Che siano vicende controverse come le recenti prese in giro agli utenti dalla pagina social dell’INPS, o strategie in grado di rivoluzionare la comunicazione di un’Agenzia di Pompe Funebri come Taffo, sembrano susseguirsi nel quotidiano le conferme a una tesi sempre più in rilievo: viviamo nell’epoca dei social media manager. Del tipo: datemi un account con almeno 10.000 followers e vi convertirò le folle a suon di post ironici, commenti intelligentemente citazionisti, trolling a fin di bene e like fidelizzanti.
L’ultima, divertente conferma ce la fornisce Unieuro, colosso italiano dell’elettronica. Il suo annuncio di una “offerta che si commenta da sola” tramite banner Facebook viene subito seguìto da una raffica di commenti a firma della stessa pagina: “Unieuro fa davvero le migliori offerte del mondo”, “proprio quello che mi serviva”, “straconsigliata”, “sono un utente di Facebook imparziale e secondo me siete i migliori”, “Meglio che mi affretti ad acquistarla prima che questa offerta oggettivamente imperdibile faccia gola anche ad altri…”, “Super!”.
Un soliloquio? Affatto, anzi un’interazione che ha pochi precedenti per la pagina e in linea generale per il versante social di una catena di elettrodomestici. 14mila like, 6mila condivisioni e migliaia di commenti (anche) degli utenti, che mostrano enorme gradimento e seguono il siparietto social per ore, garantendo una cassa di risonanza enorme al marchio.
Negli stessi scambi emerge come il tutto sia gestito dall’agenzia di comunicazione che cura la pagina Facebook, che di fatto – altro elemento che viene fuori dai divertiti batti e ribatti – sono appena 3 persone: ”Siamo in 3 in call a gestire questa storia. Aiuto.” Ebbene, paradosso o delizia dell’epoca, a raccontare un marchio e delinearne l’immagine pubblica oggi sono, più di tutti, tre esterni all’azienda in call dalle loro case: sono i social media manager.