Al momento della morte del giornalista Andrea Purgatori non erano presenti metastasi al cervello. La perizia tecnica richiesta dalla procura di Roma ha smentito le diagnosi effettuate dai medici Gianfranco Gualdi e Claudio Di Biasi, che tra maggio e luglio di quest’anno evidenziarono l’estensione del tumore dai polmoni al cervello. La famiglia di Purgatori non fu mai convinta della presenza di metastasi e, di conseguenza, aveva sporto denuncia. I Pm avevano dunque aperto un fascicolo per accertare le cause della morte del giornalista. L’esame istologico sembrerebbe dare fondamento ai dubbi dei familiari di Purgatori, anche se resta da stabilire se siano state le terapie a cui Purgatori si era sottoposto a rimuovere le metastasi. Infatti, il tumore era stato diagnosticato a maggio da uno dei due medici indagati, il quale aveva rilevato la sua diffusione fino al cervello. Subito dopo cominciarono i cicli di radioterapia ad alto dosaggio. In seguito, il 10 giugno, una seconda diagnosi aveva escluso la presenza di metastasi, confermando però la gravità della malattia a livello polmonare. Le condizioni di Purgatori peggiorarono velocemente e l’8 luglio venne trasportato d’urgenza al Policlinico Umberto I, dove, per la seconda volta, furono messe in luce le metastasi cerebrali. Lo stato avanzato della malattia rese inutili le cure e il 19 luglio avvenne il decesso. L’autopsia evidenziò le ischemie cerebrali e, dopo la denuncia della famiglia, i Pm iniziarono a muoversi e disposero la perizia specializzata. Ieri, come detto, i risultati ribaltano le diagnosi dei due medici Gualdi e Di Biasi, indagati in via preliminare per omicidio colposo. La radioterapia potrebbe essere la causa della scomparsa delle metastasi, ma, e questo è quello che la procura vuole accertare, potrebbe anche essere stata una cura dannosa. Il parere dei due medici, inoltre, contraddiceva quanto le indagini di specialisti, tra cui Alessandro Bozzao, avevano stabilito. Anche per questo la famiglia si mosse in maniera rapida, rivolgendosi alla procura dopo pochi giorni dalla morte del giornalista. Va rimarcato che in nessun caso fu smentita o negata la gravità del tumore. Non c’è stata da parte di nessuno dei medici coinvolti una sottovalutazione della malattia. Il problema fu, al contrario, il dosaggio della terapia, la quale potrebbe essere stata inadeguata rispetto al caso di Purgatori.
Andrea Purgatori aveva 70 anni ed era uno dei volti più noti del giornalismo italiano. Da tempo conduceva su La7 il programma Atlantide. Dopo l’esito degli esami specialistici effettuati all'istituto di medicina legale del Policlinico di Tor Vergata, la famiglia ha speso qualche parola: «Gli avvocati Alessandro e Michele Gentiloni Silveri comunicano che, in relazione ai risultati preliminari della consulenza tecnica, circolati oggi, la famiglia Purgatori prende atto dell’assenza di metastasi cerebrali a carico di Andrea Purgatori e, come fin dall’inizio di questa vicenda, continua a confidare nell’operato della Magistratura, con l’unico intento di far accertare la verità degli eventi e le eventuali responsabilità». Resta da valutare, dunque, la responsabilità di Gualdi e Di Biasi, i due medici che effettuarono le diagnosi potenzialmente errate.