Per entrare nelle sale della Mostra internazionale d'arte cinematografica è necessario acquistare un biglietto, si può richiedere un pass o semplicemente un singolo ticket (il più delle volte il costo per un solo ingresso si aggira sui 30 euro per un film che fra qualche settimana si pagherebbe di media 8 euro) oppure farsi un accredito che può essere Industry, stampa, film delegation, cinema, under 26 o over 60. Se sei un giornalista o lavori per una realtà dello spettacolo avrai un accredito stampa / industry, se fai parte del team di uno dei film in gara ne otterrai un altro riservato al film delegation, se invece seiuno studente di cinema ti ritroverai fra le mani un pugno di mosche (e una targhetta di colore verde).
Il più grande svantaggio che un cinefilo si trova a dover affrontare consta nella impossibilità di partecipare alle masterclass o alle conferenze stampa. Con la differenza che nel primo caso si può comunque provare a trovare un posto, nella speranza che non arrivi qualcuno con un accredito di maggiore importanza che spodesti il proprio, mentre nel secondo caso, le conferenze stampa, che comprendiamo debbano essere primariamente indirizzate ai giornalisti, il Festival ne limita la visione persino in sala d’attesa. "Al massimo si può vedere la diretta Facebook", così rispondono al desk. Per avere una idea più chiara della situazione, basta pensare al fatto che l’incontro/ masterclass con Wes Anderson ha “causato” una fila interminabile di spettatori, lunga più di due rampe di scale nel Palazzo Casinò, fatta perlopiù di giovani appassionati e curiosi che sognavano di confrontarsi con un maestro del cinema. Purtroppo però non importa quante ore prima ci si metta in coda (peraltro la sala conferenze è piccolissima, perché non spostare questo tipo di eventi in una più grande?) un accredito rosso prenderà comunque quel posto, in quanto “più potente”. Ma chi è che deve conoscere e apprendere il mestiere, l’universitario oppure un giornalista del Corriere della Sera?
Inoltre, bisogna tenere a mente che possedere l’accredito non vuol dire avere accesso sicuro alle proiezioni in programma. È soltanto un lascia passare per il secondo e più importante step da svolgere in autonomia, che a confronto un giro all’inferno era più appetibile: prenotarsi un posto in sala. Ebbene sì uno studente che magari si è preso pure l’ostello a Mestre o fa pendolare da qualche provincia limitrofa deve spendere un sacco di soldi per provare a vedere (se gli va bene) al massimo tre o quattro film. Come riuscire ad acquistarne di più? Non dormendo la notte o svegliandosi alle cinque del mattino e incominciare già a mettersi in fila sulla piattaforma online sperando che o qualche buon samaritano abbia rinunciato alla proiezione o che anche in piccionaia, con una visibilità limitata del 30%, sia rimasto un posto a sedere. Bisogna inoltre considerare il fatto che l’accredito generico “cinema” viene dato alla squadra di serie B dell’industria cinematografica, ossia quella degli studiosi. Insegnanti, dottorandi, studenti, responsabili di cineforum, e così via. Per cui, è facile supporre che siano molti di più gli utenti generici con il cartellino verde rispetto a quelli rossi o blu. Ironia della sorte, l’accreditato “superior” può persino accedere alle proiezioni destinate al pubblico dei reietti. Qualora due non gli bastassero. Poco equo vero?
L’unico in grado di risolvere questo “problema democratico” potrebbe essere il grandissimo Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna e neo presidente della Fondazione Cinema per Roma, qualora, come sostengono alcune voci, Alberto Barbera (grande critico cinematografico e attuale direttore della Biennale) dovesse davvero dimettersi. Il Cinema Ritrovato di Bologna è un posto dove viene celebrata l’insostituibile esperienza della visione collettiva. Ovviamente questa rassegna cinematografica tratta film restaurati e grandi classici, nessuna anteprima, tuttavia il modus operandi con cui è stata sempre realizzata potrebbe essere uno spunto per una gestione più accessibile di un festival che si è rivelato essere un po' snob. Peccato.