“La mia posizione non è cambiata nel corso di quest’anno. Ho sempre detto che la Egonu è una grandissima campionessa, ma non ho mai detto che non è italiana o che non possa rappresentare l’Italia in maglia azzurra. Ho detto e confermo che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità classica. Non mi pare ci sia nulla di male in questo: è un’evidenza. Qualcuno può sostenere il contrario? Nessun insulto, per me Egonu è italiana, sono contento che abbia vinto con le altre ragazze. È una grande campionessa e alla prima occasione le chiederò anche un autografo”. Sono le parole di Roberto Vannacci, l’ennesima dichiarazione divenuta un caso politico, con alcuni esponenti della maggioranza che hanno preso le distanze e criticato pubblicamente il generale in quota leghista; anche Maurizio Gasparri: “Ci vuole l'innegabile talento di Vannacci per criticare Paola Egonu nel giorno del trionfo olimpico delle nostre atlete di pallavolo. L'ex, per fortuna, generale, si atteggia a De Gobineau ‘de noantri’ (se lo ignora può consultare Wikipedia, fonte di apprendimento alla sua portata) parlando di ‘tratti somatici’. Lessi su un giornale che Vannacci si vantava di fingere di perdere l'equilibrio in metropolitana per toccare le mani, cito, ‘di persone di colore per capire al tatto se la loro pelle fosse più rugosa della nostra’. Io invece ho incontrato un signore che si è qualificato come barbiere di Vannacci, meno noto di quello di Siviglia reso celebre da Rossini (rinvio Vannacci a fonti Internet anche in questo caso), dal quale ho appreso che al momento dello shampoo, con l'inevitabile contatto delle mani con il celebre cranio, ‘a tatto’ il barbiere ebbe il sospetto di un vuoto all'interno della ‘scatola’. Ma come dicono nella celebre opera ‘la calunnia è un venticello’ e il barbiere avrà mentito. Per Vannacci vale il noto detto: Tanto nomini nullum par elogium. O no?” La posizione di Vannacci aveva già fatto discutere tempo fa e a un anno dall’uscita de Il mondo al contrario, l’ex ufficiale militare italiano è ancora al centro dei riflettori, adesso finito anche in una dinamica più vasta legata alla presunta crisi di governo?
Intanto ci pensa Vittorio Feltri a difenderlo nella sua “stanza” su Il Giornale. Vincenzo Crea, lettore del quotidiano, scrive: “Caro Direttore Feltri, io credo che il generale Vannacci abbia assunto ormai il ruolo di provocatore a prescindere e questo lo rende alquanto antipatico, persino a me che prima lo apprezzavo. Infatti non capisco per quale motivo abbia dovuto ribadire, in una occasione così importante come la conquista dell’oro da parte della squadra azzurra alle Olimpiadi, che la pallavolista italiana di colore, Egonu, non ha i tratti somatici della maggioranza degli italiani. Avrebbe fatto meglio a stare zitto stavolta. Perché non tiene chiuso il becco?” Ma Feltri risponde prendendo le difese del generale: “Caro Vincenzo, la domanda giusta da porsi non è perché mai l’europarlamentare Vannacci abbia affermato quello che ha già scritto nel suo celebre libro, bensì perché egli, a parer tuo e di altri, debba tacere e non parlare di un dato di fatto che non dovrebbe destare scandalo o scalpore: la pallavolista Paola Egonu è italiana, ha cittadinanza italiana, nessuno di noi, né tantomeno Vannacci, dichiara che Egonu non abbia diritto di essere considerata italiana o che le debba essere revocata la cittadinanza, tuttavia è inconfutabile, innegabile, evidente che i suoi caratteri somatici non sono quelli tipici della somatica indoeuropea e italiana”. Conferma la tesi “statistica” del generale, ma Feltri precisa: “Questo, sia chiaro, non rappresenta un problema, un difetto, un handicap, un deficit, eppure pare che non si possa constatare che Egonu è un’italiana nera. Dobbiamo dire che è bianca per non essere reputati fascisti? Dobbiamo dire che è la tipica abitante della penisola, che è la migliore rappresentante dell’estetica e della genetica italiane nel mondo? Trovo questa polemica stupida e vana”.
E il coup de théâtre del Direttore, che rispedisce indietro l’accusa di razzismo nei confronti di Vannacci: “[la polemica] è la prova che è vero: in Italia predomina il razzismo, ma esso non risiede nell’animo e nella mente del generale, alberga semmai in coloro che reputano tanto degradante avere la pelle nera da non essere disposti ad accettare che questo venga rilevato, senza peraltro vi sia in chi lo rileva alcun intento insultante, neppure vago. Ma, in questo caso, lo ricordo ai soloni dell’antifascismo e dell’antirazzismo, che è già intervenuta una sentenza a stabilire, oltre ogni dubbio, che le parole di Vanacci non configurano una condotta lesiva nei riguardi dell’atleta, la quale lo aveva trascinato in giudizio proprio per via delle frasi incriminate contenute nel libro del militare pluridecorato. Insomma, non c’è il reato. Non c’è il danno. Non c’è l’offesa. Non c’è la calunnia. Non c’è la violenza. Non c’è nemmeno il razzismo. Quindi sono io a chiedere a te: ma di cosa diavolo stiamo parlando? Grazie”.