Matteo Messina Denaro è stato preso. Era a Palermo, alla clinica La Maddalena di Palermo, a poche centinaia di metri dagli uffici della Dia, la Direzione investigativa antimafia. Arrestato (senza manette), è stato portato via su un furgone (apparentemente un Volkswagen Multivan T6) dai militari del Ros.
La Multivan è una super-monovolume, con una lunga tradizione alle spalle, alla quale indirettamente ma in maniera significativa si aggiunge ora l'immagine della cattura del boss. Ora si è arrivati alla settima serie della famiglia T di Volkswagen.
Il furgoncino Volkswagen ha una lunga storia: il primo modello, nato nel 1949, affascina ancora oggi per le sue linee tondeggianti e lo stile retrò. Nel caso di quella utilizzata dai carabinieri per Messina Denaro, da quanto è stato possibile ricostruire si tratta della sesta generazione:
I carabinieri sono intervenuti all'interno della struttura sanitaria posta in via San Lorenzo 312/D, a Palermo. E proprio lungo la stessa arteria - al civico 1, per l'esattezza - si trovano gli uffici della Direzione Investigativa Antimafia. Un paradosso?
L’ultimo dei boss dell’epoca stragista è stato catturato nei giorni del trentesimo anniversario dell’arresto del Capo dei capi Totò Riina (esattamente trent'anni e un giorno dopo). Messina Denaro indossava un montone e un berretto chiaro. Il furgone scuro su cui è stato caricato è stato scortato tra le vie della città da alcune gazzelle carabinieri, fra gli applausi e l’esultanza di molti palermitani.
L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, e dal procuratore aggiunto Paolo Guido. Il boss si trovava nella struttura per accertamenti di natura oncologica. A quanto pare si faceva chiamare Andrea Bonafede.
“Lo storico risultato raggiunto oggi con l’arresto di Matteo Messina Denaro effettuato dai colleghi del Ros - il commento di Valter Mazzetti, segretario generale Fsp Polizia di Stat - ci rende felici, orgogliosi e grati, e vogliamo congratularci. È il culmine di un lavoro immane e di sacrifici che nessuno può conoscere, a meno di non lavorare per la sicurezza del Paese. Ecco perchè vogliamo ripetere a tutti che lo Stato c’è, e che le istituzioni, troppo facilmente criticate, meritano la massima fiducia e la massima collaborazione dei cittadini”.