Il figlio di Ignazio La Russa è accusato di stupro. Ne hanno parlato tutti. Purtroppo anche il padre. Su Libero Filippo Facci avrebbe scritto: “Una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa”.
Poi Facci ha chiesto scusa, perché in ballo c’è una striscia (televisiva) in Rai. Uno dei tanti motivi per cui qualcuno avrebbe chiesto a Giorgia Meloni di rispondere di queste uscite che vengono da destra. Ma da quando il presidente del Consiglio deve farsi carico delle opinioni libere di un giornalista?
Nota stilistica. La frase è uno scarabocchio, fattualmente verosimile ma concettualmente triste. Triste è pensarla. Per una penna esperta come Facci, però, triste è anche scriverla così come l’ha pensata.
Ma si può fare sempre peggio. Certa sinistra lo dimostra a ogni occasione. Se Facci, secondo “l’accusa”, avrebbe puntato il dito contro una singola ragazza, la sinistra punta ora il dito contro tutta la categoria: gli uomini bianchi etero e cis. Ovvero, una buona fetta della popolazione italiana (e occidentale), il cui genere coincide con il sesso e guarda alle donne.
Ho letto a proposito, citando la frase di Facci: “Spiegare a un maschio bianco etero cis cos'è un maschio bianco etero cis senza usare queste parole”. Ma associare un’uscita del genere ai maschi bianchi etero e cis è come spiegare l'omosessualità con i preti pedofili che vanno con i dodicenni.
Sappiatelo. Una frase del genere dovrebbe incarnare lo spirito predatorio e machista di una cultura interiorizzata dagli uomini occidentali eterosessuali? È come dire che la libertà sessuale sia esemplificata dall’avere dei rapporti con dei minorenni.
La filosofia del come se fosse antani, aggravata da un’esuberanza inquisitoria e una certa teatralità goffa da teatrino dell’oratorio, di molti attivisti e una buona parte politica, finisce per usare pseudocategorie per pseudonemici. In un linguaggio più classico e a suo modo patriarcale (perché di ispirazione biblica) si direbbe: creare il capro espiatorio.
Per le proprie battaglie, che spesso coincidono con i propri interessi. Ma soprattutto a scapito delle giuste condanne, che con loro dovrebbero portare quel minimo di tolleranza in grado di farci accettare le legittime ammende. Perché, dopotutto, fosse anche per paura di perdere il posto nel palinsesto pubblico, Facci ha pubblicato le sue scuse.
Invece nessuno chiede scusa per aver ripetutamente associato il genere (e sesso) maschile al peggio. Come quando Michela Murgia scrisse che gli uomini erano come i figli dei mafiosi, nessuno escluso.
Ci sono troppi piani che si confondono. Una ragazza che si droga non dovrebbe rischiare di essere stuprata. Una ragazza è libera di drogarsi e di non venire abusata. Non è difficile da capire. Il corpo è mio in entrambe le occasioni. La droga può allentare i freni inibitori ma questa non è la premessa dello stupro. La premessa è il mancato consenso, l’aggressione, la violazione di un limite.
Un giornalista può dire quello che vuole, subendone le conseguenze nelle sedi di competenza: i tribunali se diffama, gli uffici della redazione per cui lavora se fa perdere lettori al proprio giornale. Chiedere la testa di un giornalista, fosse anche il peggiore, è e resta una barbarie.