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I Benetton hanno tenuto in pugno lo Stato sul crollo del Ponte Morandi? Lo dice ora (che è tardi) l’ex ministro del M5S Toninelli. “E l’onestà intellettuale, la pulizia, la trasparenza?”, attacca Mario Giordano (La Verità)

  • di Matteo Suanno Matteo Suanno

26 maggio 2025

I Benetton hanno tenuto in pugno lo Stato sul crollo del Ponte Morandi? Lo dice ora (che è tardi) l’ex ministro del M5S Toninelli. “E l’onestà intellettuale, la pulizia, la trasparenza?”, attacca Mario Giordano (La Verità)
Mario Giordano colpisce Danilo Toninelli, ministro dei Trasporti all’epoca del crollo del Ponte Morandi in cui morirono 43 persone: “Conte a un certo punto mi disse che avremmo dovuto dire che chiedevamo la revoca, ma poi trattare”, ha rivelato con una disinvoltura disarmante Toninelli nella trasmissione 100 Minuti andata in onda su La7 e dedicata alla famiglia Benetton, dal successo imprenditoriale alla questione revoca della concessione su Autostrade per l’Italia dopo la tragedia. Una revoca mai avvenuta, stando all’inchiesta, su spinta di Conte: “Lei non era d’accordo, ma tacque. E acconsentì”, attacca ora Giordano, che accusa l’ex ministro di rispettare “la grammatica del potere assai più della grammatica italiana”

di Matteo Suanno Matteo Suanno

Perché quanto è emerso dall’inchiesta United Colors of Money che il programma 100 Minuti di Corrado Formigli e Alberto Nerazzini ha dedicato alla famiglia Benetton, raccontandone dal decollo imprenditoriale al rafforzamento industriale, fino al coinvolgimento nella tragedia del Ponte Morandi, ci parla di uno Stato messo sotto scacco da una famiglia ricca e potente, ma anche dalla totale irrilevanza e inadeguatezza della politica quando si trova di fronte a nuclei di interessi così influenti. Ad essere uscito peggio dall’inchiesta, nella quale hanno parlato diverse voci del movimento 5 Stelle – all’epoca al governo con la Lega – è senza dubbio Danilo Toninelli, che il 14 agosto 2018 ricopriva la carica di ministro dei Trasporti. Toninelli, che nel frattempo è stato "sputato" fuori dal parlamento, dal Movimento 5 Stelle (M5S) e, in generale, dalla politica, oggi si dedica alla salute mentale grazie alla società Bastapensieri. Nell’inchiesta ha raccontato di come lui fosse favorevole alla revoca della concessione anzi, che per lui Autostrade per l’Italia – l’ente controllato dai Benetton – “avrebbe dovuto fallire”. Poi, aggiunge che “Conte a un certo punto mi disse che avremmo dovuto dire che chiedevamo la revoca, ma poi trattare”.

ponte morandi benetton autostrade
Il crollo del Ponte Morandi, all'epoca gestito da Benetton

Una posizione sulla quale si è scagliato Mario Giordano dalle pagine della Verità: “Il suo leader Giuseppe Conte le urlò in faccia che la revoca non si doveva fare. Lei non era d’accordo, ma tacque. E acconsentì”, scrive Giordano. “Perché ce lo dice solo ora? Solo sei anni dopo? E perché solo ormai che non conta più nulla”, si chiede Giordano. Subito dopo il crollo del viadotto Polcevera in cui morirono 43 persone il governo aveva giurato che avrebbe revocato la concessione ad Autostrade per l’Italia – che si occupa di gestire gran parte della viabilità autostradale nel paese – alla famiglia Benetton, che la controllava tramite la holding finanziaria Atlantia. Ma dopo un’indagine durata mesi, che ha messo in luce il sistema fallimentare dei contratti d’appalto dove, di fatto, il governo trattava partendo da una posizione di sudditanza rispetto ai grandi nuclei industriali, quella promessa ha lasciato spazio alla vendita della concessione a Cassa depositi e prestiti, che è fruttata ai Benetton 8,2 miliardi di euro provenienti dalle casse pubbliche. Insomma, per Benetton la vendita della concessione è diventata un affare miliardario. “E lei, sedicente ribelle, tacque perché rispettava la grammatica del potere assai più della grammatica italiana. E l’onestà intellettuale, la pulizia, la trasparenza?”, si chiede Giordano.

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L’impressione è che le parole di Toninelli siano un attacco politico mosso da ragioni personali e indirizzato a Giuseppe Conte, con il quale si è consumata una rottura al termine dell’esperienza di governo del M5S. Parole che servono a poco o nulla alla necessità di giustizia chiesta dai parenti delle vittime, protagoniste inconsapevoli di una delle pagine più nere del nostro passato recente.

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