Sono passati quasi 44 anni (era il settembre 1979) da quando Michele Granato, agente di polizia siciliano (originario di Lercara Friddi) in servizio a Roma, fu ucciso dalle Br. Una delle responsabili giudiziariamente riconosciute del delitto è Roberta Cappelli, che rientra nel gruppo degli ex terroristi che la Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi, e ora anche la Cassazione, ha deciso di non estradare (oltre a lei ci sono Giorgio Pietrostefani, Enzo Calvitti, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin). Abbiamo cercato e trovato Santa Granato, sorella del poliziotto ammazzato, per un commento a quella che il presidente dell’associazione vittime del terrorismo (Aiviter) Roberto Della Rocca ha definito “una palese violazione dello stato di diritto italiano”. “L’ho sentito al telegiornale – ci dice la signora palermitana – che la Francia non accetta l’estradizione di questi terroristi. Per noi è una sconfitta. L’Italia cerca di fare il possibile per avere giustizia, ma poi ci sono questi impedimenti”.
Signora Santa, come la vive a livello personale?
È un dolore che non finisce mai, nel nostro cuore. Infatti dopo aver sentito la notizia mi sento un po’ scombussolata.
Dopo tutti questi anni, cosa pensa di questi ex brigatisti?
Che sono stati dei vigliacchi. Mio fratello lo hanno colpito alle spalle, perché se ci andavano faccia a faccia mio fratello sapeva come difendersi. Sono stati dei vigliacchi, ci sono andati dietro e poi hanno fatto quello che hanno fatto. Purtroppo la pena si rinnova sempre e la pena è dei familiari, non loro, che stanno facendo la bella vita in Francia.
Ci aveva sperato, dopo la notizia che li avevano arrestati?
E certo. Una volta che li avevano presi ho pensato che l’Italia avrebbe sicuramente chiesto l’estradizione. Una questione di giustizia, perché loro sono già stati condannati e dovrebbero scontare la pena che l’Italia gli ha dato.
E invece… Ora secondo lei il nostro Governo potrebbe o dovrebbe fare qualcosa?
Il Governo dovrebbe lottare perché rientrino qui in Italia, perché non si liberino di tutto il danno che hanno fatto.
E la decisione della Francia?
È ingiustificabile. Non sono persone che appartengono a loro. Sono italiani, li devono lasciare all’Italia. Questo è quello che penso. E non è che hanno ucciso solo mio fratello. In quel periodo tutti i giorni si sentiva che avevano ucciso qualcuno.
A questo punto ha ancora qualche speranza o è rassegnata?
Le speranze ci sono, ma chissà quando se ne riparlerà. Intanto questi si sono goduti la vita, e mio fratello è più di 44 anni che è in una bara. E mia mamma poverina è morta dicendo sempre “Michele, Michele, Michele”, fino all’ultimo suo respiro chiamava questo figlio che le era stato ucciso.
Suo fratello aveva una famiglia sua?
No, aveva solo 24 anni. Però aveva una ragazza a Roma. L’aveva pure portata qua al paese. Ce l’aveva fatta conoscere.