La scoperta dell’Uomo di Atreju (nome scientifico: homo melonis, sottogenere: sboronis; familia: testiculis tactis) è paragonabile al rinvenimento dell’Uomo del Similaun, detto affettuosamente Otzi, e rappresenta un mistero evolutivo con il quale la comunità scientifica si sta confrontando. Otzi risale all’età del rame, l’Uomo di Atreju risalirebbe a un’epoca fantastica, forse atlantidea, forse no, quando la luce e le tenebre si scontrarono. Altri invece collocano la fine di questa civiltà nel 1945. La scienza non ha ancora capito come sia possibile che l’Uomo di Atreju si possa essere riprodotto: ad esempio, come testimonia una foto, scattata sul luogo del ritrovamento archeologico, il vicecapogruppo alla Camera Manlio Messina insieme all’urlatore Giuseppe Cruciani e al politico-editorialista (figura non ancora classificata e oggetto di numerosi dubbi) Andrea Ruggieri, indossano dei pantaloni così aderenti da far nascere dubbi scientifici sulla loro “potentia generandi”. Non pensate male: gli studiosi si riferiscono alla sopravvivenza degli spermatozoi all’interno di un sacco pantalonale così stretto. Altri invece ipotizzano che l’Uomo di Atreju vivesse in una società matriarcale in cui era la donna a scegliere l’uomo, lo infagottava con indumenti così stretti al cavallo per impedirgli di generare al di fuori dell’ambito familiare (motivo per cui, caratteristica dell’Uomo di Atreju è il “testiculis tactis”: non sfoggio di virilità, come si credeva fino alle recenti scoperte, ma prurito), per poi, nel periodo della riproduzione essere denudati per consentire allo sperma di raggiungere l’esatta temperatura, mentre le donne cantilenavano: “Ora te ne stai nudo come il Duce nelle risaie”, frase e misterica e misteriosa. L’uomo di Atreju, viveva in gruppo. Fino al 1945 la denominazione dei gruppi era “squadre”, ma adesso si preferisce definirlo come un “gruppista”, o. come si usa dire tra gli scienziati internazionali che studiano il fenomeno, un “groupie”. Esso passa di convegno in convegno, rituali espressamente magici che si ispirano a nomi di saghe fantasy, per incontrarsi con i propri simili. L’uomo di Atreju si fa un sacco di saghe (oltre Never Ending Story l’Uomo di Atrju è ghiotto di Tolkien) e si fa anche un sacco di sagre: l’Uomo di Atreju, come i cacciatori raccoglitori, si ciba di ciò che trova quotidianamente a chilometro zero, per cui egli è organizzatore di sagre dei prodotti Atrejugastronomici puri.
In Atreju (inteso come luogo e come epoca) erano benvenuti anche i transfughi delle altre tribù. Ha fatto scalpore il ritrovamento in loco della foto di Antonio Monda, che gli archeologi situavano invece dall’altra parte dell’oceano, presso la tribù dei radical-chic newyorkesi. Pare che il sopracitato Monda abbia tessuto buoni rapporti con Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia, con il ministro Gennaro Sangiuliano (famoso per avere il potere di leggere i libri attraverso la copertina), con Alessandro Giuli (gran cerimoniere dell’abbigliamento dell’Uomo di Atreju che ha un debole per l’uomo in Lebole o per il Denim per l’uomo che non deve chiedere mai - su questo gli scienziati sono ancora confusi ma lo vedrebbero bene con i pantaloni da cavallerizzo e cappellino con visiera). Essi sono la sezione “cultura” dei “groupie” della gran sacerdotessa Meloni. Ove la Meloni appare essi iniziano a capirne moltissimo di cultura. Metti che l’Uomo di Atreju sta parlando, che ne so, di donne – dico per dire – ecco passa una che di cognome fa Meloni e loro iniziano a discettare di arti, poco di mestieri, tantissimo di scrittura: “Vi consiglio questo libro – dice usualmnete Gennaro Sangiuliano – io prima o poi lo leggerò attraverso la copertina”, “Io lo leggo al contrario, all’uso musulmano, così scopro subito l’assassino”, replica Pietrangelo Buttafuoco. Durante i recenti scavi si è scoperto che un’altra sacerdotessa Meloni, della quale non si sospettava l’esistenza in Atreju, era stata oggetto di pellegrinaggio: trattasi di Giusy Meloni, che non è parente ma quanto a Meloni se la batte con chiunque (vedi approfondimento qui su MOW).
Questa nuova sacerdotessa Meloni si occupava dell’Uomo di Atreju sui social e gli archeologi hanno potuto reperire alcune testimonianze video. Essa Giusy Meloni ha visto, ad esempio, il pellegrinaggio del marito di Arianna (essendo, come detto, una società matriarcale gli uomini dell’Uomo di Atreju vengono definiti secondo i loro rapporti con le donne: alcuni “cognati”, alcuni “partner”, alcuni “ma hai visto che ha combinato quel grandissimo… Uomo di Atreju?”, almeno così ricostruiscono gli archeologi). Durante l’intervista, con il linguaggio tipico del sottogenere antropologico “sboronis”, il marito di Arianna, Francesco Lollobrigida, ha detto: “Grandioso, tutto grandioso, meraviglioso, siamo bravissimi, ce lo dicono anche gli avversari, siamo bravissimi e bellissimi a livello nazionale e internazionale”. Anche il presunto per un po’ amante di Giorgia Meloni (ma gli archeologi hanno smentito categoricamente la notizia bollandola come un falso storico) Manlio Messina è stato in pellegrinaggio dalla Meloni Giusy, che nel frattempo diventava sempre più famosa e il suo tempietto diventava sempre più ambito. Manlio Messina ha detto “orgoglio”, ha detto “realizziamo sogni” (sono, sostengono i neuroscienziati, parole irriflesse che l’Uomo di Atreju, in quanto appartenente alla sottogenere degli “sboronis”) ed era pettinato, notano gli antropologi, come Andrea Giambruno) l’ex partner della Meloni quell’altra, quella da cui discendono tutte le altre Meloni, anche quelle non parenti.
NOTA 1: Andrea Ruggieri, per gli studiosi, rappresenta un mistero nel mistero. Dalle analisi del Dna risulta essere più “sboronis” di tutti gli altri. Alcuni scienziati sostengono che appartenesse alla Tribù dei “Renzis” e che sia emigrato nella tribù dell’Uomo di Atreju per sopravvivenza cacciatrice e raccoglitrice. Altri invece sostengono che la tribù dei “Renzis” sia la vera ascendenza dell’Uomo di Atreju, dati i rapporti tra il capostipite dei “Renzis”, “Matheus” vino frizzante spagnolo con le bollicine, alleato di Bin Salman, supposto mandante dell’omicidio del giornalista Kashoggi. Secondo questa corrente di pensiero la tribù dei “Renzis” sarebbe la vera progenitrice dell’Uomo di Atreju, ipotesi supportata dal fatto che l’Homo Melonis non abbia mai ordinato l’omicidio del capo della tribù dei “Scassatesticulis Savianensis”. La vittoria assoluta dell’Homo Melonis sull’Homo Renzis, sarebbe testimoniata dal ruolo occupato dal Ruggieri: “groupies” della Meloni, pronto a farsi tutte le saghe ordinate dalla sacerdotessa Meloni.
NOTA 2: L’importanza di Atreju come luogo e epoca non ancora abbastanza studiata, viene confermata dalla presenza di Flavio Briatore, appartenente alla genìa degli “sboronis” quando ancora gli Atreju erano di nicchia… o “di minchia” secondo l’italo-etrusco dell’epoca. Ello Flavio “sboronis” importò nella dieta dell’Hdi Atreju, il prosciutto di chiappa di vergine thailandese (maggiorenne) per arricchire uno dei piatti tipici etruriani-atrejani, inventata dal cuoco Max Cipollino e denominata “perché chillu vuleva la pizza uè”
NOTA 3: Ad Atreju erano ben accetti anche coloro in aperto contrasto con la sacerdotessa. È il caso del rinvenimento di una chitarra di Gianluigi Paragone, della tribù degli Atrejuexit. Gli storici pensano si sia trattata di una mossa per togliere il chitarrista sciamano alla tribù di Forza Italia, che all’epoca faceva perno sulle minitribù “sboronis” in contrasto con gli Atreju.
NOTA 4: In Atreju si praticava l’ostracismo. Vennero estromessi dal grandissimo sagone di dicembre due “sboronis” di razza purissima: Morgan e Vittorio Sgarbi. Volevano, come al solito, andare a parlare di arte e cultura che l’arte è importante per la cultura e la cultura è importante per l’arte ed entrambe sono importanti ma solo se le raccontano loro due altrimenti no. Morgan, in conseguenza dell’estromissione attaccò la Meloni su MOW. Si aspettano le reazioni di Sgarbi che però, pare, abbia problemoni con una candela in un quadro.
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