"Quanto emerso finora dagli esami autoptici consolida le nostre tesi, ovvero che Purgatori sarebbe stato colpito da ischemie cerebrali". È quanto riferiscono i legali della famiglia del giornalista Andrea Purgatori. E hanno aggiunto: "Rispetto a quanto riportato i legali della famiglia Purgatori fanno presente che solamente dopo il termine delle operazioni autoptiche sarà possibile confermare o smentire ogni ipotesi investigativa, comprese le ischemie". Quindi non ci sarebbe traccia delle metastasi per curare le quali era stata prescritta una radioterapia ad altissimo dosaggio, però bisognerà attendere ancora il 6 settembre prossimo, visto che sono previste nuove perizie, ulteriore step degli accertamenti già avviati. Ma come si è arrivati a questo punto?
Collasso cardiopolmonare
I primi accertamenti effettuati dal policlinico di Tor Vergata avevano escluso la pericardite settica tra le cause del decesso di Andrea Purgatori, ma la famiglia ha il sacrosanto diritto-dovere di fare chiarezza sulla morte di un proprio caro. E infatti la procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e due medici di una clinica capitolina risultano indagati. Che la giustizia e la medicina facciano il loro corso. Ma non l’occasione per riaccendere la gogna mediatica contro un’intera categoria, già bersagliata assurdamente in tempi di Covid.
L'ipotesi del complotto
Come tutte le teorie cospirative che erano circolate, anche quella attorno alla repentina scomparsa di Purgatori poggerebbe su vari elementi di fascino e alto impatto emotivo. Un grande giornalista d’inchiesta – il migliore di tutti, secondo il direttore Moreno Pisto –, che nel corso della sua lunga carriera al Corriere della Sera non ha fatto che diradare la nebbia sui più intrigati misteri di stato: dalla strage di Ustica all’omicidio Pecorelli, dal caso Orlandi alla lotta alla mafia. È morto la mattina del 19 luglio a 70 anni. Quella sera stessa, su La7, è andata in onda l’ultima puntata di Atlantide, il programma di approfondimento politico-culturale che Purgatori conduceva dal 2017: era dedicata alla strage di via D’Amelio, al suo 31esimo anniversario. Appena un mese prima erano invece scoccati i quarant’anni dalla sparizione di Emanuela Orlandi. Di nuovo al centro della cronaca, grazie alla rottura di decennali tabù, tra commissioni parlamentari e indagini – o scaricabarile camuffati, dice il fratello Pietro – da parte del Vaticano. Una vicenda su cui il giornalista invece era sempre stato in prima linea, sin da quel giugno 1983: non è un caso se era stato scelto da Netflix come voce narrante di “Vatican girl”, la docuserie dello scorso autunno che ha contribuito a riaccendere l’opinione pubblica anche a livello internazionale. Dunque, ora Purgatori muore. Ed ecco la domandina che fa sballare terrapiattisti e simili: coincidenze?
Cosa è accertato finora
Vale la pena rispondere con le parole di Pietro Orlandi, che più di tutti avrebbe ragione di diffidare sempre: “Fandonie”, dichiara invece a Repubblica. “Ogni complotto attorno alla morte di Andrea è un delirio che dovrebbe preoccupare donne e uomini di buona volontà. Oggi piango un amico”. E questo è. Purgatori era malato, mesi fa gli era stato diagnosticato un cancro ai polmoni. Alcuni medici, in seguito a tac, avrebbero riscontrato la presenza di metastasi cerebrali; altri invece sostenevano che si trattasse di una serie di ischemie: è in base a questa differenza interpretativa che i famigliari hanno presentato un esposto in procura. Perché è prevalsa la prima tesi e un pesante ciclo di radioterapia, che potrebbe aver debilitato il paziente fino alla morte. Certo non possiamo saperlo noi, né chi non vede l’ora di srotolare la bandiera della malasanità. Come spiega la Società Italiana di Radiologia, intervistata dal Foglio, i medici finiscono sulla graticola perché “si è diffusa la credenza che gli errori in medicina non esistono. E invece sono inevitabili. La colpa medica derivante da errore è giusta”, ma non deve scadere in delegittimizzazione della professione. “Altrimenti scatta l’insicurezza, la paura di agire e alla fine il collasso organizzativo della sanità italiana”. Lo ha confermato a MOW anche Matteo Bassetti. Siamo l’unico paese al mondo, insieme al Messico e alla Polonia, dove l’errore medico è sanzionato penalmente. Un elemento sul quale riflettere.Ma nel frattempo altri dubbi si aggiungono alla vicenda.