Il Papa torna sulla guerra in Ucraina, pronunciandosi sulle ragioni del conflitto, sostanzialmente riconducibili a "quell'abbaiare della Nato alle porte della Russia". Affermazioni forti, affidata alle colonne del "Corriere della Sera", a cui rivela anche la volontà di andare a Mosca (mai un Papa c'è andato) prima ancora che a Kiev, consapevole che nelle fasi di un conflitto ancora in corso è con l'aggressore che bisogna parlare.
Ma gli ultrà occidentali e i Paesi europei confinanti con la Russia non hanno ben digerito tale posizione, sostenendo una sorta di crociata laica nei confronti del Santo Padre. Mentre dal Cremlino è arrivata una chiusura scontata, supportata da altre affermazioni del Pontefice, sempre rilasciate nel corso della già citata intervista, e indirizzate al Patriarca Kirill, definito "chierichetto di Putin". Così per meglio analizzare i fatti recenti, e comprendere se Bergoglio rappresenta davvero la speranza più grande per il cessate il fuoco, analizzando nel contempo la sua personalità imprevedibile, tendente a dichiarazioni e gesti senza filtro diplomatico annesso, abbiamo fatto il punto con Camillo Langone, critico liturgico, scrittore e firma (tra le altre) de “Il Foglio” e “Il Giornale”. Il giornalista, che non ha mai concesso grandi attenuanti al Vescovo di Roma, questa volta difende la sua linea di pensiero. "Finalmente si è espresso in maniera cattolica". E si addentra nello spiegare le differenze tra Chiesa ortodossa, quindi legata al potere della nazione, e il Vaticano, "libera Chiesa in libero Stato".
Dunque Langone, in un'intervista al “Corriere della Sera” il Pontefice bacchetta la Nato e il suo “abbaiare” ai confini est. Rischia di diventare il Papa di Putin?
Noi cristiani non siamo manichei. Non esiste il Papa di Putin come non esiste il Papa della Nato.
Ma la sua è un'analisi lucida?
È una posizione cattolica. Cattolico significa grossomodo universale. Come già detto, non esiste il cappellano della Nato, perché è una forma atea, come l'Europa unita. E nemmeno il cappellano di Putin, come Kirill che è un fazioso. Finalmente il Papa si è espresso in maniera cattolica. In un momento in cui viene attaccato da tutte le parti, mi sento di difenderlo.
Ha detto "finalmente", perché?
In mille occasioni e dichiarazioni, documenti, testi, il Pontefice purtroppo ha percorso la strada dell'eresia. La tragedia della guerra almeno è servita a qualcosa.
Nella stessa intervista dichiara: "Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin".
Gli ortodossi, che apprezzo molto, per tanti aspetti sono sempre stati legati ai poteri nazionali. Ossia sono Chiese vincolate al potere politico di una determinata nazione, e ne subiscono la pressione politica. Il Papa non dipende da Draghi e Mattarella, pur essendo probabilmente loro “amico”, mentre il povero Kirill dipende eccome da Putin.
Intanto il Cremlino ha gelato il suo annunciato viaggio a Mosca...
Ho sperato che andasse a Kiev, ma forse non era possibile. Di sicuro Putin non è particolarmente sensibile a questo incontro. In fondo è un erede di Stalin, colui che beffardamente commentò: "Ma quante divisioni ha il Papa?". Perché anche allora il Pontefice perseguiva la pace, ma si scontrava con la derisione dei potenti. Con tutta la buona volontà, non credo il Papa riesca nel suo intento.
"Se insulti mia madre ti tiro un pugno". Altra dichiarazione passata di Bergoglio. Dunque il Papa legittima la violenza?
Nella dottrina della Chiesa c'è sempre stata l'idea della "guerra giusta", con santi che l'hanno teorizzata. Una guerra di difesa, non certo di conquista. Non è nuovo o strano il diritto di difendersi. In fondo ci sono stati anche Papi condottieri.
È legittima difesa anche lo schiaffo alla cinese che l'aveva strattonato?
Ma non sono peculiarità del Papa, bensì di Jorge Bergoglio. Evidentemente ha un brutto carattere. Alla fine siamo uomini, sbaglia pure lui.