“L’ultimo statista italiano è Bettino Craxi. Dopo di lui solo pagliacci”. Parola di Nicolai Lilin, il celebre scrittore autore di Educazione siberiana (2009) e di diversi saggi, non ultimo Ucraina: la vera storia e il recentissimo La guerra e l'odio. Le radici profonde del conflitto tra Russia e Ucraina pubblicato per Piemme. Lo abbiamo raggiunto per porgli qualche domanda sul video nel quale racconta come ha tentato di arruolarsi nella Wagner e per fare il punto della situazione sulla guerra in Ucraina, in vista del vertice Nato di Vilnius e superati i 500 giorni dall’inizio dell’invasione russa.
Partiamo dal video in cui racconti del tuo tentativo di “arruolarti” nella Wagner. Che cosa volevi dimostrare, esattamente?
In occidente c’è stata una reazione degradante e strumentale di ciò che è accaduto in Russia con la Wagner. Siccome i media mainstream occidentali hanno cominciato a raccontare che ci sono persecuzioni e arresti ai danni della Wagner, ho dimostrato che non è così e che la Wagner continua ad esistere. Tant’è che Putin ha recentemente incontrato Prigozhin a Mosca.
Quindi non era una ribellione armata o una rivolta contro il presidente russo?
Sono sicuro che Putin e i servizi russi hanno gestito e sfruttato la situazione a proprio favore. Putin, infatti, ha rafforzato la propria posizione nel Paese, facendo un po’ di pulizia per fare pulizia nei propri ranghi e nel proprio potere verticale.
Che cambiamenti potrebbero esserci, ora?
La Wagner non può cambiare perché fa parte di una delle strutture più importanti del potere russo. Dal 2014, quando è stata creata, la Wagner è stata una costola non ufficiale dell’FSB russo. Fu fondata per dare la possibilità a questi esperti militari di operare nelle zone fuori dalla giurisdizione dell’esercito, dove un militare russo non può essere ufficialmente presente, come la Repubblica Centroafricana e altre zone. La Wagner è legata a doppio filo all’FSB russo e per questo non può smettere di esistere.
E Prigozhin che fine farà?
Quello che può cambiare sono i compiti del manager che per un po’ di anni ha svolto il ruolo capo ufficiale. Prigozhin è infatti un manager, un imprenditore, di cui avevano bisogno i militari perché lui fungeva da rappresentante commerciale della struttura. Non ha mai fatto servizio militare, è stato un imprenditore vicino a Putin, e a lui è stato dato compito di gestire questa struttura. Ora può darsi che modificheranno i suoi compiti e magari lo manderanno in Africa, in Bielorussia o lo lasceranno a gestire gli uffici a Mosca.
A Vilnius è in programma il vertice della Nato. Stati Uniti e Germania sembrano cauti, almeno a livello di dichiarazioni pubbliche, rispetto a un imminente ingresso di Kiev nell’Alleanza Atlantica. Come la vedi?
Credo che la Nato non farà mai entrare ufficialmente l’Ucraina nell’Alleanza, ci sono molte spaccature oggi all’interno delle coalizioni di potere dell’occidente, e un ingresso di Kiev porta con sé più svantaggi che vantaggi. Per gli Stati Uniti è più comodo avere l’Ucraina in una posizione simile a quella del Giappone, dell’Australia o di Israele, stabilendo degli accordi commerciale ma non l’obbligo di intervenire militarmente in caso di guerra. Perché gli americani non vogliono fare la guerra per gli interessi ucraini.
No?
Stati Uniti e Gran Bretagna sono speculatori finanziari, bugiardi e assassini. Non hanno interesse a fare del bene, a loro interessa solo creare presupposti per derubare gli altri Paesi. L’Ucraina diventerà come I’Israele, Paese verso il quale i finanziatori statunitensi stanziano dai 2 ai 4 miliardi di dollari l’anno e, attraverso accordi segreti e una partita di giro, li fanno tornare all’industria militare e alle aziende americane che si occupano di Difesa. È un do ut es, attraverso degli accordi che si rinnovano ogni anno.
Quindi Kiev non entrerà nella Nato?
L’ingresso di Kiev nella Nato potrebbe scatenare una guerra nucleare. Tra i potenti ci sono persone spregiudicate ma non degli idioti, agli ucraini daranno un «contentino».
Rispetto alle fantomatiche bombe grappolo a Kiev, in un video spieghi che non si tratta di una novità.
La questione delle “bombe a grappolo” è una presa per il culo della stampa e dei giornalisti che non sanno nulla di guerra. Non parliamo di bombe aree, ma di munizioni da 155mm per obici da campo che hanno sistemi di distribuzione degli ordigni a cassette, volgarmente definiti “a grappolo”. Nel linguaggio tecnico-militare parliamo di sub-munizione: significa che tu hai una grande munizione che funziona come forza portatile e all’interno a sua volta sono contenute tante minzioni che hanno capacità esplosive per colpire obiettivo. Quest’ultimo viene colpito non da un elemento portatile ma da sub-munizioni che sono al suo interno.
Ma allora perché se ne parla ora?
Per un semplice motivo, gli Stati Uniti hanno inviato tutte munizioni disponibili all’Ucraina e non ne hanno più disponibili. Hanno addirittura costretto gli alleati e i Paesi saltelli a rivendere loro le munizioni da 155 mm, come hanno fatto con la Corea del Sud. Una vera follia. Il problema della mancanza di queste munizioni è data dalla tipologia di guerra che si svolge nel Donbass, legata a grandi scambi di fuoco e di artiglieria, rispetto alla quale i russi hanno un predominio totale, non avendo mai smesso di produrre questo tipo di munizioni e avendo i magazzini pieni.
A un mese dall’inizio della controffensiva ucraina, quali sono i risultati?
Gli ucraini dovrebbero superare di 4-5 volte il fuoco di artiglieria russo per poter svolgere le operazioni di offensiva. Il problema è che non ci riescono, mandando a morire moltissimi militari. In più di un mese, i russi hanno fatto fuori più di 80 mila militari ucraini, e questo lo dicono gli americani. Per un mezzo meccanizzato distrutto vengono distrutti sette mezzi della Nato, e per un militare russo ucciso o ferito gravemente, ne vengono uccisi almeno 10 ucraini. E in queste condizioni un esercito come quello ucraino non può andare in offensiva, servono munizioni per l’artiglieria e gli americani non sanno più dove andare a prenderle. Tra l’altro quelle munizioni a grappolo non è certo la prima volta che fanno a loro comparsa in questa guerra, essendo state usate dagli ucraini nel 2014-2015 contro le postazioni civili nel Donbass.
Cosa ne pensi dell’aggressione brutale contro la giornalista Elena Milashina in Cecenia?
Sono contrario alla violenza e mi dispiace molto che sia stata picchiata, non sono assolutamente d’accordo con questi metodi.
Però?
Va spiegata cos’è la Cecenia oggi, dopo la seconda campagna cecena. Per vincere quella guerra Putin, usando anche metodi brutali, ha portato dalla sua parte quelli che prima erano i nemici, i terroristi di matrice wahabita, pagati dagli oligarchi in una sistema gestito dalla CIA. Se Putin non avesse risolto quel problema, oggi nel Caucaso avremmo avuto un Califfato islamico stile ISIS. Questo non è andato giù alle strutture anglo-statunitensi, ai vari scrittori, intellettuali e giornalisti che dipingono la Cecenia come uno stato corrotto. Ma cosa ti puoi aspettare da un Paese governato da Kadyrov, che combatte sin da quando aveva 10 anni, e non ha alcuna formazione scolastica? Si aspettano forse che organizzi il gay Pride? È un ex terrorista diventato un fedelissimo di Putin.
Arriviamo al punto.
Il punto è che, piaccia o meno, se togliamo di mezzo Kadyrov scoppierebbe una guerra civile. La Cecenia è gestita da dei clan, che si proteggono a vicenda. Una cultura tribale. Dopo tanti anni di guerra, la gente vuole stabilità. Quindi è successo che Elena Milashina è andata a filmare un processo riguardante una signora che fa parte di una famiglia ostile a Kadyrov, e questo atto è stato visto come una “provocazione” che mette a rischio la stabilità del Paese.
Ok, ma picchiare una giornalista non ha scusanti…
Fino a dieci anni fa in Cecenia si tagliavano teste e si lapidavano le donne. La Cecenia dovrà fare il suo percorso, ci metteranno 200 anni? Sono questioni loro interne. Purtroppo in quel Paese è ancora troppo fresco il ricordo della guerra, vogliono essere lasciati in pace. Mi dispiace che sia stata picchiata ma la Cecenia è un Paese complicato.
Un tuo giudizio sull’operato del governo Meloni rispetto alla guerra in Ucraina?
L’Italia è uno zerbino, non ha alcun tipo di autonomia e questa cosa è davvero molto triste e mi rattrista anche a livello personale. Un Paese così bello, importante, culla della cultura occidentale, che ha regalato così tanto a questo mondo, oggi viene trattato in maniera sprezzante dagli anglosassoni. I politici sono dei traditori dei valori della Costituzione, l’Italia non ha alcun bisogno di sostenere questa guerra. E non dico che dovrebbero essere dalla parte di Putin, perché quando leccavano il culo a Putin gli criticavo e gli dicevo di occuparsi delle questioni italiane. L’ultimo statista è stato Craxi, poi solo pagliacci.