Il Comune di Milano ha pubblicato un bando per cercare un Social Media Manager che si occupi della gestione dei loro social 7 giorni su 7, dalle ore 9 alle ore 19.30, con pausa pranzo? Forse no. Perché se ci sarà un’allerta della Protezione civile, la pubblicazione del post social dovrà essere garantita entro massimo un’ora e così anche durante le festività, il sabato e la domenica. Inoltre, ci sono anche i turni nelle giornate festive e pre-festive del 31 dicembre e 1° gennaio, leggasi Capodanno, del 25 aprile, leggasi Festa della Liberazione, ma non del SMM, del 1° maggio, Festa dei Lavoratori, ma si lavora comunque e del 2 giugno, dove quasi tutti fanno festa tranne il Social Media manager. In questi giorni si richiede un presidio e che vengano garantite le pubblicazioni. Si richiede anche un’elevata specializzazione tecnica e ovviamente una comprovata esperienza di almeno 2 anni, una laurea, ma anche un master, un livello avanzato di lingua inglese scritta e parlata, ottime capacità di scrittura, conoscenza di strumenti di editing di immagini e video; tutto questo per un contratto a tempo determinato di 6 mesi, ma con partita IVA e cioè senza malattie, ferie e oneri previdenziali che spetterebbero a un dipendente. Perché quello offerto è un lavoro da dipendente, con un orario da dipendente (la disponibilità richiesta non permette di avere un altro lavoro) ma con un contratto da freelance. Che di free non ha proprio nulla.
Se questo già non bastasse per essere considerati degli schiavi social, per le 900 ore di lavoro richieste verrà corrisposto uno sfarzoso compenso di 8.259,02 euro e cioè 9,17 euro l’ora. Ma con una partiva IVA con codice ATECO 731102, ovvero Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari (tralascio il fatto che i SMM non hanno ancora un codice ATECO dedicato), supponendo che sia a regime forfettario, dovrai pagare: 1689,75 euro di contributi INPS gestione separata e 322,10 euro di imposta sostitutiva al 5%. Ed ecco qui che la tua paga netta oraria sarà di € 6,94 l’ora.
In una città come Milano, dove tutto costa come un rene e considerando che ne abbiamo solo due, il povero SMM potrebbe rimanere in vita solo due mesi. Il problema risiede in un approccio vetusto a un mestiere neanche più tanto nuovo, ma ancora sottostimato. E anche se il bando recita “i social network sono divenuti uno strumento irrinunciabile per il dialogo e il confronto fra i cittadini e la Pubblica Amministrazione”, nei fatti, l’unica cosa a cui non si rinuncia è la precarietà di chi li gestisce. Come Social Media Manager e come Presidente dell’Associazione Nazionale Social Media Manager mi scontro tutti i giorni con questa visione semplicistica del nostro lavoro e con questo tipo di proposte che non definirei lavorative.
Sia le aziende che le istituzioni vedono il Social media manager come una figura ibrida e non come un professionista, vogliono una persona competente, ma non vogliono pagarla adeguatamente. Vogliono una persona con esperienza, ma giovane, perché considerano i social network un mezzo nuovo, quando in realtà Facebook è arrivato in Italia nel 2008, ben 14 anni fa. E questo è il Comune più all’avanguardia, pensate gli altri. Inoltre, gestire i social della Pubblica Amministrazione è ancora più complesso rispetto al settore aziendale. C’è bisogno di maggiori competenze, una proprietà di linguaggio adeguata, capacità di customer care, di analisi situazionale e anche nozioni di psicologia sociale. Se avete tutte queste capacità e volete provare l’ebbrezza della precarietà a Milano potete candidarvi, ma dovete fare in fretta perché il bando scade il 23 novembre. E io sono sicuro che in molti parteciperanno alle selezioni del Comune di Milano, anche solo per poter inserire nel CV di aver lavorato per il sequestratore milanese.
Perché Milano non deve morire. Ma tu sì.