I resti dell’Uomo di Apulia (nome scientifico: homo ex apulia cum sudario; sottogenere: pulchra capillus; famiglia: sfanculatoris) sono stati ritrovati in Volturara Appula e già la sepoltura rappresenta un mistero sul quale gli studiosi di antropoarchelogia si stanno cimentando: lo scheletro era composto insieme a un fazzoletto all’altezza del cuore (sudario posciettes) e una parrucca ciuffosa in stile della tribù dei rockabillis. Assunse il comando della tribù dei Cinquestelle perché aveva una laurea. Il nome si deve a un reggente, proveniente dall’Apulia, Giuseppe Conte, che fu messo al comando dal sacerdote fondatore Beppe Grillo (homo natantis) con la seguente formula magica: “Si presenta bene”. I suoi paramenti del potere erano, appunto, un fazzoletto (“sudario”) nel taschino della giacca e i belli capelli (“pulchra capillus”). Datosi che lo statuto del movimento di cui era reggente se l’era scritto da solo, da molti era chiamato “autoreggente”. Il suo consigliere, per molti anni, fu un certo Rocco Casalino (detto, probabilmente, “guepière”), diventato famoso in gioventù per la partecipazione ai giuochi del “Magnus Frater”, dove i partecipanti venivano messi in una arena e il pubblico li guardava, spesso lamentandosi: “Non c’è più l’arena di una volta, quando i leoni si mangiavano i Casalini”.
I Cinquestelle erano una tribù di formazione recente rispetto alle altre tribù italiote, e venivano usualmente appellati “homines qui fugiunt domi” (traduzione: “scappati di casa”). La loro nascita viene simbolicamente fatta risalire al “dies futue te ipsum”, una festa pagana in cui si esprimevano i propri ragionamenti e la propria visione del mondo mandando gli altri al loro paese di provenienza. Esso reggente Giuseppe Conte stipulò un patto alleatorio (ma anche aleatorio) con la reggente della tribù della Donna delle Caverne Oscure, Elly Schlein, con la quale però, in occasione della famigerata battaglia della piana di Bruocsella, per eleggere i rappresentanti nel collegio sacerdotale europeo, entrò in aperto conflitto, raccontato da Ottavious Cappellanensis ne “De Pugna Pauperum”: la lotta per i poveri. Fu una strana battaglia in cui i ricchi si battevano per i poveri, e su tale battaglia vi fu sempre il sospetto che fosse un’operazione magica per confondere i pauperis (“quack quack sberequeck”) e mantenere il potere. Essi infatti Uomo Apulis e Donna delle Caverne Oscure erano di lignaggio ricco e infatti non si battevano per la rivoluzione capitalensis ma ma per dare al povero morto di fame quel minimo per non fargli girare i testiculis, così poi il povero e i suoi testiculis si stanno buoni e quelli possono continuare a fare i ricchi serenamente.
E però, quando l’Uomo di Atreju (che secondo un cronachista dell’epoca, Mario Sechi, “homo divisis oculis”, non era un uomo, ma una donna – anche se l’idea, forse, la rubò a delle tavolette di cera dell’epoca, “mowtavolet” – svelando il transgenderismo di Giorgia Meloni) tolse l’elemosina al povero, pare, esso povero, che occupava per la maggior parte le terre del Sud (la Terronia) si ribellò parteggiando per l’Uomo di Apulia nella battaglia della piana di Bruocsella. In ogni caso su una cosa erano tutti d’accordo (Uomo-Trans di Atreju, Uomo di Pontida, Donna delle Caverne Oscure e Uomo Apulis): “Ma che due testiculis questi pauperum!”. L’Uomo di Apulia con il sudario nel taschino della giacca e la parrucca di “homo solitarius” (Bobby Solo) si fece fuori anche Luigi Di Maio (“homo caffè borghettis”) e Alessandro Di Battista (“homo interrail”), pare con il placet di Beppe Grillo, nel cui stemma stava scritto “Siete tutti pazzi, anche io”. Dell’Uomo di Apulia resta una statua in Apulia: ello vestito da soubrette, con Casalinus e altri, mentre imitano le “Sorelle d’Italia”, gruppo cabarettistico en travesti scoperto da Renzo Arboris.