Le voci attorno alla figura di Gino Cecchettin sembrano non volersi mai placare, come se tutti vedessero, dietro ogni sua mossa, la volontà di essere lui al centro dell'attenzione, piuttosto che quella di far luce o comunque di provare a trarre qualcosa di costruttivo dalla tragica morte di sua figlia Giulia. L'ultima vicenda che lo riguarda e che non è di certo passata in sordina è stata quella di scegliere un'agenzia di comunicazione per affiancarlo e guidarlo in questo momento di grande caos mediatico. Di comunicazione e di media legati alla tragica morte di un familiare (il fratello Stefano) ne sa sicuramente qualcosa Ilaria Cucchi, che abbiamo intervistato proprio su questo. Ma non solo.
Gino Cecchettin ha deciso di affidarsi a una agenzia per la comunicazione, le sembra una scelta giusta o un po' troppo mediatica, se non addirittura – come dice qualcuno – fuori luogo?
Io credo che davanti al dolore nessuno di noi sia nella posizione di poter giudicare cosa è giusto e cosa è sbagliato. Io, personalmente, non mi sono affidata a nessuno, ma non mi sento assolutamente di giudicare né tantomeno di criticare il padre di Giulia Cecchettin, che sta vivendo momenti estremamente difficili, che posso ben comprendere. Quello che posso dire è che è fondamentale per una famiglia, in questi momenti, ricorrere, anche suo malgrado, alla comunicazione e all'utilizzo dei mezzi di informazione. Ribadisco suo malgrado, perché penso che l'ultima cosa che Gino Cecchettin desiderasse nella vita fosse quella di doversi rivolgere a un'agenzia di stampa per poter gestire la comunicazione sulla morte della propria figlia. Io non ci ho mai neanche lontanamente pensato, ma questa è una seconda violenza alla quale, troppo spesso, i familiari delle vittime sono sottoposti.
E lei perché non ha mai pensato a un'agenzia di comunicazione?
Non ne ho avuto la necessità. Punto primo perché non era proprio nelle mie corde, anche se, ripeto, ognuno reagisce a modo proprio. Poi io ero presa dalle indagini che non volevano aprire e dai depistaggi di cui poi siamo venuti a conoscenza. Quindi, avevo tutta una serie di altre necessità che mi tenevano stretta lì e avevo io stessa, con mio padre, le prime investigazioni difensive da fare sul posto, per dimostrare che Stefano non era morto di suo e poi, devo dirlo, avevo un ottimo consigliere, che era il mio avvocato, Fabio Anselmo (l’attuale compagno).
Ha fatto bene la sorella di Giulia Cecchettin, Elena, a parlare di patriarcato e a farne una questione politica?
Sì, perché è un problema rispetto al quale non si può più fare finta di niente, rispetto al quale non si può più dire che sono episodi isolati, ma bisogna affermare e riconoscere che sono frutto di una cultura patriarcale, punto. Se poi dopo è stata strumentalizzata la sua affermazione mi dispiace per chi l'ha fatto. Oltretutto Elena ha avuto anche un enorme coraggio nel metterci subito la faccia, a testa alta e senza mistificazioni.
Crede che Gino Cecchettin, se decidesse di candidarsi, farebbe bene? O sarebbero più le critiche rispetto al messaggio che potrebbe mandare?
Ritengo che quella sarà una scelta soggettiva. Quello che posso dire è che lui ora si troverà ad affrontare un processo che assorbirà tutte le sue energie e sappiamo che sono anche questi, ahimè, quelli per le vittime di femminicidio, processi tutt'altro che semplici. Già si sta provando a mistificare la realtà e a dire che l'assassino di Giulia aveva dei problemi mentali, che non era in sé. Purtroppo, ne vedremo e ne sentiremo tante anche in questo caso. Credo che ci vorranno moltissime energie.
Lei come si sente di rispondere a chi dice che lei ha strumentalizzato la vicenda di suo fratello Stefano per poi farsi pubblicità?
Rispondo loro che è vero, toglierei la parola pubblicità. È vero che io ho strumentalizzato mio fratello e pretendo di continuare a farlo, perché è servito, in primis, per far emergere la verità sulla sua vicenda, e in secondo luogo per accendere un faro su situazioni del genere. Mi piace ricordare sempre da dove vengo, io non sono nessuno e mio fratello è morto come ultimo tra gli ultimi, ed è diventato, suo malgrado, proprio perché sua sorella lo ha strumentalizzato, la voce di tutti gli altri ultimi. Quindi ritengo che la sua morte e la nostra sofferenza non siano stati inutili e fini a sé stessi.