Tedeschi, polacchi, olandesi, francesi, italiani e adesso anche belgi, greci, rumeni e spagnoli: le proteste continuano a dilagare in tutta Europa. Gli agricoltori europei tengono duro e portano avanti le loro manifestazioni e i loro blocchi stradali. I francesi, partiti per mettere Parigi “sotto assedio”, e bloccare il mercato internazionale di Rungis (che alimenta tutta l’Ile-de-France), mantengono le barriere sugli assi strategici che portano alla capitale. Le dichiarazioni del primo ministro di ieri pomeriggio non li hanno convinti: “Si tratta ancora di promesse, noi vogliamo dei fatti”. Oggi, il ministro dell’agricoltura francese, Marc Fesneau, si recherà a Bruxelles dove incontrerà il Commissario polacco per l'agricoltura, Janusz Wojciechowski. L’intenzione è quella discutere di possibili deroghe al requisito del 4% di messa al riposo di alcune parti di terre, oltre all'apertura del mercato interno ai prodotti ucraini. D’altra parte ieri, 30 gennaio, gli agricoltori spagnoli hanno raggiunto il movimento dei vicini e annunciano una mobilitazione nazionale per le prossime settimane, insistendo, anche in questo caso, su un “cambio nelle politiche europee”. In Grecia poi, i principali assi autostradali sono bloccati e a partire da domani gli agricoltori prevedono d’intensificare le loro proteste a margine del salone dell’Agricoltura di Tessalonica. Gravemente penalizzati dalle inondazioni dello scorso settembre, gli agricoltori greci chiedono degli indennizzi più seri e a proposito sempre ieri, il primo ministro, Kyriakos Mitsotakis, ha promesso di accelerare i versamenti degli aiuti. In Germania, infine, dopo quasi un mese di manifestazioni, si tiene duro e negli ultimi giorni circa 175 agricoltori hanno bloccato la strada di accesso al porto di Amburgo. La polizia è riuscita a convincerli a desistere, ma affrontando non poche difficoltà. Nel Meclemburgo-Pomerania occidentale invece, gli agricoltori continuano a protestare bloccando ponti e svincoli autostradali e i trattori rimangono in circa 20 località. I manifestanti tedeschi protestano contro la riforma della tassazione sul gasolio agricolo, che prevede, a partire dal 2026, l'abolizione di un’esenzione di cui beneficiano. Ma qual è allora la situazione in Italia?
È ormai noto che anche da noi le proteste stanno aumentando. Solo ieri infatti, centinaia di agricoltori sono arrivati a Melegnano per un presidio, che durerà 5 giorni e 5 notti. Le manifestazioni però, non si fermano solo lì, ma anzi, si sono diffuse rapidamente anche in tutto il resto del Paese, da nord a sud, coinvolgendo Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Calabria, Campania, Sicilia, Sardegna, Abruzzo, Lazio e Umbria – praticamente tutta Italia. Fra le richieste dei manifestanti italiani, una maggiore tutela dei prodotti Made in Italy, minacciati, a loro dire, da una sleale concorrenza, oltre alla preoccupazione nei confronti dell’aumento del prezzo del gasolio. Si può dire che le rivendicazioni e le proteste, abbiano quindi toccato ormai tutta Europa, perché fra i tanti Paesi coinvolti, nell’ultima settimana si è aggiunto anche il Belgio, ove, come di consueto, gli agricoltori portano delle richieste simili a quelle già presentate dai vicini: un reddito dignitoso a fronte dell’aumento dei costi di produzione e del calo dei prezzi dei prodotti, una legislazione che permetta al settore di essere “veramente sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale” e una denuncia rivolta agli oneri amministrativi e alla complessità delle politiche ambientali europee. La risposta concreta dei belgi sarà la seguente: intendono chiudere per 36 ore le strade di accesso al porto container di Zeebrugge, sul Mare del Nord. Intanto, i primi trattori hanno raggiunto l’area del Parlamento europeo a Bruxelles, e la città vallona di Namur è stata presa d’assalto da circa 300 mezzi. Come se non bastasse, poi, la Federazione dei giovani agricoltori belgi (Fja) ha minacciato un blocco totale della capitale tra domani e giovedì 1° febbraio, in concomitanza con il vertice Ue, per cui da ieri, il Parlamento europeo, sentitosi minacciato, si è deciso a porre un “muro” di filo spinato e sbarramento a protezione, per paura di rivolte violente da parte proprio degli agricoltori. Il timore è quello di un assedio da parte di tutti gli agricoltori europei, compresi gli italiani della Coldiretti. Nel loro comunicato ufficiale si legge infatti che si sono dati appuntamento per domani, giovedì 1° febbraio, alle ore 9.00 in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo, dove “ci saranno oltre un migliaio di contadini e allevatori provenienti da tutta Italia per sostenere la proposta e denunciare, con eclatanti azioni dimostrative, gli effetti delle politiche europee che mettono in pericolo la sopravvivenza delle campagne”.