Come al solito in Italia finisce tutto in farsa. Tipo Ghali che se ne va da Fazio e non fa che dire banalità. Avevamo un'occasione per approfondire la questione in maniera seria, e l'abbiamo sprecata. Ghali si è ridotto a fare la figura che facevano le partecipanti ai concorsi di bellezza una volta, vi ricordate? Tutto sbrillantato e gli stivaletti a parlare di pace nel mondo senza un minimo di approfondimento. Va bene va benissimo. Ma dove sono i concetti potenti, dove sono gli artisti intellettuali? Fazio, Ghali, perché non avete per esempio parlato di genocidio? Che è la vera parola che fa orrore al mondo, su cui l'ambasciatore israeliano si è scandalizzato, e che ha costretto la Venier a leggere la lettera dal palco dell'Ariston. Fazio perché non gli hai fatto la domanda su quella parola? Per evitare polemiche? Per non infastidire ulteriormente i potenti? Questo per dirvi che i media sono come il circo: c'è chi recita la parte del leone e chi dell'addestratore, ma alla fine sempre circo rimane. E che alla fine, anzi manco tanto alla fine ma quando abbiamo appena cominciato ad analizzare in maniera più profonda il dissenso o una posizione netta, finisce sempre tutto in vacca.
Sarebbe stato bello vedere Ghali in altri programmi per esempio, quello più tosto. Invece no. Nel salotto di Che Tempo Che Fa a normalizzare la guerra; il dubbio che a interessargli davvero non è la pace ma stare sul trend un po' viene eh... Questo è il motivo per cui ci facciamo andare bene casi come quello di Assange. Andatevi a studiare bene il suo caso. Lo raccontiamo bene su MOW fra poco. È il caso su cui l'Occidente può dimostrare di essere davvero diverso dalla Russia di Putin o di altri regimi totalitari, e non di esserlo solo per propaganda. Vedremo. Ma se questo che abbiamo visto ieri sera è il grado di approfondimento di un cantante impegnato e del giornalismo italiano siamo messi male. Ma questo forse già lo sapevamo.