Mario Giordano ha colpito ancora: questa volta, a farne le spese è Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia e meloniano di ferro, condannato in primo grado a 8 mesi di detenzione per rivelazione di segreto d’ufficio nel caso dell'anarchico Alfredo Cospito. Ma anche uno dei più eclatanti gaffeur della compagine di governo, non di rado finito nel calderone mediatico dei nomi papabili di una prossima purga di governo in stile Sangiuliano: "Lei è il Babbo Natale della stampa" spara Giordano, riferendosi alle vagonate di "regali" consegnati ai giornalisti negli ultimi due anni e mezzo. Giordano scrive di aver difeso più volte Delmastro - e con lui, tutto il governo Meloni - ma oggi nella "cartolina" comparsa sulla Verità, il giornalista sembra lasciar intendere che la pazienza sia arrivata al limite. Specie dopo le ultime dichiarazioni del sottosegretario sulla riforma della giustizia. Sul finire della scorsa settimana Delmastro era stato intevistato dal Foglio, a cui aveva espresso forti perplessità sulla riforma voluta dal ministro Carlo Nordio. In una conversazione definita "confidenziale" fatta al giornalista del quotidiano romano, il membro di FdI avrebbe detto: "Dare ai pubblici ministeri un proprio Consiglio duperiore della magistratura (Csm) è un errore strategico, l’unica cosa figa della riforma è il sorteggio dei togati al Csm, basta”. Insomma, l'unica delle tre grandi riforme promessa dal governo meloni - premierato, autonomia differenziata e giustizia - che mantiene probabilità di successo picconata dall'interno dal sottosegretario a quello stesso ministero: "Mi scusi ma più che Delmastro ormai lei sembra Delcastro - continua Giordano - nel senso che con il suo comportamento finisce per castrare sul nascere anche le cose giuste. [...] Possibile che non abbia ancora capito alcune regole fondamentali, come per esempio quella che se lei parla con un giornalista, c'è altissima probabilità che il giornalista scrive quello che lei ha detto?". Eh sì, perché le parole del sottosegretario sono schizzate ovunque in un batter d'occhio, scatenato una valanga di reazioni politiche e richieste di dimissioni, soprattutto dall’opposizione. Un effetto valanga a cui lo stesso Delmastro aveva provato a porre una pezza parlando di “forzata distorsione della realtà" da parte dei media. A intervenire per smorzare le tensioni è stato anche il ministro della Giustizia Nordio, che ha definito la vicenda una “enfatizzazione giornalistica” di un confronto interno ormai superato.


Delmastro, come detto, è diventato un figura sempre più ingombrante dal punto di vista mediatico, minando più volta quel fragile equilibro che Giorgia Meloni sembra aver costruito attorno al suo governo. Un equilibrio determinato non dalla competenza dei miglio, ma dalla fedeltà di parenti e amci della prima ora, di coloro i quali hanno nutrito il progetto di Fratelli d'italia sin dalla fondazione nel 2012. D'altronde, Delmastro è partito dalla segreteria del Fronte della Gioventù, il movimento giovanile del Movimento sociale italiano, ed è sempre stato parte dell'anima dei "duri e puri" di FdI. Ma questo continua a bastare? Tra le continue empasse create al governo pesa, su tutte, la già citata condanna in primo grado a 8 mesi di detenzione per rivelazione di segreto d’ufficio, a cui Delmastro ha risposto escludendo ogni ipotesi di dimissioni e incassando il sostegno ufficiale di Meloni. Ma il sottosegretario è anche quello dell'orgasmo securitario sull'uso della forza da parte delle forze dell'ordine, quando si sbottonò dicendo che "per me è un’intima gioia l’idea di far sapere ai cittadini come incalziamo e non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato”, parlando dei detenuti per mafia. O quello che partecipò insieme al deputato di FdI Emanuele Pozzolo al Capodanno durante il quale partì il famigerato colpo che ferì il compagno della figlia del proprio capo scorta. Fino all'ultimo episodio, questa volta quasi un'ostentazione adolescenziale: "se pubblica una foto sui social con una sigaretta accesa sotto il cartello "Vietato fumare" c'è un'altissima probabilità che le facciano il culo a babbuino", continua Giordano, che conclude: "immagino che si comporta così solo per amore della stampa. Perciò le scrivo questa cartolina: per ringraziarla. Ma anche per darle, sommessamente, un suggerimento: se le piacciono così tanto i titoli dei giornali, la prossima volta entri in una redazione. Non in un governo".

