Il conflitto Russia-Ucraina non è vicino solo geograficamente, politicamente ed emotivamente: ci sta già toccando e ci toccherà ancora di più nel prossimo periodo dal punto di vista economico. E, se sullo scacchiere internazionale conta poco o nulla, l’Italia è uno dei Paesi che rischiano di avere le conseguenze più devastanti. Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, tra i maggiori esperti del settore in Italia, il gas potrebbe “aumentare facilmente fino a 200 euro al metro cubo. Questo – le parole di Tabarelli riferite da Libero – vorrebbe dire un ulteriore raddoppio delle bollette per imprese e famiglie rispetto ai valori attuali. Dalla Russia, infatti, arriva il 43% di tutto il gas importato dall'Italia. Ieri il gas naturale ha chiuso a 87 euro al megawattora, in crescita del 9%, una quotazione che fa impallidire i 20 euro pagati fino a pochi mesi fa, e nella notte c’è stato l’attacco all’Ucraina, con i prevedibili disastrosi risultati conseguenti: si è impennato il prezzo del gas sul mercato di Amsterdam, benchmark del metano per l’Europa continentale, ed è cresciuto ancora anche il petrolio. Ai massimi anche l’alluminio.
Dopo l’attacco russo all’Ucraina i future del gas sono saliti fino a un massimo del 30%, a 114 euro al megawattora, nel quarto giorno consecutivo di rialzi. Per quel che riguarda il petrolio, il Brent ha superato i 100 dollari nelle ore dell’attacco della Russia all’Ucraina. In tarda mattinata le quotazioni hanno toccato i 105 dollari al barile per la prima volta dal 2014, con un +8% rispetto alla seduta precedente. Anche il greggio di qualità Wti al momento è a un passo dai 100 dollari a 99,4 dollari (+7,9%).
Quando la guerra era solo un’ipotesi la previsione di Nomisma Energia era che lo choc di un conflitto potesse portare il prezzo del petrolio a un insostenibile scenario di 120-130 dollari al barile, se non 150, con quotazioni pronte a riservarsi sul costo del carburante già fuori controllo, considerando che aumenti di 7 centesimi per la benzina secondo Tabarelli erano già da mettere in conto anche senza un conflitto, per le “normali” dinamiche di mercato.
Uno scenario drammatico in cui l’Italia è più esposta di altri: “Nei fatti – l’ammissione del ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani alla Camera – siamo totalmente dipendenti dall’import del gas. […] Una dipendenza così forte dalle importazioni dalla Russia, circa il 45 per cento, che soprattutto in questo momento va a detrimento della sicurezza e indipendenza energetica nazionale”.