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Olimpiadi, Tamberi eroe o piagnone? Oro di Egonu schiacciata su Vannacci? La verità è che parlando dei Giochi nessuno parla mai di sport. E fa ca*are

  • di Michele Monina Michele Monina

12 agosto 2024

Olimpiadi, Tamberi eroe o piagnone? Oro di Egonu schiacciata su Vannacci? La verità è che parlando dei Giochi nessuno parla mai di sport. E fa ca*are
Parliamo di tutto tranne che di sport, pure al mare quando si finge di discutere di Olimpiadi. In realtà l’unico nome è quello di Tamberi e si commentano più i suoi post che la sua gara. E ci si scorda dell’oro dell’Italvolley per fare polemica su Egonu e Vannacci. Il problema? Rispondiamo ai soliti stimoli da social e non perdiamo mai occasione di prendere posizione, anche quando non dovremmo

di Michele Monina Michele Monina

Un mare di dubbi in un cielo di sì. Partire dalle parole del filosofo per provare a raccontare lo stato dell’arte, oggi, dove per arte si intende l’italico sentire, e per stato si intende quella roba lì. E dove meglio che al mare, in un lacerto di spiaggia libera, libera come anche quella occupata dai balneari, direbbe qualcuno, ma non è questa la sede, si può tastare il polso della nazione? Sono a Portonovo, zona molo, dalle parti di Ramona, e in attesa che la mucillagine arrivi a romperci anche per oggi le palle sto facendo quello che un bravo giornalista dovrebbe sempre fare, ascoltare, anche se non sono un giornalista e lo faccio più per farmi un po’ i cazzi degli altri che per faccende di professionalità. Oggi si parla ancora di Tamberi, e la cosa non mi sorprende affatto. Tamberi, Gianmarco per l’anagrafe, Gimbo per un po’ tutti, è di queste parti, Offagna, per gli offagnesi, Ancona per gli anconetani, istituzioni comprese, Civitanova Marche per i civitanovesi, quindi ci si accalora, come se non bastasse già Caronte, riguardo le vicende sportive e social del nostro. Le fazioni sono principalmente due, chi sostiene che si sia dimagrito troppo, di qui le coliche, e quindi sia stato lui stesso in qualche modo a essersi dato la zappa sui piedi, e chi invece pensa che la sfiga si sia accanita contro di lui, a partire dalla fede persa durante la cerimonia d’apertura, fino al fatto che questa che lui stesso ha definito come l’ultima spiaggia si sia rivelata come una catastrofe. In realtà le fazioni sono molte di più, per dirla col poeta ognuno è un’isola, e infatti ecco che c’è chi sostiene che star lì a fare il piagnone (a Milano direbbero piangina) tutto il tempo è tutto fuorché eroico, anzi, siamo pur sempre al mare, qualcuno azzarda battute sulla sua eterosessualità, mettendola in dubbio, subito aggredito da un paio di whag in potenza, chi dice che quel continuo fare il cazzone, entrare come fosse il “Cristo di Rio”, cito letteralmente, quei cazzotti datisi sul petto, in assenza poi di vittoria, siano stati un ennesimo autogoal, peggio della barba fatta a metà, siamo pur sempre in provincia, c’è infine chi tira in ballo il non essere stato un bravo capitano, perché un capitano è uno che trascina e difende la sua squadra, invece lui si è messo sempre sotto i riflettori, per altro facendo sparire Sottile, che quarto almeno ci è arrivato, altroché capitano o mio capitano, quel suo cercare sempre con lo sguardo le telecamere vero vulnus della sua poetica, e incarnazione perfetta del non poter essere profeta in patria. E dire che lo era fino all’altro ieri, come del resto lo era la Raffaeli, che però, nonostante il Bronzo, la palla caduta, lo svolazzo caduto, mi perdonerete se non so come si chiama quell’aggeggio, è comunque rimasta alta nell’indice di gradimento locale, sarà che lei se la tira molto meno, e soprattutto che lei ha vinto. Ecco, è come se fossimo nel passaggio di We Are the Champion dei Queen, quando Freddie intona i versi “No time for losers”. Non c’è tempo per i perdenti.

Gimbo Tamberi prima di andare a Parigi
Gimbo Tamberi poco prima delle Olimpiadi
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Nessuno, o quasi, affronta il tema del giorno, corroborato dalle gaffe più o meno volontarie di Bruno Vespa, che ne parla come frutto dell’integrazione nonostante siano nate in Italia, parlo di Paola Egonu e Myriam Sylla, brave, fresche di medaglie oro con la nazionale femminile di Volley, o di Mentana, che spara percentuali a caso riguardo al peso delle seconde generazioni rispetto al monte premi finale delle medaglie, cioè come ancora una volta l’attenzione si sia spostata su altro, nello specifico il fatto che Vannacci è un razzista. Perché a ribadirlo con un post davvero epico è stato nientemeno che Maurizio Gasparri, non esattamente il leader dei Black Lives Matter, con un post che, citando con perizia De Gobineau e anche Rossini, e invitando a informarsi a riguardo su Wikipedia, (“fonte di apprendimento alla sua portata”) prende per il culo Vannacci come forse neanche ZeroCalcare sarebbe riuscito, blastandolo con una ironia e una violenza inaudita, al punto che, immagino come molti, quando l’ho visto ripreso sui social ho pensato fosse un fake. Questo anche perché in alcuni social sono stato bloccato dal senatore, fatto che ho inserito ben in alto su Linkedin, con vanto. Invece è proprio lui, che un giorno, così, de botto, ha deciso di regolare certi conti interni alla destra in pubblico, citando anche il passaggio del suo libro, suo di Vannacci, nel quale il generale ha raccontato di quando in metropolitana, a Parigi, andava sfiorando le mani degli uomini di colori per provare a capire se la loro pelle fosse diversa dalla nostra, fatto che, questo Gasparri non lo dice ma evidentemente anche lui lo pensa, non è che sia gesto così eterosessuale, di qui, si suppone, questo continuo parlare di “batacchio” dentro il medesimo libro, e anche queste sue recenti uscite nelle quali paventa di mostrare il suo di batacchio, parte di una probabile excusatio non petita. Comunque, dopo il caso del simposio di Dioniso confuso per L’ultima cena di Leonardo da Vinci, e il clamoroso caso di Imane Khelif, che ha sostanzialmente monopolizzato queste settimane olimpioniche, ecco che nel rush finale arriva lo sfottò arguto di Gasparri, come ha detto Oliviero Marchesi sui social, roba che in passato sarebbe stato indubbiamente inteso come presagio di sventure al pari di un vitello nato con quattro teste o di due comete che impattano tra loro. Di questo, qui in spiaggia, oggi non si parla. Ne parlo io, con mia moglie, ma non faccio testo, sono di fuori, seppur nato in zona, e soprattutto non ho visto neanche un frame delle Olimpiadi, neanche su Youtube o su RaiPlay. Non l’ho visto per due motivi precisi, primo, è estate e d’estate non guardo la tv, come per disintossicarmi, secondo, come tutti, seguo il calcio e degli altri sport, giustamente ritenuti minori, non mi interesso.

egonu sylla
Paola Egonu e Myriam Sylla

Perché, questo è il punto a nessuno frega davvero qualcosa di ginnanstiche ritmiche, di tiri al piattello o al bersaglio, al punto che, come per Sottile, tutti hanno parlato del tiratore turco Yusuf Dikec, arrivato secondo in coppia con una collega, poi cancellata dai meme, con grande scandalo di chi non riesce a far meglio che cagare il cazzo, ma tutti ne hanno parlato perché era appunto bizzarro, un meme vivente destinato a finire al fianco di John Travolta e Samuel L Jackson nella scena di Pulp Fiction, mica roba seria legata allo sport, chi se ne frega dello sport. E prova ne è il fatto che tutti coloro che si sono commossi per le medaglie vinte dai nostri atleti, o per le ventiquattro medaglie perse per un soffio, ventiquattro quarti posti, talmente tanti che anche Mattarella ha sbottato e deciso di ricevere pur loro al Quirinale, manco arrivare quarto fosse un risultato encomiabile, ecco, tutti coloro che hanno passato due settimane a parlare di discipline di cui a stento conoscono il nome, al primo gol di punta di un calciatore viziato e strapagato, di quelli che persi gli Europei era a mostrare i propri pettorali tatuati e le chiappe delle proprie compagne a beneficio di paparazzi, ma anche un gol di una mezza pippa qualunque, semisconosciuta, tornerà a impazzire di gioia o di sconforto, lasciando i record olimpici al loro mesto destino. Questo non perché siamo tutti insensibili, sia chiaro, ma perché siamo sensibili ormai solo a certe sollecitazioni, e giustamente siamo quindi capaci di insultare la pugile Carini per il gesto vile di essersi ritirata dopo un solo pugno al naso da parte di Imane Khelif, rea di essere una poliziotta (Coez ha scritto a riguardo uno dei versi più iconici di sempre, “Amare te è facile/ come odiare la polizia”), perché o sport è sudore e sacrificio, e non ci si deve mai ritirare, salvo poi insultare Tamberi perché, nonostante le coliche, ci ha comunque provato, certo sottolineando dolori e sfighe, ma comunque lì fino all’ultimo. Zero interesse per lo sport, interesse totale per le polemiche del giorno, e per questa polarizzazione che ci induce a prendere sempre e comunque posizioni, poco conta che si tratti di parlare di intersessualità o del perché l’Iba è stato bandito dal Cio, vediamo tra una settimana se queste sigle vi dicono qualcosa, o di quanto una dieta ipocalorica che riduce a soli tre chili di massa grassa siano decisamente troppo pochi (su questo, a occhio, io potrei dire decisamente la mia). Di fatto le Olimpiadi, almeno per quattro anni, ce le siamo tolte dalle palle, e quel che rimane sono le medaglie, certo, anche quelle perse per un soffio, le polemiche, e soprattutto un nuovo leader per la sinistra, Maurizio Gasparri. Ecco, vista così dubito che fra quattro anni esisterà ancora il pianeta Terra, qualcosa di orribile sta per accadere, è chiaro, ma almeno non ci dovremo sorbire altre settimane di finti esperti di qualsiasi sport e in riva al mare si tornerà a parlare di quel che è da sempre il tema clou di ogni santa estate, la figa.

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