Come sarà il nostro prossimo anno social? Sicuramente sta cambiando qualcosa, ma ci arriveremo per gradi. Se prendiamo un libro di antropologia e studiamo come l'uomo è arrivato ad avere coscienza di sé e del sé in un contesto sociale, ci troveremo ad affrontare una timeline di circa 200 mila anni. Il sé digitale collettivo è incominciato a formarsi e a stratificarsi a partire dal 1991 quando nasce il modello di scambio di dati tra umani (quindi un atto sociale) grazie all'invenzione del world wide web e quindi del protocollo http di Tim Berners Lee grazie al quale ancora oggi potete leggere questa pagina perché tutti abbiamo un browser. Cosi si chiama quel "coso" che vi serve per navigare con buona pace del nostro ministro alla cultura Sangiuliano che dice che i termini inglesi sono apannaggio del radical chic. Ci stiamo avviando verso la consapevolezza del nostro sé digitale a passi lentissimi, si tratta di un processo evolutivo basato anche su fattori cognitivi, infatti, la sociologia digitale nelle sue dinamiche è spesso simile alla sociologia classica. Come gli esseri viventi che ci hanno preceduto nell'era pre-alfabetica, abbiamo avviato il nostro percorso nel web come gli esseri che vivevano solo di istinti; piratare software, scaricare musica via torrent, craccare film... sono state le nostre prime pulsioni digitali e sono passati così circa dieci anni.
Per fare un paragone biblico, diciamo che prima eravamo Adamo ed Eva nell'Eden, poi i social hanno rappresentato la tentazione, la famosa mela... Nel 1997 spopola six degrees, nel 2003 MySpace, poi Facebook ed ecco Instagram nel 2010. Con questi social il nostro uomo della pietra social si toglie l'imbarazzo tecnico del "fuoco" che è qui rappresentato da strumenti che permettono di generare contenuti e distribuirli a tutti i nostri simili in modo semplice senza troppi tecnicismi. Tutto ciò ci ha riportati alla nostra vera e grande attitudine: la relazione. Siamo animali sociali e lo siamo anche nel mondo digitale. Così è partita la vera giungla, la vera lenta graduale e ineluttabile aberrazione.. lotte di potere, guerre, pandemie e oggi l'invidia sociale, la cattiveria espressa dai più perché i più sono le masse e le masse hanno una loro psicologia ben precisa; non sono molto intelligenti, lo diceva anche Le Bon. Il professor Umberto Eco, ancora prima della faccenda dei cretini al bar aveva diviso l'approccio alla tecnologia con una dicotomia sociale netta: apocalittici e integrati. In quel periodo storico si poteva ancora tollerare una posizione apocalittica, oggi siamo tutti integrati in senso evolutivo ovviamente.
In questi decadenti giorni che precedono la fine dell'anno mi è capitato di leggere parecchi articoli sulla fine dei social. Il taglio che però viene dato a queste analisi è sempre legato alla moda, si fanno previsioni perlopiu sulla fine di questo o di quell'altro social. Alcuni attribuiscono il possibile fallimento a perdite finanziare astronomiche... Come dicevo sopra il cambiamento certamente avverrà ma è da imputare al fatto che abbiamo sviluppato una coscienza digitale che prima certamente non potevamo avere visto che eravamo semidei... Questo nuovo ego digitale è più un fatto di noi persone agè perché i nativi hanno già processato nel loro dna un comportamento digitale sociale anche se si dibatte tanto sul fatto che a scuola non venga insegnato e addirittura si vietano gli smartphones. Provvedimento inutile. Ci siamo allocati con le nostre newsletter se abbiamo voglia di toglierci qualche sfizio abbiamo app per incontri istantanei, tolleriamo la musica con la pubblicità e se comunichiamo sui social è solo per venderci professionalmente. Abbiamo fatto uno sforzo immane in questi anni lavorando gratis per miliardari nerd facendo contenuti per loro ma ora stiamo rinsavendo. Resterà sui social chi ha qualcosa da guadagnare, la nostra vita, si spera, torneremo a spenderla in modo un po' più genuino attendendo il prossimo Eden.