In Italia c’è una tradizione comica che va oltre la “commedia all’italiana” in stile Alberto Sordi. Ci fu la scuola milanese di cui fecero parte Enzo Jannacci (difficilmente identificabile come “semplice” comico), Cochi e Renato, e la loro eredità in parte trasmessa a Diego Abatantuono e a Claudio Bisio. Poi Zelig e la moltiplicazione degli attori e delle attrici. La comicità, quasi proverbiale, di Roma: Gigi Proietti, Corrado e Sabina Guzzanti, solo per citarne alcuni. Mattatori, fenomeni della commedia, animali da cabaret, a proprio agio in osteria così come a teatro o al cinema. Sei righe di articolo e abbiamo citato solo pochi dei nomi a disposizione. Specie perché a quella generazione ne sono seguite delle altre. Ai Golden Globe sono arrivati prima: tra le due nuove categorie inserite nell’edizione 2024, oltre a quella che vede candidati i film con maggiore incasso dell’anno, c’è proprio la sezione “Best performance in stand-up comedy”. Ricky Gervais, Chris Rock, Trevor Noah, Sarah Silverman, Wanda Sykes e Amy Schumer si giocheranno il primo globo della specialità. Forse anche i Festival italiani, dunque, dovrebbero prendere spunto: perché non aggiungere nelle grandi manifestazioni un premio per i nostri stand-up comedian? I presupposti ci sarebbero tutti.
Le nuove voci della commedia
Stiamo vedendo moltiplicarsi i comici in Italia. Ci sono quelli che orbitano nella sfera gravitazionale della Gialappa’s Band: il Mago Forest, Edoardo Ferrario e Stefano Rapone, entrambe new entry. Poi Brenda Lodigiani, Alessandro Betti, lui storico “gialappino”, e Toni Bonji, già grande protagonista di Tu si que vales. Sempre per rimanere in ambito televisivo, ricordiamo le punte di Comedy Central, come Michela Giraud, Giorgio Montanini, Alice Mangione, Sofia Gottardi ed Eleazaro Rossi. A Lol, invece, abbiamo avuto prova di ciò che accade se metti in una stanza Caterina Guzzanti, Elio e Lillo oppure Virginia Raffele, Maccio Capatonda e Max Angioni. Risultato? Uno show che si prepara alla quarta edizione. Ricordiamo anche i podcast: Tintoria, con Rapone e Daniele Tinti, e Cachemire, con Ferrario e Luca Ravenna. Questi ultimi hanno anche organizzato un tour “morbidissimo” di grande successo. Poi i meno noti Maurizio Milani e Nicola Vicidomini, amico di Nino Frassica con cui condivide un certo “metodo” surreale, e “l'anarchico” Filippo Giardina. Tanti nomi, per un panorama fitto di talento e novità.
I programmi funzionano
Oltre alla valutazione (soggettiva) dei singoli artisti, anche il feedback che traiamo dai programmi in cui gli stand-up comedian si esibiscono sembra darci ragione. Lol, come già detto, è arrivato alla quarta stagione, mentre Tv8 ha deciso di investire sul GialappaShow. Prova Prova Sa Sa (per quanto non sia al livello di Lol) di Frank Matano ha da poco concluso la seconda stagione. Un altro programma di successo, seppur lontano dagli standard ordinari di stand-up comedy, era Una pezza di Lundini con Valerio Lundini ed Emanuela Fanelli.
Il trend internazionale
Quello di aggiungere una sezione dedicata alla stand-up comedy nei premi legati al cinema, però, non è solo un vezzo. Basta guardare quello che sta facendo Netflix con Armageddon di Ricky Gervais o il catalogo sempre più ricco contenuti di quel tipo. Alcuni italiani, peraltro, sono già presenti sulla grande “N”: Saverio Raimondo (già ospite fisso a Le Parole della Settimana di Massimo Gramellini) con Il satiro parlante, Ferrario con Temi caldi e Giraud in La verità, lo giuro. Il coronamento di questa tendenza, poi, arriverà con i Golden Globe del 2024. Se le grandi piattaforme (e non solo) investono sulla comicità, perché le manifestazioni italiane di settore non devono farlo a loro volta?
Chi potrebbe ospitare una sezione “Miglior stand-up Comedian”?
Qual è l’evento o il festival che si farebbe carico di questo trend? Vediamo i candidati. Festival di Venezia? Troppo alto, troppo artistico, troppo elegante. Troppo tutto. Festa del cinema di Roma? Potrebbe, anche considerata la tradizione romana della comicità. Forse, però, la manifestazione più adeguata (sperando di non bestemmiare in chiesa) sarebbero i David di Donatello: il respiro internazionale, l’attenzione alle novità e il prestigio in patria garantirebbero una spinta notevole ai comici.
Una commedia non più regionale, o provinciale. Non solo commedia all’italiana. I volti della stand-up comedy del nostro paese, appartenendo a diverse generazioni, approcciano la loro disciplina facendo attenzione a tematiche che vanno oltre i confini nazionali: sessualità, identità di genere, misoginia, razzismo o climate-change. Forse si perde un po’ di quella radice dialettale, legata alla terra di provenienza, ma una maggiore flessibilità sicuramente premierebbe in ambito estero. Perché istituire un premio ad hoc significherebbe dedicare soldi, conferire autorevolezza e visibilità a un mestiere in grande ascesa. Per far sì che non sia più utopia pensare ai nostri artisti su Netflix, in lingua originale, con i sottotitoli in inglese.