"Nessuno vuole stare a sentire la tua triste storia", pensa una donna che si è chiusa a piangere nel bagno dell'ufficio dopo essere stata vittima di revenge porn. Questa donna è soltanto un personaggio della serie Netflix Privacy, ma con quell'amara esternazione, purtroppo dice una cosa vera. Per quanto sui social ci siano influencer che campano dettagliando ogni giorno le proprie sofferenze fisiche o mentali e questo ci porta a essere in qualche modo assuefatti a una narrazione del dolore sempre più incalzante, tale narrazione "funziona" solo perché chi la fa si trova lontano dal nostro spazio vitale. E possiamo "spegnerlo" quando vogliamo, basta un tap. Pensate a un amico, a un parente o a un partner aggrovigliato su se stesso al punto da riuscire a parlarvi solo ed esclusivamente dei suoi problemi, avreste davvero voglia di trascorrere con lui (o lei) più tempo possibile? Ve la sentireste? Di più, ve lo augurereste? Soprattutto senza mezzi per poter gestire la sua ondata emotiva che, consapevolmente o meno, rischierebbe di risucchiare anche voi e il vostro equilibrio se ci interagite privi di una preparazione psicologica. È davvero difficile avere a che fare con una persona che soffre di depressione. Tanto più se fino a due settimane prima nemmeno la conoscevate e ora vi trovate a conviverci h 24. Sì, stiamo per parlarvi, forse da un altro punto di vista, del ritiro di Marco Bellavia dal Grande Fratello Vip. Perché, nonostante i forcaioli da social che starnazzano contro i Vipponi, forse la situazione è un po' più complicata di quanto appaia. E risulta quasi impossibile polarizzarsi, schiersarsi tra "buoni" e "cattivi". C'è un mondo di sfumature da esplorare per poter vedere la vicenda a 360°. E anche per non rischiare di banalizzarla perdendo l'occasione, magari, di imparare realmente qualche cosa in più sul tema, sempre urgente e attualissimo, della salute mentale.
Di sicuro, non abbiamo assistito a una bella pagina di televisione. Vedere le clip, subito diventate virali, dei Vipponi che "fanno branco" contro l'ex volto di Bim Bum Bam dicendogliene dietro di tutti i colori, porta empaticamente a stare dalla parte di Bellavia. "Sei patetico", gli dice Carolina Marconi, "Vai alla neurodeliri", le fa eco Elenoire Ferruzzi fino a Charlie Gnocchi che sbotta: "Non me ne frega un caz*o, vaffancul*! Cosa siamo? Degli psicoanalisti?" e Ginevra Lamborghini che chiosa con l'epitaffio: "Si merita di essere bullizzato". Queste sono solo alcune delle frasi che Bellavia si è sentito rivolgere, dopo aver ammesso di soffrire di depressione, dai suoi coinquilini. E, a causa di tali perpetuate ostilità, ha abbandonato, nel corso della giornata di domenica, la casa del Grande Fratello Vip, in seguito a una valutazione psicologica che ha riscontrato il suo stato di salute mentale effettivamente incompatibile con la permanenza in gioco,
C'è molta cattiveria, fin troppo astio nelle parole dei suoi oramai ex coinquilini. Tante persone, sui social, ne chiedono a gran voce la squalifica "perché lui ha chiesto sostegno e loro gliel'hanno negato, un malato va aiutato, non schernito". Se vivessimo nel mondo degli unicorni di marzapane, non ci sarebbe nulla da eccepire. Se una "regola" morale c'è e non fa una piega nella comune opinione, poi esiste la realtà, molto più frastagliata e difficile da giudicare. Le parole dei Vipponi, nelle oramai famigerate clip in cui vediamo solo le loro reazioni, non cosa le abbia scatenate, suonano bullizzanti, sì, ma anche esasperate. Nessuno sembra "divertirsi", anche solo per il gusto di far male, in quelle scene. Bellavia soffre visibilmente a capo chino, i suoi coinquilini sono furiosi, oltre il limite che educazione e self-control imporrebbero per una convivenza civile. Non stanno ridendo di lui, come farebbero bulletti qualunque. Cosa è successo davvero?
"Marco, siamo tutti con te", si compattano i social a post unificati. Sì, ma da lontano. Non sappiamo quanto sia grave e profonda la depressione di Bellavia, ma chiunque abbia avuto a che fare con una persona con problemi di salute mentale, sa quanto sia faticoso stargli vicino. Questo non lo diciamo per stigmazziare, per gettare un'ombra su chi soffre, ci mancherebbe. Chi soffre va sicuramente aiutato e indirizzato a richiedere un sostegno terapeutico. Sostegno terapeutico che, parliamoci chiaro, dubitiamo possa trovare al Grande Fratello Vip. O nel bar all'angolo.
Decidere di entrare in una casa con 22 sconosciuti sapendo di dover restare davanti alle telecamere h 24, presuppone la necessità di poter contare su un buon equilibrio mentale. Storicamente, ogni concorrente che abbia varcato la famosa porta rossa del papà di tutti i reality, si è ritrovato a piangere ripercorrendo la propria vita, e spesso sembravano lacrime vere, crolli emotivi reali, non "da copione". Il fatto che esistano cachet e siparietti trash, non significa che partecipare al GF Vip non sia un'esperienza comunque stressante. Molto stressante. Basti pensare a quanto sia difficile, spesso, convivere perfino con il proprio partner o con gli amici. Ma, almeno, lì non siamo sotto la lente di milioni di telespettatori pronti a giudicare ogni nostra azione. La consapevolezza di essere "visti" e poi magari "montati" secondo esigenza di scaletta dagli autori c'è. E non può non generare pressioni. Forse si spiega anche così la sussistenza dei cosiddetti concorrenti "comodino", quelli che non parlano mai, non si sbilanciano qualunque cosa accada e, tendenzialmente, raggiungono le fasi finali del gioco.
È bello e forse anche "eroico" che Marco Bellavia abbia voluto sfidare le proprie fragilità, mettersi alla prova davanti all'Italia intera per superarle. Solo, il contesto non era quello giusto. Quando a una persona viene diagnosticato un disturbo mentale difficile da combattere, la terapia viene spesso proposta anche ai suoi famigliari. Proprio perché pure loro devono imparare a convivere con quel problema senza fare o farsi del male. Per evitare di sprofondare insieme al proprio caro. Ora, cosa possiamo pretendere da Patrizia Rossetti e compagnia? I Vipponi non avevano alcuna idea di ritrovarsi a dover gestire una situazione così delicata e, se di certo non hanno brillato per empatia, va ribadito che non è semplice capire al volo come interagire con un "Marco Bellavia".
Un "Marco Bellavia" che è pure tenerissimo quando, con voce sempre mite, dice che "col sostegno di 22 persone, posso farcela e manderemo anche un bel messaggio a casa". Sì, ma queste 22 persone, per cui lui fino a due settimane fa era appunto un perfetto sconosciuto, perché dovrebbero imbarcarsi in questa missione? E soprattutto: lo possono fare? Ne avranno mai la forza, le energie psico-fisiche adeguate? Come diceva l'alterato Charlie Gnocchi: "Non siamo psicoanalisti". E non ha torto, nonostante il tono esasperato e aggressivo delle sue parole lo faccia risultare il cattivo di turno.
Qui, chiaramente, nessuno pensa che Marco Bellavia sia il "cattivo". Semplicemente, cercando di allargare la prospettiva, proviamo a considerare una visione d'insieme. Visione d'insieme che la situazione, essendo così delicata, merita. Forse, come tante volte è accaduto, non è la tv, e soprattutto non un reality come il Grande Fratello Vip, la sede adatta per affrontare una materia tanto delicata. Il percorso terapeutico non è il televoto, le reazioni esplosive possono essere all'ordine del giorno sempre lì dentro figuriamoci quando non si sa, non si hanno i mezzi, per avere a che fare, h 24 con una persona che soffre di depressione.
Così soffre la persona in questione, appunto, ma anche chi gli sta intorno. Da lì, la frustrazione e l'esasperazione che hanno dato vita a questa tremenda pagina di televisione. Pagina di televisivione che stasera, lunedì 3 ottobre, sarà il cuore della diretta condotta da Alfonso Signorini. Forse verranno presi provvidementi per i concorrenti "bulli", di sicuro Bellavia verrà trattato come un santo perché chi soffre ha sempre ragione. No, non sempre. Con buona pace della retorica, la depressione non è un superpotere. Chi ne è colpito, auspicabilmente, può trovare aiuto nelle sedi opportune, riequilibrarsi prendendosi i propri tempi fino a tornare ad affrontare la vita. Farlo prima è rischiosissimo. Per se stesso, come per gli altri. E nessuno, da Patrizia Rossetti a chiunque di noi, è obbligato a essere in grado di gestire questo tipo di tsunami emotivo, soprattutto se si parla di diagnosi, non di "brutta giornata". Chi critica i Vipponi avrebbe fatto di meglio con Marco Bellavia? Non possiamo saperlo. Di certo, però, l'impressione è che siamo tutti eroi col depresso degli altri. Perché schierarsi è facile, facilissimo. Entrare nel merito delle questioni comporta fatica, impegno e studio. E, questo fa parte del vissuto, se nessuno vuole stare a sentire la tua triste storia, alla fine, forse, è meglio così. Servono professionisti, non telecamere e video lacrime-strappa. Sempre che se ne voglia parlare davvero e non solo perché fa #trend...