L'associazione femminista Non una di meno ha raccolto e sta raccogliendo centinaia di segnalazioni di presunte molestie, per lo più indicate come verbali, da parte degli Alpini nei confronti di bariste e cittadine romagnole, durante lo scorso fine settimana per l'adunata nazionale a Rimini. Già durante il weekend, appena dopo i fatti, è partita una campagna sui social network per informare l'opinione pubblica e sollevare l'indignazione contro le presunte molestie pubbliche delle Penne Nere. Al momento non sono ancora state registrate formali denunce, ma sono centinaia i resoconti e si invitano le persone che hanno subite queste molestie a denunciare pubblicamente la propria negativa esperienza, però via social network e sulla pagina Instragram della sezione riminese dell'associazione femminista.
Secondo quanto viene riportato dalle agenzie stampa e dalla medesima associazione, sarebbero stati oltre un centinaio gli episodi di apprezzamenti volgari, battute pesanti, gesti e approcci di natura sessuale. Ma il corpo degli Alpini non ha risposto ufficialmente alle accuse ricevute sui media e sui social network: si è limitato a indicare che l'ultima leva del corpo militare risale ai nati del 1984, per cui gli esecutori di eventuali molestie da parte di Alpini sono sicuramente uomini maturi quarantenni: precisamente dai 38 anni in su, poiché dai resoconti che sono stati pubblicati da Non una di meno risulta che alcuni autori delle molestie erano di giovani di età molto inferiore. Premesso che ogni episodio simile è da condannare, è doveroso notare che già nel 2018 c'erano stati alcuni episodi di molestie in pubblico durante l'adunata nazionale a Trieste, e in quell'occasione l'associazione degli Alpini aveva diffuso un comunicato di formali scuse per l'accaduto.
Da ciò che si legge a Rimini si tratterebbe di "cat-calling" ovvero di molestie perlo più verbali e avvenute in pubblico: apprezzamenti sessuali non richiesti, volgarità lessicali e sconcezze affini. Secondo quanto dichiara l'associazione femminista dalle pagine di Repubblica: "Non possono essere archiviati come una goliardata - informa l'attivista 30enne di Non una di meno, Marta Lovato - quelle esternazioni fanno sentire una donna, ma anche un transessuale o una persona nera, non sicura". Nessuno lo mette in dubbio e anzi è più che doveroso denunciare sempre qualsiasi tipologia di molestia, vista o subita. E mica solo sui social network, ma anche alle forze dell'ordine: così da perseguire i colpevoli. Ma è l'affermazione "goliardata" che accende la lampadina e attiva i sensi da giornalista più di un dejavu di Matrix. Infatti un'altra recente dichiarazione pubblica, proprio di 'Non una di meno', ma della sezione di Milano, si legge che: "palpare, molestare, violare è ancora considerata goliardia se sei italiano, occidentale, cristiano e bianco. Violenza se invece non lo sei."
La precisazione sulla "goliardata", non è però riferita alla manata sulle chiappe a Greta Baccaglia, giornalista dalla meteoritica fama, ma non è neppure un commento sui fatti molesti e contestati agli Alpini in visita a Rimini: è conseguente alle medesime molestie in pubblico accadute a Capodanno a Milano e documentate da video, foto e denunce, per cui è in corso un'inchiesta giudiziaria. La nota Taharrush per cui Milano ha riproposto al mondo le medesime molestie sessuali pubbliche ai danni delle donne, già viste nel 2016 a Colonia e in precedenza in Egitto.
La domanda che sorge naturale è: perché non c'è stato il medesimo attivisimo tempestivo, da parte della medesima associazione Non una di meno, in occasione di medesime molestie pubbliche di gruppo, ma avvenute a Milano? Le molestie pubbliche sono identiche e quelle di Milano sono anche documentate da foto e video: vere aggressioni fisiche di gruppo, che hanno patito le povere vittime, tra cui alcune ragazze spogliate fino alle mutande, con mani e dita di sconosciuti che cercavano di penetrarle dapperttutto. Sono state state raccolte circa 20 denunce penali da parte di donne, ragazze e turiste che hanno subito questa disgustosa aggressione sessuale, scandalosamente durante il Capodanno nella piazza più centrale della luccicante Milano governata dal sindaco Beppe Sala. Anche nel capoluogo meneghino, come a Trieste, era già avvenuto un episodio identico precedente: una identica "Taharrush" nel 2008, come pubblicato da MOW e come ricordato anche in televisione dall'ex assessore milanese del PD, Carmela Rozza, durante Controcorrente prima serata su Rete Quattro il 9 di gennaio 2022.
Ma lo scorso gennaio, l'unica comunicazione ufficiale dell'associazione femminista, come è riportato sui social network, non è arrivata immediatamente il giorno dopo come in occasione dell'adunata degli Alpini dello scorso weekend a Rimini. E non è arrivata insieme a una campagna pubblica di indignazione, così come non c'è stata alcuna richiesta e raccolta di testimonianze e segnalazioni da parte delle presunte vittime delle molestie pubbliche di Capodanno. Nulla di nulla. Solamente dodici giorni dopo le molestie che hanno subito le vittime di piazza del Duomo, l'unica informazione che Non una di meno ha fornito è la seguente: "Ricordiamo alle nostre sorelle i contatti dei centri anti violenza femministi di Milano, luoghi che sono dedicati al rispetto di chi è sopravvissuta e delle sue scelte e che fornisce, tra gli altri, un supporto psicologico..." Attaccati al Tram, si direbbe a Milano. Ma è forse il testuale motivo che spiega, a distanza di pochi mesi, perché non c'è stato il medesimo attivisimo, da parte della medesima associazione femmista, nel voler identificare il gruppo sociale a cui appartenevano i molestatori, come invece ci si è affrettati durante l'adunata per l'apputno de "gli Alpini" e non di altre eventuali tipologie di molestatori pubblici. Infatti si legge nell'autodichiarzione circa l'interesse di Non una di meno al riguardo dell'identità dei criminali di Milano a Capodanno, come è pubblico dallo scorso 12 gennaio: "Non ci interessano le questioni sterili e faziose sulle origini dei violenti, identificati come ‘frequentatori della loggia dei Mercanti’. Troppo spesso il tema della violenza sulle donne viene strumentalizzato per giustificare il discorso razzista. Ci interessa che la violenza è trasversale e che la ghettizzazione dei minori non accompagnati e dei migranti porta a dinamiche dove la violenza nelle relazioni è prassi"
Le gravi molestie sono avvenute in entrambi i casi in pubblico, le vittime sono sempre le donne, solo le città e le origini dei molestatori sono diverse. Ma allora perché è variato il grado di attivismo e la tempestività nell'azione, da parte della stessa associazione femminista Non una di meno? La romagnola Rimini è forse più femminista della meneghina Milano, oppure è la tempestiva indignazione a cambiare a seconda di chi è il molestatore sessuale in pubblico? Delle due, l'una.