Ci mancavano i fantomatici “venti di guerra” a soffiare sul già pericolosamente alto prezzo del petrolio e dunque dei carburanti (oltre che del gas).
Il conto dell'alta tensione geopolitica sul fronte Russia-Ucraina arriva “ovviamente” anche alle pompe di benzina, dove i costi dei carburanti (non altrettanto pronti a scendere quando cala il prezzo della materia prima) veleggiano ai massimi dalla fine dell’estate del 2012.
“Approfittando” della tensione tra Russia e Ucraina, i prezzi del petrolio hanno fatto segnare il record in più di sette anni: i futures sul Brent avanzano di oltre un punto percentuale a 95,56 dollari al barile, superando il picco precedente di 96,16 dollari a ottobre 2014.
Il Wti sfiora i 95 dollari al barile (a 94,94 dollari), guadagnando il 2%, per poi ripiegare a 94,5 mentre il Brent quotato a Londra registra un rialzo dell'1,3% attestandosi a 95,66 dollari.
Il gas, già a livelli record, è stato spinto ulteriormente dai timori di una improvvisa riduzione dei flussi in arrivo da Mosca. Ad Amsterdam le quotazioni sono salite dell’8,5% a 83,50 euro al Mwh, dopo aver registrato un aumento del +12% a 88 euro. A Londra il prezzo è lievitato del 4,45% a 185,86 penny per Mmbtu.
Oggi la situazione è migliorata, ma non si può non considerare che Mosca è con l'Arabia Saudita al secondo posto tra gli esportatori globali di petrolio, alle spalle solo degli Stati Uniti, con una quota intorno all’11-12%.
Nel frattempo, ieri si sono registrati nuovi rialzi sulla rete dei carburanti. Secondo la ricognizione dell'Osservatorio prezzi del Mise, elaborato dalla Staffetta, in autostrada la media è ormai sopra quota 2,1 euro al litro, e anche il gasolio si attesta ormai sopra la soglia psicologica dei 2 euro. Sulla media della rete, la benzina self service è a 1,834 euro/litro (in rialzo di 4 millesimi, con le compagnie a 1,843 euro e le pompe bianche a 1,813) con punte anche in città oltre i 2 euro, il diesel a 1,710 euro/litro (+4, compagnie 1,716, pompe bianche 1,696). Il Gpl servito si attesta a 0,818 euro/litro (invariato, compagnie 0,825, pompe bianche 0,809), il metano servito a 1,772 euro/kg (-3, compagnie 1,815, pompe bianche 1,740), Gnl 2,175 euro/kg (-39, compagnie 2,190 euro/kg, pompe bianche 2,164 euro/kg).
La previsione di Nomisma Energia è che il prezzo del petrolio, senza lo choc di un conflitto (che potrebbe portare a un insostenibile scenario fino a 120-130 dollari, se non 150), possa salire ancora verso i 98 dollari. Ma già i valori attuali si tradurranno in ulteriore rincaro alle pompe: “Secondo le nostre stime – dice il presidente dei Nomisma Energia, Davide Tabarelli, sentito da Repubblica – con le attuali quotazioni del greggio ci dovrebbe essere un ulteriore aumento di circa 2 cent per la benzina e poco più per il gasolio per un equilibrio del mercato”. E nei prossimi mesi, se si andrà effettivamente verso quota 98 dollari, “altri 5 cent in più alla pompa di benzina sono da mettere in conto”.