Si è tolto la vita nel carcere di Messina Stefano Argentino, il 22enne accusato dell’omicidio di Sara Campanella, avvenuto il 31 marzo 2025. Il suicidio è avvenuto nel tardo pomeriggio del 5 agosto: il giovane si era allontanato dai suoi compagni di sezione ed è stato trovato senza vita dagli agenti penitenziari. I tentativi di soccorso si sono rivelati inutili.
Argentino era detenuto in attesa di giudizio per il femminicidio della coetanea, con la quale condivideva il corso di studi universitari a Messina. Dopo l’arresto, il giovane aveva manifestato intenzioni suicidarie, seguite da un periodo di fragilità psicologica. Secondo quanto riferito, nelle settimane successive sembrava aver superato la crisi grazie all’intervento dei servizi medici e psicologici del carcere.
La Procura di Messina, diretta dal procuratore Antonio D’Amato, ha aperto un’inchiesta per accertare le circostanze del decesso. Al momento si indaga anche sulle eventuali carenze nei protocolli di sorveglianza del detenuto, che era stato considerato a rischio. La prima udienza del processo era stata fissata per il 10 settembre 2025. Il procedimento si sarebbe svolto con rito immediato, come richiesto dalla Procura.

Sara Campanella, 22 anni, studentessa di Misilmeri, era stata uccisa a coltellate all’uscita del Policlinico Universitario di Messina nel pomeriggio del 31 marzo. Quel giorno stava seguendo una lezione nel dipartimento dove studiava. Le indagini avevano portato all’arresto, la sera stessa, di Stefano Argentino, fermato dai carabinieri a Noto, in provincia di Siracusa. Il giovane aveva confessato l’omicidio.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la giovane era da tempo oggetto di attenzioni indesiderate da parte del collega, che l’avrebbe perseguitata per circa due anni. Il giorno del delitto, Sara si era accorta di essere seguita e aveva inviato un messaggio a un’amica con la frase: “il malato mi segue”. Aveva anche attivato la registrazione audio sul cellulare, un documento che avrebbe poi contribuito a chiarire la dinamica dei fatti.
Nella registrazione, Sara si rivolge ad Argentino dicendogli: “Non voglio nulla con te. Spero ora, dopo un anno, di essere stata chiara. L’ultima volta ti ho detto di lasciarmi in pace”. Pochi istanti dopo l’aggressione. L’arma utilizzata per il delitto non è mai stata ritrovata, ma la scatola di un coltello, acquistato online da Argentino poco prima dei fatti, è stata sequestrata nella sua abitazione messinese. Secondo gli inquirenti, quel coltello sarebbe compatibile con le ferite rilevate sul corpo della vittima.

Il femminicidio aveva destato profonda impressione nell’opinione pubblica e suscitato numerose mobilitazioni in Sicilia e in tutta Italia. La Procura aveva contestato ad Argentino l’omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà. Le prove raccolte – tra cui la testimonianza delle amiche, la registrazione audio, e i movimenti tracciati del sospettato – avevano portato alla richiesta di rito immediato.
L’avvocata Concetta La Torre, che assiste la famiglia Campanella, ha commentato così la notizia del suicidio: “È l’epilogo terribile di una storia terribile. Ha deciso lui le sorti di due famiglie. Per noi è un colpo molto doloroso. Non ci sono parole per descrivere i sentimenti che stanno provando i familiari di Sara”.
Le indagini della Procura ora si concentreranno su quanto accaduto nel carcere, per capire se siano stati rispettati tutti i protocolli di sicurezza per detenuti con rischio suicidario e se ci siano state eventuali omissioni.
