Esperia deriva dal greco, vuol dire terra del tramonto o qualcosa del genere e dato che il sole tramonta a occidente, un riferimento poco velato all’Occidente e quindi l’Alleanza Atlantica e ai suoi amici. Esperia è il new media di chiarissimo orientamento Maga e pro-Israele diretto da Gino Zavalani. Nato in Albania e giunto in Italia nel 2000 con la sua famiglia, Zavalani è l’esempio di quel che si potrebbe definire un self-made man nel campo dell’informazione militante. La sua squadra è composta perlopiù da dolci fanciulle di bell’aspetto. La giovane roscia e forzista Vanessa Combattelli, la “Volpe Anti influencer” Marilù (che da poco è tornata mora di capelli), la “sollevatrice di polemiche dal 1995” @_federicaci, per non dimenticare la nostra amica ed ex collega Giulia Sorrentino, sempre all’arrembaggio sulle colonne di Tempo e Giornale oltre che nei vari salotti tv. Tutte sempre molto spumeggianti e “amerigane” nello smascherare il terrorismo islamico in Europa e specialmente in Italia, ove questo si cela tra i migranti irregolari, ma soprattutto, dietro la bandiera rossa del comunismo. Esperia con la sua banda sa come essere feroce con i soliti pro-pal o con gli islamisti pro Hamas di turno e soprattutto, sa come parlare alla pancia del suo pubblico. Un’ascesa molto rapida di cui Zavalani racconta poco o niente nelle varie interviste rilasciate ai quotidiani del gruppo Angelucci come il Giornale o il Tempo. Ed effettivamente poco si è saputo di Esperia fino ad ora. Chi paga tutto l’ambaradan? Bella domanda.
L’editore è una srl con sede a Cagliari, costituita il 16 settembre di quest’anno (dunque pochi mesi fa, anche se Esperia è stata fondata prima) con 50’000 euro di capitale sociale iniziale e si chiama Dors Media, controllata al 100% da una società fiduciaria di nome Fiditalia Srl, dietro la quale si celano i reali investitori che, però, rimangono nell’ombra e non sono noti. L’amministratore unico di Dors Media è un signore che è stato un pezzo grosso dello staff del Movimento Cinque Stelle sin dal principio. Si tratta di Pietro Francesco Dettori, amico di Beppe Grillo e figliol prodigo di Gianroberto Casaleggio. Sardo di nascita, si laurea in comunicazione a Bologna e il suo primo ruolo importante è nella Casaleggio Associati. Da consulente junior diventa social media manager e nel 2018 gestisce la campagna elettorale del Movimento 5 Stelle. Nel 2019, sempre rimanendo nell’ombra, assume il ruolo di responsabile per la comunicazione del vice presidente del Consiglio, diventa socio dell’Associazione Rosseau ed è il principale advisor alla comunicazione del ministero degli esteri retto da Luigi Di Maio tra 2019 e 2022. Anno in cui viene staccata la spina al governo Draghi e dove Dettori diventa collaboratore e assistente dell’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi, invischiata in varie vicende giudiziarie con accuse molto pesanti. Dalla inchiesta passata all’onor delle cronache come la “Mensa dei poveri” (per cui è stata condannata in primo grado a 4 anni e 2 mesi per corruzione, truffa aggravata e false fatturazioni) al Qatargate (non indagata), nella cui vicenda fu menzionata da Antonio Panzeri per essere stata tra coloro che avrebbero ricevuto tangenti. Ad ogni modo, caduta in disgrazia la povera eurodeputata (e moglie dell’industriale miliardario Marco Bonometti, patron dell’impero dell’impero automotive, il gruppo Omr) e cambiato il vento politico in Italia, alle elezioni vince Giorgia Meloni. Dettori, dunque, vira verso altri lidi e assume l’importante posizione di Head of Digital and Social Media presso la Maim srl, l’influente società di lobbying e relazioni istituzionali fondata da Fabio Perugia, personaggio di peso della Comunità Ebraica Romana e internazionale. Già portavoce della Cer dal 2012 al 2016, attualmente è tra i membri eletti nel suo consiglio, ma soprattutto dal 2016 ricopre l’importantissima carica di vice-presidente del World Jewish Economic Forum, oltre ad essere il rappresentante italiano per il World Jewish Congress. Perugia, dal 2006 al 2013, tra l’altro, è stato redattore per la società editrice del quotidiano il Tempo, dopodiché ha fatto il salto di qualità diventando capo ufficio stampa presso la Keren Kayemth LeIsrael, “la più antica organizzazione ecologica al mondo” per poi ricoprire lo stesso ruolo, dal 2015 al 2019, ma presso l’Ordine degli Architetti di Roma. Tutti ruoli decisamente di peso, ma non è finita qui. Nel 2018 entra a far parte del Cda della Fondazione Pontificia Gravissima Educationis e vi rimane per 4 anni e ad oggi, oltre ad essere il fondatore di Maim, è il capo ufficio stampa dell’Ospedale israelitico e consigliere scientifico della fondazione Museo Ebraico di Roma.
In qualche modo, se si volesse essere particolarmente sibillini, l’orientamento editoriale voluto da Dettori per Esperia non dispiacerà a Fabio Perugia, il suo datore di lavoro. Ma soprattutto, ha funzionato. Ufficialmente la pagina è nata l’8 maggio 2025, anche se la prima iscrizione su Instagram risale al 2016. Da quell'anno la pagina ha cambiato due volte nome prima di assumere quello di oggi. Con 126 mila followers, il primo è un reel dello scorso 16 maggio che ritrae l’allora direttore del Tempo Tommaso Cerno in Parlamento Ue dichiarare che la “libertà di pensiero non è quello che dice la Schlein”. Dopo nemmeno un mese, a giugno 2025 la spunta blu, contestualmente a quella ottenuta dal suo fondatore Zavalani sulla sua pagina personale. Un’ascesa repentina in appena un mese e poi la costituzione della Dors Media a settembre, subito dopo l’estate. Una pagina quella di Esperia che è certamente interessante, in quanto un ibrido tra testata giornalistica e gruppo di influencer politicizzati che in qualche modo, pur non avendo all’inizio un sito internet ove riportare articoli o approfondimenti, ha saputo trascinare con se un buon seguito e che continua a crescere con un trend di circa mille follower a settimana. La pagina presenta 605 post in totale e quindi una media di 2-3 pubblicazioni al giorno. I top hashtag utilizzati sono #giustizia #Gaza #chiesa #islam #moschee #Berlusconi #Flotilla #Italia #flotilla e #fede. Inoltre è da tenere a mente che la pagina Instagram si chiama Esperia_italia. Attualmente non ci sono pagine analoghe in altri paesi, ma il riferimento all’Italia lascia intendere la possibilità di un’espansione oltre i confini della penisola e che, probabilmente, Esperia è il principio di un progetto mediatico più ambizioso. Chissà quale direzione prenderà in futuro e sarà interessante capire come e con quali strumenti tutto questo sarà possibile.