La morte del 18enne Francesco Valdiserri, investito nella notte tra mercoledì e giovedì mentre camminava sul marciapiede di via Cristoforo Colombo insieme a un amico (rimasto illeso) ha scosso l’opinione pubblica. Non solo perché i genitori sono due noti giornalisti del Corriere della Sera, Paola Di Caro e Luca Valdiserri, ma perché la dinamica dell’incidente ha fatto sorgere più di una questione. Prima di tutto perché la ragazza alla guida, di 23 anni, viaggiava a forte velocità per le vie di Roma in stato di ebbrezza. Oggi, sulle pagine del Corsera, che comprensibilmente ha dedicato ampio risalto al caso, è intervenuto anche il Direttore esecutivo del Consiglio europeo per la Sicurezza. In una lettera inviata al quotidiano di via Solferino, Antonio Avenoso ha spiegato che “servono limiti di velocità ma anche dispositivi blocca motore per impedire che i trasgressori possano fare del male agli altri”. Il direttore fa prima il punto sulla situazione della sicurezza in Italia, che non sembra di certo buona: “In vent’anni al Consiglio europeo per la Sicurezza stradale, ho visto il mio amato Paese passare dal 16esimo posto tra i Paesi europei per sicurezza stradale nel 2001 al... 16esimo posto di oggi. Siamo ancora nella seconda metà di questa classifica”. E porta come esempio virtuoso i cugini iberici: “Per quelli che dicono che i morti sulle strade fanno parte della vita: date un’occhiata alla Spagna che, da peggiore di noi 20 anni fa, è oggi tra i Paesi più sicuri in Europa. Come ci sono riusciti? Le risposte – prosegue nella nota - non sono né difficili né complicate. Migliori infrastrutture, controllo dei limiti di velocità, con l’uso anche di telecamere, la consapevolezza che le automobili non sono le padrone delle strade delle nostre città. A partire dall’11 maggio dell’anno scorso, 30 chilometri orari è il limite di velocità di default nelle città spagnole. A Bilbao, ogni singola strada ha questo limite. Quando si inizierà a sentir parlare seriamente di 30 chilometri orari a Roma?”.
In seguito, il Direttore esecutivo del Consiglio europeo per la Sicurezza si concentra sulla guida in stato di ebbrezza, una delle cause più frequenti di incidenti, in particolare che coinvolgono i giovani: “La guida in stato di ebbrezza o sotto l’uso di stupefacenti, che sembrano avere giocato un ruolo in questa tragedia, possono essere evitate. In Belgio, dove vivo, un giudice può ordinare ai trasgressori recidivi di installare nella loro macchina dispositivi blocca motore (gli alcol interlocks) in modo da evitare che facciano del male agli altri. In Italia si è parlato di alcol interlocks ma aspettiamo ancora i provvedimenti legislativi. Perché Francia, Polonia e Lituania lo possono fare e noi no?”. Antonio Avenoso ha infine ricordato gli impegni dell’Italia in materia di sicurezza stradale: “All’inizio di quest’anno, il governo italiano ha adottato il nuovo piano per la sicurezza stradale, impegnandosi a ridurre il numero di morti e feriti gravi sulle strade del 50% entro il 2030 - in linea con gli obiettivi dell’Unione europea e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Questa settimana si è insediato un nuovo governo. Dovrà impegnarsi a prendere tutte le misure necessarie per raggiungere questo obiettivo. Non farlo significherebbe disonorare il nome di Francesco Valdiserri, e di ogni altro figlio e figlia che muoiono invano sulle strade italiane ogni anno. Sì alla solidarietà, sì all’azione”.