Non è che gli avversari di Giorgia Meloni sono un po’ a corto di idee? A giudicare dalla rovente polemica post-ferragostana di queste ore, pare di sì. Dopo il discusso libro del generale Roberto Vannacci, l’attenzione dell’opinione pubblica si è spostata in queste ore su un altro volume, intitolato Mafia Nigeriana: origini, risultati, crimini (Oligo). Saggio pubblicato nel marzo 2019 e firmato nientemeno che da Giorgia Meloni e dal criminologo e psichiatra Alessandro Meluzzi. A ripescare questo libro misconosciuto ci ha pensato, in un’analisi pubblicata via Twitter, il giornalista Lorenzo D’Agostino, che ha così sottolineato - a suo dire - i punti in comune tra il pensiero di Vannacci e quello della premier. Apriti cielo. La Stampa parla del "Libro Nero di Giorgia" mentre La Repubblica sostiene che il libro "imbarazza il governo". A far discutere, in particolare, sono i riferimenti alla teoria della "sostituzione etnica": in un passaggio del libro si legge, infatti, che "certamente, il rischio di una sostituzione etnica in una realtà non può non farci riflettere sul futuro della nostra nazione, della nostra identità e del nostro modo di vivere". In un ulteriore passo, si afferma che "il migrazionismo è finanziato oggi da qualcuno che vuole cambiare l’etnia europea per creare un’Eurafrica o un’Eurasia".
Una non-notizia: Meloni sull’immigrazione
C’è davvero da sorridere a leggere i titoloni dei giornali di queste ore. Giorgia Meloni e il suo governo, infatti, sono criticabili su mille fronti, e non solo da "sinistra": le giravolte sulla politica estera e sulla guerra in Ucraina, l’incapacità - nonostante le promesse - di far fronte in maniera efficace agli sbarchi e all’immigrazione illegale, le accise sulla benzina, e mille altri temi rispetto ai quali il Presidente del Consiglio ha dovuto fare i conti con la realtà - molto più complessa e articolata - dell’arte di governo rispetto agli slogan di quando sedeva sui banchi dell’opposizione. Le parole di Meloni sulla "sostituzione etnica", tuttavia, sono una non-notizia, perché basta effettuare una banalissima ricerca sulle piattaforme social per scovare vari post e prese di posizione della leader di Fratelli d’Italia nelle quali si faceva esplicito riferimento alla teoria della "sostituzione etnica" - controversa espressione che tanto andava di moda tra le destre "sovraniste" qualche anno fa. Quello che scrivono Meloni e Meluzzi nel passaggio sopra citato, infatti, non rappresenta alcuna novità rispetto a ciò che affermava pubblicamente la Premier qualche anno fa. Il 3 febbraio 2017, ad esempio, Meloni scriveva: "Oggi l’Alto rappresentante per la politica estera della UE Mogherini ci dice che è “impossibile fermare la migrazione” e che senza i migranti ci “sarebbe il crollo delle nostre società”. Roba da pazzi! La UE è complice dell’immigrazione incontrollata, dell’invasione dell’Europa e del progetto di sostituzione etnica dei cittadini europei volute dal grande capitale e dagli speculatori internazionali. #mogherinidimettiti". Dunque, di che parliamo? L’elemento di novità rispetto a quanto già noto, dove sarebbe?
L’ipocrisia sulla «mafia nigeriana»
Non solo "sostituzione etnica". L’altro tema che ha generato indignazione tra i benpensanti è naturalmente quello al centro del libro di Meloni e Meluzzi: la mafia nigeriana. Il saggio, infatti, parte dall’analisi del terribile omicidio di Pamela Mastropietro del gennaio 2018, che i due autori definiscono come il "più clamoroso esempio di come la presenza della mafia nigeriana stia progressivamente modificando il contesto della criminalità organizzata in Italia nelle sue manifestazioni più sanguinose". In un passaggio del libro, Meloni e Meluzzi sostengono che "tra Castel Volturno, Mondragone, Pescopagano, il Villaggio Coppola, Baia Verde, Pinetamare, ogni etnia ha i suoi riti. Da una parte la comunità africana, con i suoi dei animistici, i riti magici, il vudù, che si trasformeranno in sacrifici umani in territorio italiano; dall’altra i bianchi, che guardano con sorpresa e scherno a queste manifestazioni, ma che sono intanto al telefono con il mago di turno per la predizione di amore, fortuna e posti di lavoro". Ora, il saggio non sarà certamente ricordato come un best-seller imperdibile, e alcuni toni impiegati, possono essere fuorvianti. Possono anche esserci una serie di inesattezze o di ricostruzioni parziali, ma d’altra parte non si può nemmeno essere intellettualmente disonesti al punto tale da asserire che la mafia nigeriana sia un’invenzione della destra cattiva o dei complottisti per accontentare i palati fini del politically correct. È invece una terribile realtà con cui fare i conti, come peraltro acclarato dai vari report della DIA (Direzione investigativa antimafia) e questo saggio, quantomeno, ha il merito di trattare in maniera approfondita un argomento scomodo pressoché ignorato dai grandi editorialisti e dai paladini del woke che preferirebbero nascondere la sabbia sotto il tappeto. Se proprio non si vuole ascoltare Meluzzi, si ascoltino le parole del noto e autorevole criminologo Vincenzo Musacchio, intervistato da Rai News il 10 dicembre 2022, il quale affermava che la «mafia nigeriana sta diventando sempre più potente e pericolosa». Come spiega quest’ultimo, infatti, "i gruppi attivi, in Italia, sono: Black Axe, Vikings, Supreme Eye Confraternity e Maphite" e "operano solitamente secondo vere e proprie strutture gerarchizzate, con i capi e via a scendere, fino ai semplici soldati". Gli adepti della mafia nigeriana "hanno regole molto rigide, per alcuni aspetti simili alla ndrangheta, fondate sul vincolo associativo, sull’omertà da essa derivante, sul timore infuso negli adepti anche mediate riti tribali antichi". Avete letto bene: riti tribali antichi. È un dato di fatto. Segnalare il problema è razzismo o forse le prime vittime sono i tanti nigeriani onesti e laboriosi che devono sottostare alle regole di questi clan che stringono alleanze con le nostre mafie?