Blocco 181 - la serie che ha debuttato il 20 maggio su Sky e in streaming su NOW - è quel lato della città che solitamente si tende a nascondere o fingere che non esista, eppure è una realtà che tenta prepotentemente di emergere in superficie, quella che ci viene mostrata: un agglomerato di case popolari dove a farla da padrone sono la microcriminalità, e il piccolo spaccio locale. Un alternarsi di scene d’azione, violenza ma anche introspettive e romantiche. È in questo contesto che si consumano le vicende dei tre ragazzi protagonisti, che accompagneranno lo spettatore in un viaggio all’insegna dell’adrenalina e della scoperta di sé stesi. Uniti da un rapporto che tenta di reinterpretare e aggiornare la storia di Romeo e Giulietta, l’archetipo dell’amore assoluto, attraverso la chiave di lettura del triangolo amoroso. Giovani affamati di vita che decidono di amarsi senza etichette. Appartengono a realtà diverse, ma insieme sfideranno le regole arrivando a scalare le gerarchie del sistema criminale. L’unica cosa che li accumuna è un futuro che altri hanno tracciato per loro, finché non provano a cambiare tutto. Un genere di relazione decisamente inedita rispetto ai canoni della serialità italiana. A fare da sfondo sono le lotte tra bande, latinos e Blocco, per la conquista del potere. Le famiglie di origine sono fossilizzate sul passato, con un atteggiamento rancoroso verso tutto ciò che è altro e sconosciuto: un modo di vivere fatto di chiusura nei confronti della realtà circostante, e tutto viene percepito come una possibile minaccia.
A interpretare questi ragazzi sono tre giovani attori talentuosi: Laura Osma (Bea), Alessandro Piavani (Ludo) e Andrea Doddero (Mahdi). Non solo attori nostrani, bensì un cast internazionale. In generale volti poco noti, favorendo di conseguenza l’identificazione con il ruolo che interpretano. I costumi di scena di ogni personaggio sono il risultato materiale di suggestioni, ricordi, osservazioni e dettagli che richiamano a persone reali. I singoli look sono un miscuglio di vari elementi provenienti da mode e sottoculture ormai scomparse. La regia è a cura di Giuseppe Capotondi, già a capo della direzione di Suburra, che si è avvalso della collaborazione di Ciro Visco e Matteo Bonifazio, con cui ha tracciato le linee di questa favola metropolitana. Capotondi, riguardo la direzione stilistica dei costumi: “Prendi la realtà, spostati di poco e crea una IPER realtà, devi raccontare la realtà ma renderla più bella”. Coglie lo spirito del tempo che stiamo vivendo donandogli anima e corpo.
Nils Hartmann, vice presidente di Sky Studios, ha raccontato la genesi del soggetto: “C’era l’idea di raccontare una storia crime ambientata a Milano, la periferia di Milano, la Milano multietnica. Il crime l’abbiamo raccontato spesso in Italia, da "Romanzo Criminale" in poi. Serviva una cosa diversa”. Il mondo di Blocco 181 è stato immortalato dalla macchina fotografica di Gabriele Micalizzi, uno dei fotoreporter di guerra più noti e apprezzati al mondo, collaboratore di testate internazionali come The New York Times, Herald Tribune, The New Yorker, Newsweek, Stern e Wall Street Journal. Le foto di scena saranno esposte, fino al 29 maggio, in una mostra temporanea nel cuore di Milano in Corso Vittorio Emanuele.
I 5 motivi per guardare Blocco 181:
1. Milano viene presentata in una veste completamente diversa rispetto al solito: stavolta i grattacieli hanno ceduto la scena alla periferia, che mai finora è stata rappresentata in questo modo. Una periferia che non esiste realmente, ma che nel suo essere frutto di finzione è credibile. Il Blocco è il risultato dell’unione di zone differenti della città, con oltre 100 location tra ambientazioni interne ed esterne. Aspetto commentato anche da Capotondi: “Nulla di documentaristico o neorealistico sulla periferia di Milano. Il titolo stesso: 181 è un numero civico di via Giambellino che è stato demolito. È l'unico che non c'è. E per questo la nostra periferia è ricreata da varie periferie milanesi”. È il racconto di una metropoli e delle sue contraddizioni, dove il filo che unisce è la droga: prodotta in periferia, venduta in centro e consumata ovunque. Una droga che ormai viene consegnata in modalità delivery come se fosse una cena ordinata su Just Eat. La città non si limita a fare da sfondo alle vicende narrate, ma è anch’essa protagonista della storia.
2. Non la classica storia d’amore, ma un fortissimo legame che unisce tre ragazzi, che si pone al di fuori di ogni stereotipo di coppia. Un sentimento che gli darà la forza per allontanarsi da un terreno d’origine a cui non sentono di appartenere. Il regista Giuseppe Capotondi dice della serie. “E’ una favola di emancipazione sentimentale, familiare, sessuale e criminale, una favola politicamente scorretta perché scorretta è la vita dei nostri protagonisti e scorretta è la Milano in cui si muovono”.
3. La colonna sonora è curata da Salmo, che ha rivestito il duplice ruolo di produttore musicale e interpretando anche il ruolo di uno dei “cattivi”. A tal proposito ha raccontato: “Non intendo lasciare la musica per fare l’attore, fare cinema è davvero noioso, ci sono troppi tempi morti. Sto scrivendo un film anche se non so ancora se ci reciterò. Avere un personaggio opposto al proprio ti salva la vita in molte situazioni perché quando torni in te capisci chi sei e quali sono i tuoi problemi. Vedermi per la prima volta sullo schermo è stato traumatico, è un po’ come quando registri la tua voce, ti riascolti e non ti riconosci”. I brani che accompagnano la serie sono contenuti in un album, “BLOCCO 181 – ORIGINAL SOUNDTRACK”, in uscita il 27 maggio su tutte le piattaforme digitali e negli store.
4. Blocco 181 è una serie totalmente italiana, la prima ad avere una produzione in-house per Sky. Otto puntate, spalmate in quattro settimane, andranno in onda a partire da venerdì 20 maggio, e che saranno disponibili in streaming anche sul catalogo di NOW. Blocco 181 ha convinto così tanto i vertici di Sky da essere stata già rinnovata per una seconda stagione. La serie debutterà anche negli altri paesi in cui Sky opera, parlando in lingue diverse ma senza smussare la sua identità.
5. La serie ha richiesto un complesso lavoro di casting, realizzato su due fronti: attori professionisti e non, con un’indagine a tappeto sul territorio. Sono stati svolti provini approfonditi a moltissimi attori che aspiravano ai vari ruoli, andando direttamente nelle scuole di recitazione, centri culturali e associazioni. L’obbiettivo era quello di riuscire a rappresentare le dinamiche della strada nel modo più realistico possibile.