Che Chiara Ferragni e Fedez fossero influenti sul piano economico e comunicativo è sotto gli occhi di tutti. Forse non sono l’emblema del “potere economico” assoluto, come la premier Giorgia Meloni ha definito Ferragni alla festa di Atreju, ma di certo non si può non osservare che le loro opinioni e la loro immagine contribuiscono a spostare consenso, diffondere idee, modificare le posizioni del grande pubblico. Sono politici, pur non essendo iscritti a nessun partito. Lo stand up comedian Filippo Giardina ha portato la sua esperienza a “Passa dal Bsmt”, il Basement di Gianluca Gazzoli, dove ha raccontato di come criticare Fedez, uno dei volti di Amazon Prime Video, possa avere delle conseguenze sul proprio lavoro: “Prendersela con i Ferragnez sui figli mi ha portato solo rotture di coglio*i”. Chiarissimo. Prosegue Giardina: “Dopo le critiche ho trovato porte chiuse ovunque. Lì tocchi qualcosa che non va toccato”. Inoltre, ricorda di come un personaggio famoso (di cui non fa nome) lo ha messo in guardia rispetto agli effetti collaterali di una presa di posizione contraria a quella della coppia: “Non sta bene dire certe cose, mi ha detto”. Una cosa paradossale, considerando che “non stai parlando del papa, ma di Fedez e la Ferragni”. Lo dice Giardina, ma senza drammi: “Quando poi vai a proporre un format ad Amazon diventa più difficile”. Niente poteri forti, nessuna influenza occulta o la massoneria. Semplicemente, di fatto, sfiorare un’immagine così ingombrante come quella dei Ferragnez comporta dei rischi. Più delle posizioni politiche, più delle scelte di campo: “Non frega un caz*o a nessuno. Se tocchi i giusti del momento, però, diventa problematico”. Del resto, questa è la sua idea di satira: spararla grossa, come farebbe un bambino, sperando nella pazienza del pubblico di “guardare in controluce”, per far scoprire che, in fondo, quell’uscita era a fin di bene. Ma qual era il tema dello scontro tra Giardina e i Ferragnez?
Il comico si è spesso detto contrario rispetto alla condivisione dei bambini e della loro immagine sui social: “Perché devi decidere della vita di tuo figlio?”, ha detto Giardina. “Se tu ostenti la tua vita dopo un po’ rompi i coglio*i. Se invece metti i bambini crei affezione, diventi parte della famiglia e allora gli vuoi bene. A quel punto tu non stai comprando il disco di un cantante, ma stai comprando il disco dello zio di Leone e Vittoria”. C’è mai stato un confronto tra lui e i Ferragnez? “No, ma se Fedez desse retta a uno che non conta un caz*o come me sarebbe costretto a togliere i figli dai social”. Da tempo lo stand up comedian porta avanti la sua battaglia su questo punto. Non c’è paragone, dice, tra quello che accadde con lo sviluppo della televisione. Troppo più potenti e pervasivi i social. Inoltre, cominciano essere tanti i numeri che dimostrano l’aumento delle foto dei bambini messe online nel primo anno di vita. Psicologi e società di pediatria stanno già mettendo in guardia sulle conseguenze a lungo termine di una tendenza simile. Scherzando Giardina aveva parlato anche di conseguenze giuridiche per Fedez: “Leone denuncerà suo padre quando crescerà”. Chissà, magari i tribunali mondiali saranno intasati da milioni di cause mosse dai bambini cresciuti sui social nei confronti dei genitori, che a quel punto non saranno più Gen Z, ma boomer. I nuovi boomer. Si arriverà presto all’invecchiamento del trend dei minori sui social. In Francia, ricorda Giardina, è stata già discussa una proposta di legge nell’ultimo anno. Ma lo “spegnimento del desiderio di mettersi in mostra” si allargherà a macchia d’olio. Diremo basta alle foto nei bagni, ai tour delle case degli influencer, alle scoperte delle cabine armadio dei ricchi. Smetteremo di mettere il “chi sono” davanti a “cosa so fare”. La cultura della popolarità ha ribaltato il rapporto: non conta la storia che si ha da raccontare, lo studio, il lavoro. Non conta la pazienza nella costruzione del proprio talento: “Se sei famoso sei un genio”. A prescindere. Come tutte le tendenze social, anche questa è a scadenza breve. Con lei sparirà anche quella della finta famiglia allargata. Dei bambini di cui basta vedere una foto per fingere che siano i nostri nipotini.