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Femminicidi Sara Campanella e Ilaria Sula: care femministe, anche le madri di Stefano Argentino e Mark Samson sono “figlie sane del patriarcato”? Il rischio del concorso in omicidio per Nors Mazlapan e la confessione di Daniela Santoro…

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

5 aprile 2025

Femminicidi Sara Campanella e Ilaria Sula: care femministe, anche le madri di Stefano Argentino e Mark Samson sono “figlie sane del patriarcato”? Il rischio del concorso in omicidio per Nors Mazlapan e la confessione di Daniela Santoro…
Ilaria e Sara non dovevano morire. Sono state uccise da due giovani ragazzi, uno italiano e l’altro filippino. Loro erano maschi, le vittime erano donne. Ma le madri di Stefano e Mark? La prima ha ammesso che voleva aiutare suo figlio e lo ha portato in un b&b la notte dell’omicidio. La seconda potrebbe essere addirittura indagata per concorso in omicidio e occultamento di cadavere. Come si spiegano i comportamenti delle due donne con l’equazione del patriarcato e della cultura dello stupro? Davvero è una buona spiegazione considerare i due assassini “figli sani” di questo sistema? E che differenza c’è tra il patriarcato nostro e quello, per esempio, dei Paesi islamici? Esistono patriarcati diversi? O il nostro è un po’ meno patriarcato del loro? Ma si possono ancora fare queste domande (per il bene di tutte le Ilaria e Sara che NON DEVONO più morire) senza essere considerati amici di chi uccide?

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

“Sara Campanella, la madre di Stefano Argentino: «Dopo il delitto l’ho aiutato io»”. (Corriere della Sera, 5 aprile 2025)
“Femminicidio a Roma, la madre di Mark Samson non voleva Ilaria Sula in casa: «Distraeva mio figlio». E ora si indaga su di lei”. (Corriere della Sera, 5 aprile 2025)

Daniela Santoro, la madre di Stefano Argentino, racconta com’è andata. Il figlio voleva uccidersi, l’ha chiamato dopo aver ucciso Sara e le dice: “Volevo salutarti perché ho intenzione di farla finita, la mia vita è un fallimento”. La madre corre con il marito a Messina da Stefano, lo fa salire in auto, il ragazzo è sotto choc (lei non sa che ha ucciso una ragazza): “È salito in auto, aveva un cappuccio in testa e teneva il volto contro il sedile. Non ha detto una parola”. Poi Stefano confessa tutto e Daniela, insieme al marito, scelgono di portarlo in un b&b, lontano tra l’altro dal fratello, che sta affrontando un periodo di fragilità, spiega il Corriere. Ha anche aggiunto: “Lui era un ragazzo buono, non mi spiego cosa sia successo”.

Nors Mazlapan è la madre di Mark, il ragazzo che ha confessato di aver ucciso e messo in una valigia, poi lasciata tra i rifiuti fuori Roma, Ilaria Sula. Alla madre Ilaria non stava simpatica: “Non volevo che Mark portasse sempre a casa Ilaria. Temevo che lo distraesse troppo: mio figlio deve rimanere concentrato sullo studio”. Nelle ore dell’omicidio Nors e suo marito, Rik Samson, non sanno dire esattamente cosa stessero facendo. Erano in casa, probabilmente, Mark era fuori con Ilaria. Tutto qui. A distanza di due settimane dalla scomparsa della ragazza non si sa altro. Per questo potrebbero essere indagati per concorso in omicidio e occultamento di cadavere.

Sara Campanella
Sara Campanella

Mark e Stefano, come Filippo Turetta e altri, sono “figli sani del patriarcato”, sono “normali”, il risultato di questa società, della “cultura dello stupro”. Il nostro sistema crea papabili assassini di “donne in quanto donne”, uomini convinti che le donne siano solo una proprietà. Ma le madri? Anche le madri, donne anche loro, anche loro vittime del sistema patriarcale e della cultura dello stupro, sono “figlie sane del patriarcato”? Così come le donne che uccidono i partner (una è stata condannata a fine marzo a 22 anni di carcere per aver ucciso il fidanzato l’anno scorso). Sono di meno, va bene, ma ci sono. Queste donne uccidono, aiutano a uccidere o potrebbero avere aiutato a uccidere e nascondere dei corpi perché figlie sane del patriarcato? È una buona spiegazione?

Abbiamo due casi molto diversi. Da un lato una madre che potrebbe aver odiato la fidanzata del figlio al punto da essere coinvolta nell’omicidio che suo figlio ha confessato, senza però parlare di complici. Dall’altro abbiamo una madre che ha fatto di tutto per tutelare, prima di ogni altra cosa, suo figlio. Nell’immediato si è comportata da madre, prima che da donna solidale con altre donne, indignata per la morte di un’altra ragazza, l’ennesima che non doveva morire e che forse suo figlio ha ucciso a coltellate alla fermata di un bus.

È ovvio che la madre di Stefano Argentino non c’entri nulla con il patriarcato. E Nors Mazlapan? L’odio per la fidanzata del figlio era odio patriarcale? Nors è una madre edipica? Se fosse stata lei a spingere il figlio, succube della madre, a uccidere Ilaria, sarebbe ancora un femminicidio? Si potrebbe dire che Nors Mazlapan abbia chiesto al figlio di uccidere Ilaria perché donna? Come “donna in quanto donna”?

Ilaria Sula
Ilaria Sula

Certo, anche le donne possono riprodurre comportamenti patriarcali, ci spiegano. È il caso di Nazia Shaheen, la madre di Saman Abbas, uccisa – forse proprio per ordine della madre – perché aveva scelto un fidanzato italiano. Uccisa perché lei quella libertà non ce l’aveva, le era stata negata dalla sua cultura, quella sì patriarcale. Ma quel patriarcato è lo stesso che c’è in Italia? O quello in Italia è un po’ meno patriarcato del patriarcato musulmano? E il patriarcato del Novecento è lo stesso patriarcato di oggi? Ed è tanto patriarcale la cultura nelle grandi città che in provincia? E sono tanto patriarcali i ragazzi di vent’anni quanto gli anziani di settanta? Una società come la nostra in cui lentamente (e ancora si deve fare tantissimo) sta accettando i diritti per cui le donne hanno combattuto, è una società patriarcale?

Tutte queste domande restano lì. Per gli esperti, per chi, più andiamo avanti, più si ricostruiscono le storie, più aumentano le analisi, riesce a capirci davvero qualcosa. Per chi ha le idee più chiare. Per chi, cioè, crede di avere una risposta, fosse anche “sono tutti figli e figlie sane del patriarcato”. Ma sono domande a cui si può – e forse si deve – rispondere. Nessuno vuole essere complice degli assassini, nessuno, quando si chiede quale sia il modo migliore per capire questi fenomeni, cerca di sminuire o ridimensionare nulla. Ilaria e Sara non dovevano morire. Visto che nessuno pensa il contrario e tutti vogliamo la stessa cosa, facciamocele e proviamo a rispondere insieme.  

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