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Il Vaticano riapre il caso Emanuela
Orlandi. Il giornalista Massimo Lugli:
“Sarà fuffa anche questa inchiesta”
e sulle accuse a Benedetto XVI:
“Non credo proprio. Nessuna prova”

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

10 gennaio 2023

Il Vaticano riapre il caso Emanuela Orlandi. Il giornalista Massimo Lugli: “Sarà fuffa anche questa inchiesta” e sulle accuse a Benedetto XVI: “Non credo proprio. Nessuna prova”
Il Vaticano riapre l'inchiesta su Emanuela Orlandi e scoppia la bufera. Il tempismo non è sospetto? Benedetto XVI c'entrava qualcosa? La pista della banda della Magliana è ancora valida? Arriveremo alla verità sul sequestro, se sequestro è stato, della Orlandi? La riapertura del caso è un avvertimento per padre Georg? Ecco cosa ne pensa il giornalista ed esperto di cronaca nera Massimo Lugli

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

La riapertura del caso di Emanuela Orlandi è la notizia esplosiva che sta mandando in tilt i giornali e i social. Sulla scorta della serie Netflix Vatican girl, la storia della sparizione di Emanuela Orlandi ormai 40 anni fa era stata ripresa da giorni. La scelta del Vaticano di aprire una nuova indagine dopo lo stop nel 2015, subito dopo la morte di Benedetto XVI, ha però destato qualche sospetto. Che il Papa Emerito fosse tra le persone coinvolte? Che abbia insabbiato tutto e ora sia possibile parlare? Oppure più che il Papa emerito, la scelta vorrebbe minare la credibilità di padre Georg Gänswein, segretario di Benedetto XVI per vent’anni, dopo alcune sue uscite molto critiche contro Papa Francesco. Non solo. Ci si chiede quali piste questa nuova indagine andrà a riprendere, quella della banda della Magliana o quella del gruppo di pedofili dentro la Chiesa? E quanto ne sapeva Papa Giovanni Paolo II a quel tempo? Abbiamo chiesto al giornalista ed esperto di cronaca nera Massimo Lugli, che nel corso della sua carriera ha potuto seguire da vicino la vicenda, di chiarire tutti questi punti e di dirci cosa pensa accadrà con questa nuova inchiesta.

Massimo Lugli
Massimo Lugli

La scelta di riaprire il caso Orlandi è arrivata a pochi giorni dalla morte di Benedetto XVI. Il tempismo non è sospetto?

Ti dico in tutta franchezza che l’ho pensato, anche se sono poco incline a questo genere di dietrologie. Effettivamente, però, la posizione di Papa Francesco, come sottolineano alcuni vaticanisti, si è leggermente indebolita con questa vicenda della morte di Papa Benedetto XVI e sicuramente ha parecchie persone avverse dentro le mura vaticane. Quindi potrebbe anche essere che lui abbia optato per un’operazione di trasparenza. La famiglia di Emanuela accusa da tempo il Vaticano di non aver dato accesso a certi documenti e mi sembra che la scelta di riaprire il caso voglia rispondere a questo. Ma non credo molto nella volontà di arrivare alla verità, semplicemente perché la verità non si saprà mai.

Potremmo quasi definirla una scelta politica per risollevare le sorti dell’attuale papato?

Non è che il Pontificato sia in crisi, per carità. Ma non riesco a immaginare altro. Di elementi nuovi non ce ne sono. Anzi, forse non ce ne sono mai stati. Tutto quello che è emerso in questi quarant’anni è fuffa. E anche questa inchiesta sarà fuffa. Sono pronto a mettere la mano sul fuoco e giocarmi la pensione. Questa riapertura non porterà a niente.

Non è comunque un passo in più rispetto agli sviluppi fermi al 2015?

Tutto quello che si muove verso una verità ha un senso e mi fa piacere soprattutto per Pietro Orlandi che potrebbe togliersi dei dubbi. Ma tutto qua.

Da quanto è emerso in questi anni si può parlare di un collegamento tra la vicenda di Emanuela Orlandi e Benedetto XVI?

Assolutamente no, non ci credo proprio. Che poi nel Vaticano ci sia proprio una formazione culturale che porta a tenere le cose nascoste, sì. Ma che Ratzinger fosse a conoscenza di chissà quali misteri, no. Io vedo la vicenda di Emanuela Orlandi come molto più semplice.

Cioè?

Una storia di pedofilia. Credo più alla versione di Gabriele Amorth su una specie di cricca di pedofili in Vaticano che però non era appoggiate al Papa o a chissà chi. Inoltre credo che sia morta subito. Non credo proprio che Emanuela sia rimasta viva per più di qualche giorno.

Benedetto XVI
Benedetto XVI

Anche il sequestro dunque avrebbe poco fondamento?

Non c’è nessuna prova. Quelli erano gli anni dei sequestri di persona e i sequestratori mandavano sempre una foto con il giornale per dimostrare che stavano trattando con un ostaggio vivo. Ma qui non c’è nessuna trattativa nella realtà. Ci sono state le telefonate molto inquietanti dell’americano, che però anche quello secondo me erano un depistaggio su cui purtroppo non si è mai riusciti a lavorare. E da quella pista saremmo potuti risalire, magari, alla verità. Il resto sono tutte stupidaggini.

Se cade l’ipotesi del coinvolgimento di Ratzinger cade anche l’ipotesi che la scelta di riaprire il caso sia un avvertimento contro Papa Georg, affinché eviti di alzare un polverone?

Mi sembra una lettura molto alla Dan Brown francamente. Non avrebbe motivo. Ma poi, francamente, ti sembra che cose del genere vengano realizzate in modo così plateale e pubblico? A me sembra più un messaggio rivolto alla famiglia e ai media francamente.

La scelta di riaprire il caso è stata condizionata anche dalla docuserie Vatican girl?

Sì, è possibile.

Quindi la serie potrebbe aver avuto un ruolo giornalistico in questo caso.

Sicuramente ha riportato l’attenzione sul caso. Però non credo che ora che si ripartire con l’inchiesta verrà fuori nulla. Anche perché non c’è nulla da scoprire.

Come?

Ti pare che se avessero organizzato un complotto poi avrebbero le carte segrete in giro? Ma ti pare pensabile che le monache abbiano ospitato una sequestrata per mesi e poi hanno redatto una bella nota spese per giustificare la cifra che avevano impiegato? Non funziona così- C’è anche il fattore tempo.

Sono passati 40 anni…

Non è mai successo che a distanza di così tanto tempo un caso del genere si risolvesse.

Papa Francesco e padre Georg Gänswein
Papa Francesco e padre Georg Gänswein

Nel tuo articolo di oggi hai ricordato che è stata la preghiera di Giovanni Paolo II ad aver dato respiro nazionale alla notizia della scomparsa di Emanuela Orlandi. Quindi in qualche modo le massime autorità della Chiesa sembrano aver agito proprio per non seppellire la notizia. Dunque neanche Papa Woytila era coinvolto.

Credo proprio di no. Non ci vedo un complotto di Stato. Al massimo qualche cardinale potrebbe aver partecipato, ma a titolo personale, sicuramente no in virtù del loro ruolo. L’appello di Giovanni Paolo II venne su pressione della famiglia e fino a quel momento noi giornalisti avevamo trattato la notizia solo come l’ennesimo caso di sparizione.

Sulla pista della banda della Magliana invece?

Non credo neanche in un loro coinvolgimento diretto. Che poi enrico De Pedis possa essere stato avvicinato da qualche suo aggancio in Vaticano per far sparire il corpo è possibile. Siccome De Pedis era l’unica testa pensante di quella banda, è possibile che si sia tenuto tutto per sé e dunque che il mistero sia stato seppellito con lui. Ma di sicuro non l’hanno seppellita nella Basilica di Sant’Apollinare. Questa è una tesi che ha fatto ridere la squadra mobile per anni. Chissà dov’è finito quel cadavere. Ormai sono morti tutti.

Si è parlato di un dossier Emanuela Orlandi stilato da padre Georg, il segretario di Benedetto, e di un silenzio imposto da alcuni cardinali al Pontefice. Che ne pensa?

Una versione romanzata. Ma poi ancora con questi dossier. Tu immaginati un Papa che si fa fare la relazione scritta di una cosa del genere. Che poi all’interno del Vaticano qualcuno si sia interessato e abbia fatto delle inchieste è un altro conto, ma da qui al nascondere chissà quale verità ce ne passa.

C’è chi ha collegato, e lo ricorda in questi giorni, il caso Orlandi a quello di un’altra ragazza, Mirella Gregori, per saldare la tesi del coinvolgimento della Chiesa ai piani alti.

Fu l’avvocato Gennaro Egidio ad accostare i due casi. Prima nessuno aveva mai parlato di Mirella Gregori. Siccome escludo un collegamento tra i due casi, questo dimostra che le ragazze scomparivano, tante. Quasi sempre assassinate.

Emanuela Orlandi
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