La scoperta dell’acqua calda è sempre un genere molto alla moda nella politica italiana. Filippo Facci, firma di Libero, sull’ipotesi di stupro che riguarda uno dei figli di Ignazio La Russa ha scritto ieri un commento, come sempre più o meno articolato, che al netto della bontà argomentativa, includeva la seguente frase: “Una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa”. La proposizione è, alt rettamente indubbiamente, volgare. Non esattamente da gentleman. Sandro Ruotolo, ex giornalista oggi senatore e responsabile informazione del Pd schleiniano, lo ha accusato di “vittimizzazione secondaria” della giovane in questione, di razzismo, sessismo ecc. Dopo di lui, il diluvio: si sono aggiunti Carlo Calenda di Azione, Angelo Bonelli dei Verdi, Riccardo Magi di +Europa, Dario Carotenuto dei 5 Stelle. La Federazione della Stampa, l’Ordine dei Giornalisti, il sindacato interno della tv statale, l’Usigrai, vogliono denunciarlo al consiglio disciplinare.
Gli attacchi gli sarebbero piovuti addosso comunque, ma c’è un fatto ulteriore che gli spiega: Facci è in predicato, anzi, per essere precisi, il suo nome già in bella vista nel palinsesto di Rai 2 per una striscia quotidiana di cui era noto perfino il titolo, “I Facci del giorno”. Ora questa potrebbe finire in congelatore, almeno stando a Francesca Bria, consigliere d’amministrazione Rai: “I contenuti espressi sono incompatibili con i valori e le policy del Servizio Pubblico. I vertici RAI sospendano la striscia del giornalista”. Il direttore di Libero, Alessandro Sallusti, non ha potuto che difenderlo, equiparando la gravità dell’infelice uscita a quella volta che Roberto Saviano (che pure lui tornerà sugli schermi di Rai 3) diede della “bastarda” a Giorgia Meloni, o a Fedez che si fece baciare da Rosa Chemical sul palco di Sanremo. Difesa un po’ debole, tanto più se si pensa che Sallusti sta scrivendo un libro proprio con la Meloni, la quale non deve aver fatto i salti di gioia per l’ennesima grana scoppiatale sotto il naso. Perché la Rai è pubblica, e i vertici che decidono la programmazione sono emanazione del governo in carica.
Selvaggia Lucarelli l’ha detta giusta: ci si meraviglia forse di un Facci odierno quando basta tornare con la mente al Facci di ieri, al Facci di sempre, che ha dato innumerevoli prove di cedere volontariamente, per gusto “stilistico” - come ha scritto oggi egli stesso pentendosi dello scivolone “ingenuamente” commesso – al linguaggio machista, a “cose abominevoli”, come le definisce la giornalista del Fatto Quotidiano (ed ex di Libero…), in una galleria di orrori ripresa in carrellata per dimostrare che è stata anche la “mollezza della sinistra” a sorvolare, a considerare “opinionismo” quello di Facci? La Lucarelli infatti se la prende con Repubblica, che a suo dire, tutto sommato gli dà un buffetto pur elencandone le nefandezze, che anche lei enumera: dal “calcio in culo” agli islamici (“odio l’islam”), al “cessismo” riferito a Michela Murgia, passando dall’intervista esclusiva rilasciata a MOW (questa volta citata, cosa che non sempre Selvaggia fa) in cui Facci dava forse il miglior ritratto di sé stesso, senza filtri: le sua tendenza a menar le mani (a volte anche fisica, anche su donne, con un “ceffone simbolico”) “per senso dell’onore”, il suo passato uso di cocaina, l’orgoglio di essere stronzo (“mi viene bene”). La Lucarelli sostiene che lo scandalo non sta nell’ultima, narcisistica sparata del “wagneriano” (autodefinizione sempre sua, di Facci), ma nel fatto che la Rai avesse anche solo concepito di affidargli una rubrica.
Non c’è bisogno di chiarire che la nuova stagione della destra a Palazzo Chigi, in nome dello spoil system che è la norma nelle controllate di Stato, non può che riflettersi nelle scelte di quella in Rai. E Filippo Facci è una delle punte d’assalto del giornalismo di destra in Italia. Ergo, se la logica che prevale è quella, comune a tutte le forze politiche, di collocare personalità vicine alla propria parte, era quasi inevitabile che Facci fosse inserito nella lista dei prossimi volti a Viale Mazzini. Perché, obiettivamente, un personaggio lo è. Che poi riesca a eguagliare quel che potremmo considerare il precedente televisivo, gli “Sgarbi quotidiani” d’antan, questo si vedrà, ammesso che il programma venga confermato. E inoltre, torna utile Facci, specialmente in una fase come questa in cui il potere meloniano deve contrattaccare sul fronte della giustizia, in cui il giornalista già craxiano da sempre si distingue per l’artiglieria pesante turbo-garantista. Alle somme: stupirebbe vederlo cassato da Rai 2 per una frase che è solo l’ennesima di tante. E a riprova, c’è da registrare la sua reazione di oggi, sempre su Libero: non si scusa per il merito, ma per aver “fornito un pretesto per chi non cercava altro”, e per aver “fatto malintèndere un intero articolo”, peccando in “professionalità”. Un mea culpa per aver scritto, insomma, una cazzata. Ma probabilmente, un mea culpa che non avremmo letto se non tenesse alla tribuna giornaliera sul secondo canale Rai.