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Giovanardi difende gli alpini: "Molestie? Mi concedo il piacere del dubbio. Sospetto possa essere una montatura"

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

11 maggio 2022

Giovanardi difende gli alpini: "Molestie? Mi concedo il piacere del dubbio. Sospetto possa essere una montatura"
Carlo Giovanardi non ci sta a vedere gli alpini descritti come "molestatori ubriaconi" e alle tante accuse emerse durante l'ultima adunata di Rimini, risponde concedendosi "il piacere del dubbio". Il Senatore spiega come le testimonianze siano state raccolte e diffuse da un unico collettivo femminista, Non una di meno Rimini, e vuole dimostrare come questo gruppo si fosse dichiarato ostile al raduno alpino ben prima che avesse luogo. "Vi spezzeremo le penne una a una", scrivevano sui social. "Che testimonianze si aspettava che sarebbero arrivate, con queste premesse?".

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

"Quest'anno non ero a Rimini, ma ho partecipato per 18 anni alle adunate e non ho mai visto comportamenti molesti degli alpini ai danni delle donne. Trovo inaccettabile che in queste ore vengano descritti come degli ubriaconi stupratori". Carlo Giovanardi difende gli alpini dalla bufera in cui il corpo montanaro dell'Esercito Italiano è precipitato in seguito all'adunata di Rimini che ha avuto luogo dal 5 al 10 maggio scorsi: tantissime le testimonianze di molestie gravi quando non gravissime che piovono sui cappelli dalla lunga penna nera, soprattutto via social. Il Senatore non ci sta e, guardando le date di un post Instagram del collettivo Non una di meno Rimini - da cui è partita la polemica -, traccia la strada per una personale teoria che getterebbe ombre, a suo dire "oggettivamente", sull'origine "prevenuta e montata" dell'intera bagarre. Qui la versione di Giovanardi (con tanto di canti goliardici annessi). Avete mai sentito la storia di Fanfulla da Lodi? Pura "goliardia"... 

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Allora, cosa è successo a Rimini durante l'adunata degli alpini? 

Non c’ero. Ma ho seguito la vicenda in questi giorni. E premetto che se qualcuno ha fatto delle cose di quel tipo va bastonato duramente. Bisogna vedere però se queste molestie siano veramente avvenute e chi le avrebbe perpetrate. Il processo alle intenzioni non è mai una cosa buona e nemmeno utile. Per ora, è possibile tutto: ci sono anche ventenni che comprano il cappello da alpino alla bancarella e poi vanno in giro a fare i deficienti. Non ci sono ancora abbastanza informazioni per poter dire cosa sia successo realmente. 

Eppure sono arrivate molte testimonianze di molestie gravi quando non gravissime. Non crede a questi resoconti? 

Diciamo che sento di potermi concedere il piacere del dubbio. 

Come mai? 

Per via di come ha agito il collettivo Non una di meno di Rimini. 

Si spieghi pure. Cosa non le torna? 

Venerdì 6 maggio sulla pagina Instagram del collettivo Non una di meno Rimini, è apparso un post che invitava a inviare testimonianze di molestie subite da parte dei “400mila alpini” arrivati in città. 

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Non Una Di Meno Rimini (@nonunadimeno.rimini)

L’adunata, però, è stata dal 5 all’8 maggio. Mi sbaglio? Il 6, dunque, gli alpini erano già in città da un paio di giorni… 

Sì, le date sono state quelle che dice. Ma sa una cosa? Le posso assicurare che venerdì non ci fossero “400mila alpini” a Rimini. Da sempre, il grosso arriva nel weekend, sabato e domenica, verso sera. Quindi prima ancora che l’evento entrasse nel vivo o, mi verrebbe da dire, addirittura cominciasse, già Non una di meno Rimini, in aperto conflitto con il sindaco che si era detto entusiasta per gli alberghi pieni e l’arrivo di così tante persone nella città, scriveva in buona sostanza che gli alpini fossero degli ubriaconi, molestatori e chi più ne ha più ne metta. “Vi spezzeremo le penne una a una”, aggiungevano. Che ricorda molto “Vi spezzeremo le reni”. E questo, lo ribadisco, ancora prima che l’evento oggettivamente avesse inizio. Con queste premesse, invitavano le persone a mandare testimonianze. E che testimonianze vuole che dovessero arrivare? 

Stando sul post a cui fa riferimento, c’è da dire che insieme all’invito a denunciare, mostra anche una serie di testimonianze anonime già ricevute. Per esempio, c’è un “bigliettino da visita” trovato in giro per la città con tanto di numero di telefono che invita a contattare “se ti senti sola o annoiata”... 

Eh, e questa sarebbe una molestia? Se un uomo non può nemmeno più chiedere di uscire a una donna, magari per una cena, allora è proprio vero che non è più possibile dire o fare niente. 

Sta dicendo che ritiene ci sia stata una sorta di “istigazione” da parte di Non una di meno Rimini?

Sicuramente la questione è stata montata da persone che già partivano prevenute. Addirittura le donne del PD di Rimini stanno difendendo gli alpini. Perché nessuno parla di questo, ma tutti danno voce e spazio solo ed esclusivamente a quel collettivo femminista? 

Dunque lei non ha mai visto atteggiamenti molesti nei confronti delle donne da parte degli alpini? 

Mai. Guardi, al netto del fatto che ogni gruppo ha le proprie teste calde, le posso assicurare che se qualcuno diceva qualche cosa, veniva messo subito in riga. Infatti, non ci sono mai state denunce e, a ben guardare, nel corso del tempo, non ce ne sono nemmeno ora, forse ce n’è giusto una. Non è mica la prima volta che si fa questa adunata e come mai prima nessuno ha denunciato niente, su scala nazionale? Basti guardare la cronaca locale di tutta Italia. A me non risulta alcunché. Dal niente a questa gigantesca bufera, capisce bene che qualcosa non torni… 

Oggi c’è, molto spesso per fortuna, una sensibilità diversa sul tema delle molestie, rispetto agli anni passati… 

Sì, ma ciò non toglie che gli alpini non siano degli ubriaconi patriarcali che operano in branco al solo fine di molestar donne o peggio. Non si può accettare una definizione del genere. E ripeto: trovo e non altro curioso come tutte le accuse arrivino solo ed esclusivamente da un’unica associazione femminista, Non una di meno Rimini, che già - come le ho detto - partiva prevenuta e con una forma di pensiero ben chiara nei confronti dell’adunata. Se dovessimo condannare i carnivori stando solo a sentire quello che dicono i vegetariani, dovremmo sbatterli tutti in galera, capisce? 

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Non Una Di Meno Rimini (@nonunadimeno.rimini)

Quindi non esiste alcun tipo di “goliardia” sessista all’interno degli alpini? 

Esistono i canti goliardici come esistono all’interno di ogni gruppo e, in quello degli alpini, si tratta di canzoni tradizionali che si tramandano dal XIII secolo. Cosa dovremmo fare oggi? Non cantarli più perché se no i social si infastidiscono? 

Mi fa l’esempio di un canto goliardico? 

Fanfulla da Lodi. 

E di cosa parla? 

Della storia di Fanfulla da Lodi. 

Ne so quanto prima. 

È un canto goliardico contro la guerra che, appunto, si tramanda da secoli. 

Ne sto googlando il testo ora, vedo una buona occorrenza delle parole “bagascia” e “bernarda”. Parla di questo “Fanfulla” a cui viene amputato il pene perché è andato con una “donna di facile amor” e si è preso lo scolo. Nel ritornello, leggo molti “vaffanculo” indirizzati alla donzella.

Certo. Ma questo è un canto goliardico, da osteria. Niente che nessun alpino si permetterebbe mai di cantare in pubblico, sui social, in televisione o mentre partecipa a un evento importante come l’adunata. Magari in osteria con gli amici, ma che male c’è? È tradizione. 

Ci sono altre tradizioni goliardiche che avrebbe piacere di condividere? 

Ma sì, una volta per scherzo, io e altri alpini ci siamo sfidati a trattenere la pipì per tutte e 12 le ore dell’adunata. 

Ci riusciste?

Sì. Fu molto faticoso. 

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