsi due tappi nelle orecchie e andare nei talk show, farsi invitare alle threesome, oppure no, non serve a nulla. Dunque ora ancora una volta vi domandiamo, di che cosa ha paura veramente Elly Schlein?