“Non sono Barbero che vi racconta la storia. Sono qui per raccontarvi i fatti per come sono successi”. Parte così, Fabrizio Corona, per raccontare la sua puntata di Falsissimo dedicata a Gaza. Il giornalista è andato in Israele, spingendosi fino al confine con la Striscia, intervistando israeliani e arabi. Un gran lavoro, mostrato per intero nella parte in abbonamento del suo programma YouTube, mentre in quella free ha seguito il suo metodo ormai affermato e funzionante, visti i milioni di spettatori che lo seguono a ogni puntata. Prima ha dimostrato di aver studiato, ripercorrendo la storia del conflitto infinito tra palestinesi e israeliani dopo la Seconda Guerra Mondiale, e approfittandone per abbattere verbalmente un po' di nemici. “Trump in Alaska da Putin è stata la più clamorosa figura di merda mondiale. Putin lo ha preso per il culo e si è incontrato con la Cina per dimostrare che sono loro a comandare, e in tutto questo noi abbiamo Meloni che lecca il culo a Trump e Salvini che non capisce un cazzo di un cazzo, incapace e impresentabile”. In attesa di altre probabili querele, Corona vagheggia la classe politica del passato, e cita il caso esemplare della Achille Lauro - ”L’Achille Lauro è una nave, Achille Lauro un demente” - quando Craxi si affidò ad Arafat per salvare gli ostaggi tramite un altro terrorista, Abu Abbas, che convinse i rapitori ad abbandonare l'imbarcazione. Poi, continua Corona, “Arafat invecchia, crea Al-Fatah, e intanto nasce Hamas, un altro gruppo terroristico che si contrappone all'Olp e che vuole prendere il potere. Israele ha un popolo e un territorio, la Palestina ha un popolo ma non ha un territorio, con due fazioni che si contendono il potere. A Netanyahu non piace questa cosa, e nel 95 scrive un libro con cui espone i suoi progetti: si vuole prendere la terra from the river to the sea”.

Poi Corona passa alle immagini sul campo. Prima a Gerusalemme est, dove chiede a un tassista:“Cosa ne pensi della guerra?” “Non penso niente. Se qualcuno ne parla qui lo uccidono. Chi? La polizia israeliana”. Lo stesso con i passanti in strada. “Non posso”, “Mi spiace”. Qualcuno si spinge oltre: “Se metti solo un like a qualche post su Instagram riguardo la politica, vieni arrestato”. “Qui a Gerusalemme è difficile esporsi a riguardo, minimo mi arrestano per 6 mesi”, dice un negoziante: “non c'è democrazia” E, prosegue Corona dallo studio, “quando la Corte Suprema Europea ha chiamato a esprimersi sul genocidio, noi italiani insieme a Donnie e agli inglesini siamo stati gli unici a votare contro. Ci schieriamo col potere perché vogliamo il potere”. Poi si entra nel merito della narrazione su Gaza: “La destra racconta la guerra in un certo modo. La sinistra in un altro. La televisione non la racconta nemmeno, ci sono giornalisti di Mediaset che se ne sono andati dopo 30 anni perché non gli permettevano di raccontare la guerra. Noi siamo andati a Israele a chiedere a tutti cos'è un genocidio, mentre tutti, perfino gli influencerini, fanno i contenuti propal senza sapere nemmeno cos'è la Palestina. Benedetta Porcaroli, cantanti, attori. Morgan, mio caro amico, ma da dove gli è uscito il video mentre piange per la Palestina, tra una pippata di crack e una botta di cocaina?”. Al solito, non risparmia nemmeno gli amici. Poi, nella parte in abbonamento, finalmente si arriva sul posto.

Corona in aereo. Mostra il paesaggio, in arrivo. Si vede il fumo di qualche bomba, o crollo che sia. Arriva in aeroporto, è già indirizzato verso l'uscita quando si accorge di aver lasciato il passaporto a bordo. Per fortuna lo ritrova. Dopo tre ore di controlli esce, è a Tel Aviv. “Tutto tranquillo, tutto sereno. Ora vi mostriamo la normalità di questo posto, a soli 71 km dalla Striscia di Gaza, dove si sta consumando un genocidio”. Una partita di calcio. Corona chiacchiera botta e risposta con dei piccoli calciatori: chi vi piace? Maldini. Non gioca più. Buffon. Non gioca più. Barella. Conosci Barella? Ma non è così forte. Di Marco, Bastoni. Di nuovo Maldini. Hai un canale YouTube? Gli chiedono. Sì, quello sono io, e glielo fa vedere. Alla domanda sulla guerra, uno dei ragazzini risponde: non è bello, ma hanno iniziato loro. Un'altra ragazza, più grande: il problema non siamo noi, ma Hamas; i militari non vogliono andare lì a uccidere i civili. Poi un giovane, che rivela di essere un ex militare: il nostro è l'esercito più umanitario. So come vengono prese le decisioni, se la guerra non fosse umanitaria sarebbe già finita da un po'. Noi vogliamo veramente la pace, loro no. Tesi confermata da un altro: Hamas ci vuole morti, non siamo noi. Poi immagini dalla spiaggia, gente che fa surf, prende il sole. “Una normale giornata di agosto”, dice Corona. Vita normale anche al Muro del pianto, ma il reporter vuole andare a Gerusalemme est. “Non ci andare, è piena di arabi”, gli dicono, ed è qui che tornano i filmati già mostrati nella parte gratis, con le persone che affermano di non poter parlare - la differenza è netta con Tel Aviv dove parlavano anche i bambini della guerra. Poi Corona si spinge fino al confine tra Israele e Gaza, una toccata e fuga notturna, con il filo spinato e i militari che lo osservano. Una botta di adrenalina, spiega, anche se è costretto ad andarsene subito.

