Il doppiopesismo regge la nostra società. In modo quasi indistinguibile chiunque agisce discriminando (è la parola giusta) tra il proprio partito e il partito altrui. Se a fare qualcosa è qualcuno che non ci piace, poco importa aver difeso un attimo prima quella stessa azione, perché prima l’hanno fatta i buoni e i buoni possono tutto. Questo atteggiamento lo applichiamo, anche in modo involontario, a quei temi problematici a cui siamo, purtroppo, assuefatti. Per fare un esempio, l’idea che lo Stato possa compiere quelle azioni che se fatte dagli individui verrebbero considerate criminali (basti leggere Michael Huemer e il suo Il problema dell’autorità politica, pubblicato in Italia da Liberilibri). Questo perché lo Stato in qualche modo è il “buono” della storia e i buoni, ripetiamolo, possono (forse devono) fare tutto. Nel caso de La Stampa la distanza tra la difesa delle femministe che hanno contestato Eugenia Roccella (costringendola ad andarsene) e l’accusa di aggressione da parte di un no vax all’immunologa Antonella Viola non è neanche una pagina. Infatti, se da un lato si dedicano tre pagine al caso Roccella, tutto sommato assolutorie nei confronti degli attivisti di Non Una di Meno ed Extinction Rebellion, dall’altro la pagina successiva è dedicata a quella che viene definita “Aggressione No Vax” (è questo il titolo a caratteri cubitali) alla Viola, a cui sarebbe stato urlato: «Mentite sugli effetti dei vaccini». Ovviamente la Viola ha saputo sfruttare giornalisticamente l’accaduto, rispondendo così al bruto intervenuto al Salone del libro per criticarla e attaccarla: «Sono stata otto mesi sotto scorta, sto pagando un prezzo davvero molto alto. Ma le strade sono solo due. La prima è darla vinta a chi non sopporta che la scienza e soprattutto le donne di scienza parlino: allora la soluzione è smettere di parlare, e chiudersi in laboratorio. La seconda è esserci, con il coraggio di dire la verità». Un triplo carpiato che ha permesso alla scienziata di legare insieme molte cose sbagliate e non toccare – neanche sfiorare – il vero tema. Iniziamo dalle cose sbagliate. Nessuno ha attaccato una scienziata donna perché donna. Nessun maschio con la clava ha zittito la Viola per via dei suoi genitali. Ma l’occasione era buona per chiudere un ritratto da vittima di incredibile efficacia. Seconda cosa sbagliata: quel “coraggio di dire la verità”. Il no vax, infatti, tutto ha dimostrato, tranne di non volere la “verità”. Che lui abbia torto è semmai un’altra questione, ma che sia un nemico della verità è semplicemente falso. La Viola non è una giornalista in Russia (o in Ucraina) a cui si impedisce di prendere parola. La verità non è qualcosa che si vuole nascondere. Anzi, semmai chi protestava chiedeva proprio di tirarla fuori da sotto il tappeto.
Il tema che invece è riuscita abilmente a non toccare ha a che fare anche con il caso Roccella e la bellissima (grasse risate) costruzione del numero del 22 maggio de La Stampa, che mette la pagina della Viola ironicamente dopo le tre pagine sulla ministra della Famiglia, mostrando ancora di più il contrasto tra due tipi di narrazione (e una certa incoerenza). Lo approfondisce nelle sue due colonne, scritte di suo pugno, nel commento intitolato: “Così ho scoperto che cos’è la paura”. L’immunologa scrive: «Chi urla, chi offende, chi mostra aggressività non cerca il dialogo: vuole solo lo scontro, vuole solo sfogare una rabbia repressa anche a costo di prevaricare i diritti altrui, come di chi era lì per ascoltare un’intervista». Se quanto abbiamo appena letto vi sembra vero, perché non applicarlo al caso della contestazione delle femministe contro Eugenia Roccella? Ovvio, perché in questa storia la Roccella è la cattiva, le femministe sono le buone, mentre nel caso Viola le parti sono da invertire. Ed ecco il doppiopesismo! Da un lato si difendono le femministe contro la Roccella perché il dissenso è il sale della democrazia, dall’altro lo stesso atteggiamento ma tenuto da un no vax diventa un pericolo per la libertà di parola, addirittura un attentato ai diritti del pubblico pagante del Salone interessato alla Viola. E allora il pubblico che voleva ascoltare Eugenia Roccella? Trattandosi di beceri destrorsi non conta?
I benpensanti assolvono una parte e condannano l’altra. I benpensanti tra i benpensanti condannano entrambe le parti (considerate troppo violente). I malpensanti rivendicano la partigianeria politica, e finiscono per sostenere una parte e – di nuovo – condannare l’altra. Ma nessuna di queste posizioni può davvero funzionare in democrazia. Partiamo dall’opinione di Nicola Lagioia, intervenuto per provare a calmare gli animi durante la presentazione del libro della ministra: il dissenso è una parte della democrazia. Verissimo, ma anche poter dissentire da chi dissente dovrebbe essere legittimo. Il fatto che la Roccella non abbia potuto continuare a parlare di fatto impedisce questa seconda possibilità. È tutto molto triste, soprattutto se si pensa che la ministra aveva anche espressamente chiesto di non portare via nessunp, così che potessero parlare. Anzi, una delle attiviste è salita persino sul palco a leggere il comunicato delle due organizzazioni. Intanto, durante la presentazione della Viola, il no vax intervenuto è stato prontamente allontanato, cioè zittito e scortato fuori. Per lui nessuna gentilezza. Con buona pace di benpensanti, benpensanti alla seconda e malpensanti, l’unica posizione ragionevole poteva essere questa: lasciare che entrambe le forme di protesta potessero essere espresse, entro i limiti che avrebbero permesso un dialogo. Un no vax che urla può essere “gestito” se i buoni avessero scelto di parlare con lui, a differenza di quanto è stato sostenuto dalla Viola su La Stampa. La Roccella ha dato spazio alle femministe, che però hanno finito per sovrastarla senza lasciarle modo di replicare in quella sede (una sede in cui, ministro o no, avrebbero potuto trovare un confronto alla pari; cosa che difficilmente ricapiterà). Questo – nota a margine – ha protato la gente ad allontanarsi dalla loro causa e a solidarizzare con la Roccella. E qui sta la differenza tra “narcisismo + frustrazione”, il primo autoindotto e la seconda causata da politiche liberticide, di attivisti di questa risma (da Ultima Generazione ai contestatori della Roccella) e la vera protesta politica che ha come obiettivo quello di costruire un’alternativa (o persuadere un pubblico) e non semplicemente di sfogarsi. Ma questo è un altro discorso e per oggi possiamo fermarci all’ipocrisia di quanti criticano i cattivi per le stesse azioni che accettano se fatte dai buoni. Nella speranza di essere loro i Cappuccetto rosso della storia, senza capire di essere – e da un pezzo – i lupi.