Mesi fa l’aveva preannunciata e ora l’ha ufficializzata: Alessandro Di Battista ha fondato il suo movimento. Pardon: associazione culturale. Ci tiene con puntiglio alla definizione esatta, il presidente di “Schierarsi”. E’ così che si chiama l’organizzazione nata qualche giorno fa, con tanto di sito, logo (cinque sagome umane) e vertice a sei. Ma il presidente non è lui, il reporter e attivista che fu messo, diciamo così, nelle condizioni di non nuocere alla prima linea del Movimento 5 Stelle di anni or sono, che ne temeva la probabile, anzi pressocché certa ascesa alla leadership se si fosse fatta la conta interna. Di Battista è il vicepresidente. A presiedere il nuovo soggetto è Luca Di Giuseppe. Classe 1997, ex coordinatore regionale della Campania del M5S, è il giovanissimo volto scelto per non schiacciare la creatura dibattistiana sul solo Dibba. Largo ai giovani, come si dice (nel direttivo c’è anche una classe 1998, Carlotta Graziani, mentre gli altri vanno dai cinquant’anni ai trenta e rotti). È con Di Giuseppe che parliamo per saperne di più su quello che non si sa se considerare il potenziale nucleo di una futura forza politica, o, com’è sicuro per ora, un punto di raccolta per chi si riconosce nelle battaglie caratterizzanti il Di Battista-pensiero: no alla sudditanza agli Usa, legge sul conflitto d’interessi, lotta all’austerità finanziaria, servizio civile ambientale, casa farmaceutica pubblica. Non il reddito di cittadinanza, che stranamente non compare (ma lui assicura: "Quella online è una sintesi di ciò in cui saremo impegnati nei prossimi mesi, esiste un documento molto più ampio con decine e decine di punti, tra cui c’è anche il reddito di cittadinanza, che pubblicheremo a poco a poco").
Luca Di Giuseppe, partiamo da lei: che lavoro fa?
Sono consulente di comunicazione.
Non aveva lavorato anche al parlamento europeo?
Ho fatto uno stage a Bruxelles, sì.
A chi si rivolge la vostra associazione, a parte gli ex grillini o i grillini delusi?
Ci rivolgiamo a tutti i cittadini indipendentemente dall’orientamento politico, a tutti coloro che credono alle singole battaglie che porteremo avanti. Chi vorrà partecipare parteciperà e chi non vorrà partecipare non parteciperà.
Ovviamente. Ma quale spazio politico-culturale intendete coprire?
Non abbiamo un target politico specifico. Copriamo gli spazi partendo dal tema specifico, se ci sono dei temi su cui gli attuali attori nel campo politico non si focalizzano, per esempio il sostegno alla causa palestinese, a quel punto è chiaro che andremo a coprire quello spazio. L’idea di fondo è prendere posizione in modo netto e chiaro su dati temi su cui di solito non si è abituati a vedere prendere una posizione netta e chiara nel mainstream. Questo è ciò che caratterizzerà la nostra organizzazione rispetto a tutte le altre.
Cioè, per dirla in una parola che avete sottolineato, che voi non siete dei moderati. Di centro di sicuro non siete.
Proprio così.
Che cosa significa per voi il termine “moderato”?
Conformismo.
Come vi definite in positivo? Rivoluzionari?
La parola chiave direi che è “netti”, ci definirei così.
Che rapporto avrete con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte (e di Beppe Grillo)?
Essendo questa un’associazione culturale, non è che ci interroghiamo più di tanto su questo. Noi promuoveremo iniziative su singole battaglie, poi chi vorrà venire con noi verrà con noi, e chi non vorrà farlo non lo farà. Il focus del nostro ragionamento non è sugli attori attualmente in campo, ripeto. Non vogliamo mettere limiti.
Tradotto: anche chi è iscritto al M5S, così come ad altri soggetti di vario tipo, potrà iscriversi con 20 euro alla vostra associazione.
Non c’è un limite di iscrizione. Noi ora ci rivolgiamo ai singoli cittadini, vogliamo una partecipazione orizzontale, non ci interessa l’appartenenza di ognuno, perché non siamo un’associazione politica.
Leggendo i punti qualificanti da cui partite però sembra di tornare ai tempi degli Amici di Beppe Grillo, alle origini del Movimento.
Io ho 25 anni, sono cresciuto in quel contesto, però le dico che, per quanto quella sia stata un’esperienza bellissima, soprattutto all’inizio, e per quanto noi oggi sicuramente ci ispiriamo a certi valori e princìpi che hanno fatto da guida a tantissime persone, il punto principale è che non vogliamo fare una replica di quel che è stato, ma fare qualcosa di nuovo, di diverso. In qualsiasi contesto, una cosa che ha funzionato vent’anni fa, se la riproponi vent’anni dopo non può avere lo stesso risultato. L’obbiettivo è di fare qualcosa di nostro.
Di aderente alla realtà odierna, se capisco bene.
Esatto. Per esempio, un tema su cui bisognerà senz’altro lavorare è quello dell’intelligenza artificiale, sul quale aggregare persone che vogliono riflettere su come cambierà il mondo del lavoro.
Nel programma-base si leggono punti già noti, altri meno, e che mescolati assieme ripropongono l’antico principio di fondo del grillismo delle origini: andare oltre la destra e la sinistra. Mi riferisco per esempio alla “socializzazione delle imprese” e al “diritto a non emigrare”. È ancora quella, la spinta fondamentale?
Non è un programma, è un punto di partenza di idee. Se viene chiamato programma poi si dice che abbiamo fatto un partito. E invece no, è un’associazione culturale. Sul merito da te sollevato, io non mi sento né di destra né di sinistra, come immagino anche Alessandro. Ma non lo dico come posizionamento politico, ma proprio come questione ideologica, come forma mentis. Noi analizzeremo e approfondiremo con persone esperte un argomento, e su questa base elaboreremo una posizione che andremo a divulgare.
La descrizione che mi hai fatto è, sostanzialmente, di un think thank, ma con in più l’attivismo, visto che da maggio nasceranno le cellule locali. Da ex responsabile locale del M5S, pensa che al tuo ex movimento sia mancato in passato soprattutto un pensiero strutturato?
Deve immaginarsela, anche proprio come struttura associativa, come un luogo di sviluppo del pensiero. Tendenzialmente, quando si parla con un politico, gli si chiede tot cose, e lui risponde a tutto con frasi pre-impostate. Noi, non dovendo creare consenso per presentarci alle elezioni, possiamo dedicarci a costruire quei temi per dare risposte realmente esaustive. Quelle proposte che lei ha letto sono frutto di anni di riflessioni, non è una roba nata ieri. Quanto al M5S, non credo che fosse una questione di pensiero strutturato, perché era una forza politica nuova, serve sempre il tempo necessario per strutturarsi anche a questo livello. Ma sicuramente ci sono stati dei problemi organizzativi e alcune scelte politiche che non ho condiviso. Ma ora è tempo di guardare avanti.
A proposito di novità. Elly Schlein, la nuova segretaria del Pd, è indubbiamente una novità nella politica italiana. Autentica o falsa?
Posso risponderle che non mi convince.
Quindi non è una vera novità?
Per me, no.