Andrea Sempio è sconvolto, ma non tanto per sé stesso: “Dice che può affrontare questa cosa, può difendersi perché non ha fatto nulla. Ma ciò che lo terrorizza e lo distrugge sono le conseguenze sui suoi genitori, sulla famiglia Poggi, che vive ancora un calvario, e su Marco Poggi”. A parlare è l'avvocata Angela Taccia, che insieme al legale Massimo Lovati assiste il trentasettenne, ora indagato nella riapertura dell'inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi. Un colpo che arriva in un momento già difficile, amplificato dal clamore mediatico che ha visto Sempio circondato dai cronisti fuori dalla caserma, dopo il prelievo del Dna avvenuto ieri. A sostenerlo in questo momento c’è Marco Poggi, fratello di Chiara. Per Sempio, che ha appena compiuto 37 anni, Chiara non era altro che “la sorella più grande del suo amico”. Ne abbiamo parlato con la più nota criminologa italiana, Roberta Bruzzone, che ci ha dato un elemento clamoroso sul caso di Pierina Paganelli: “Adesso, per quanto riguarda il Dna di Dassilva, e ve lo posso dire con tutta franchezza, non c'è niente”. Ecco tutto quello che ci ha svelato.

Caso Garlasco, che idea si è fatta? E cosa vuol dire una riapertura dopo tutti questi anni?
Una riapertura dopo tutti questi anni arriva perché la Procura ritiene di approfondire alcuni aspetti. Secondo me il Dna che salterà fuori dalla comparazione è effettivamente di Sempio, sarà sicuramente attribuibile a lui. Questo però non fa di lui l'assassino di Chiara Poggi, perché la quantità è estremamente esigua ed è una quantità che può essere ascrivibile anche al fatto che ha banalmente maneggiato un oggetto che era stato maneggiato anche da Sempio, magari qualche giorno prima. Quindi, quell'elemento lì di per sé francamente non credo che possa portare a granché. Poi ci sono una serie di censure che i carabinieri muovono nei confronti dell'inchiesta precedente, i famosi capelli sul lavandino che nessuno ha mai repertato e che quindi chiaramente oggi non potrebbero essere impiegati in alcun modo. Ci sono tutta una serie di lacune nella ricerca di tracce sulla scena. Però, al netto di tutto, ho appena avuto modo di esaminare l’informativa: gli elementi che ci sono al momento sono quelli e mi pare un po' poco per portare un soggetto in corte d'assise.
Due casi entrambi da rifare. Si aspettava un risvolto simile sia per il delitto di Garlasco che per quello di Arce?
Mi sembra un po' poco, al netto di tutto quello che possiamo valutare, per pensare di poter portare una persona in corte d'assise adesso o di scagionarne un'altra, perché comunque gli elementi che pesarono su Stasi erano altri, come la camminata che certamente non poteva evitargli di sforzarsi in maniera significativa. Tutta una serie di versioni cambiate nel corso del tempo e chiaramente anche una serie di aspetti legati anche al tipo di rapporti che c’erano tra i due. Effettivamente è chiaro che Chiara si apre e si mostra in quelle condizioni a qualcuno con cui ritiene di avere grande familiarità e, quel giorno a Garlasco, l'unica persona che aveva questo tipo di caratteristiche era lui. Oltre a una serie di incertezze e altri aspetti che hanno composto il mosaico finale che, secondo la Cassazione, portava alla sua colpevolezza. Non credo francamente che ad oggi le informazioni su Sempio possano modificare questa lettura. Alberto Stasi è al momento l'unica persona condannata in via definitiva in qualità di assassino di Chiara Poggi e questo non è qualcosa che al momento è cambiato o si può prospettare che possa cambiare. È un dato che ora è assolutamente incontrovertibile.
L'ipotesi alternativa che riguarda Sempio è quella di un omicidio in concorso.
Francamente, sono molto perplessa, perché non credo, sulla base dell'analisi della scena del crimine effettuata con atti alla mano, che possa esserci stato spazio per due persone a commettere questo omicidio. Questo non lo credo assolutamente. Ma Stasi potrebbe cambiare posizione nel momento in cui Sempio venisse processato e condannato in via definitiva come assassino, in alternativa rispetto a lui, e al momento mi pare una prospettiva molto lontana, anni luce.


C'è la prova dello scontrino del parcheggio conservato per un anno: secondo alcuni è un alibi reale, per altri invece è una prova costruita a tavolino.
Erano più persone che all'epoca si era spaventate. Anche la sorella di Panzarasa aveva dato il biglietto del treno, perché quando è morta Chiara, tutti i ragazzi che facevano parte della comitiva, che conoscevano la famiglia di Chiara, Alberto e gli altri, probabilmente sarebbero stati sentiti. C'era un clima abbastanza teso sotto questo profilo, ma non perché la gente necessariamente avesse chissà cosa da dire. Però, probabilmente, visto che era un omicidio che aveva destato subito un enorme interesse mediatico, che uno potesse in qualche modo garantirsi la lontananza da Garlasco quel giorno è comprensibile. Tuttavia, non è certamente un elemento che ti porta a un processo per omicidio, lo dico chiaramente.
Cosa aspettarsi dalla riapertura del caso?
L'accertamento sul Dna molto verosimilmente confermerà che quella Y è di Sempio, però da lì a collocarlo sulla scena in quel momento, quando Chiara muore sotto i colpi del suo assassino, direi che ancora ce ne passa di acqua sotto i ponti. E, per quello che ho visto dall'informativa, sono tutta una serie di suggestioni e critiche rispetto all'indagine precedente, ma che poggiano poi su una serie di elementi che non sono stati raccolti.
Tutto ciò non mette in crisi il nostro sistema giudiziario, la sua credibilità?
E meno male, perché, facendo questo lavoro da 25 anni, considerare sempre granitiche le considerazioni a cui giungono gli inquirenti è un po' ottimistico, passami il termine. Quindi casi come questo ti sollevano il dubbio che bisogna lavorare meglio, evidentemente. Purtroppo, anche in casi molto recenti non è che sto vedendo un gran miglioramento.
Si riferisce al caso di Louis Dassilva?
La gestione della scena non è stata esattamente quella che mi ha entusiasmato di più in questi anni di carriera.
Perché?
Perché la gestione della salma, delle informazioni sulla scena, alcuni reperti che non sono stati raccolti debitamente sono un problema, perché magari avrebbero dato informazioni dirimenti in maniera alternativa a quella attuale. Adesso, per quanto riguarda il Dna di Dassilva, e ve lo posso dire con tutta franchezza, non c'è niente. Oggi abbiamo questa informazione ve la posso dare per certa: dal punto di vista biologico e dattiloscopico non ci sono elementi che collocano Dassilva su quella scena.
E allora perché tutti continuano a ritenerlo il colpevole?
Questa è una bella domanda. Si sta concludendo adesso l'incidente probatorio sulla CAM3: caduta anche quella, a carico di Dassilva restano una serie di elementi certamente suggestivi, perché la relazione con la Bianchi a Dassilva non ha portato molta fortuna sotto questo aspetto. Però da lì a ipotizzare che Dassilva fosse l'unico ad avere un movente... no, non era certo l’unico.
E l'accusa di favoreggiamento alla Bianchi può aggravare la posizione di Louis?
Un'accusa che giunge in un momento di grande fragilità dell'ipotesi accusatoria. Perché, guarda caso, il giorno stesso in cui si diffonde la notizia che i periti del GIP avevano dato una consulenza preliminare che escludeva Dassilva, guarda caso c'è tutto questo sviluppo sulla Bianchi che dice delle cose. Ma la Bianchi stessa è un soggetto che ha mentito a più riprese. Non si può pensare di basare una condanna su quello che dice questa signora, mi pare improbabile.
Nel caso di Serena Mollicone, invece, crede al suicidio del brigadiere Truzzi?
Io sono assolutamente convinta che Truzzi si sia suicidato per sottrarsi alle conseguenze di quello che stava emergendo. Truzzi si è sicuramente ucciso perché dopo che fortunatamente aveva detto qualcosa, probabilmente sapeva molto di più a mio modo di vedere, ma aveva riferito della presenza di Serena in caserma. Da lì erano emerse tutta una serie di aspetti della sua vita che probabilmente l'hanno messo in grande preoccupazione. Probabilmente temeva lui stesso di finire indagato. Quindi io al suicidio di Truzzi credo assolutamente, l'ho detto anche in dipartimento quando è stato il mio turno di ricostruire la vicenda.