Mario Tozzi, geologo, ha parlato sulla Stampa del ponte sullo Stretto di Messina, affermando che potrebbe resistere a una scossa di terremoto magnitudo 7,1 Richter: “Infrastrutture in zone che non le possono ospitare senza rischi. Come insegna il monito del Vajont a 60 anni dalla tragedia”. Un terremoto che provocherebbe una strage, un ponte sullo Stretto che quindi servirebbe solo a unire due cimiteri: “Ha senso investire denari pubblici per costruire il ponte a campata unica più lungo del mondo, mettendo in piedi una sperimentazione avveniristica di progetto e materiali, invece di risistemare antisismicamente, prima, il territorio dello Stretto?”.
E sulla presenza dell’alta velocità sullo Stretto: “Un’opera così impattante avrebbe bisogno di una discussione pubblica che fughi ogni perplessità, con precise assunzioni di responsabilità tecniche e scientifiche e con tutto un corredo di opere accessorie. Oggi per raggiungere Palermo da Messina ci vogliono quattro ore. Gli uomini costruiscono infrastrutture gigantesche la cui utilità è tutta da dimostrare ma i cui impatti pesano da subito: la sfida contro la natura, considerata inevitabilmente come impaccio a un senso del progresso che, da questo punto di vista, non convince e inquieta”.