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Elena Cecchettin in cover su L'Espresso è una paraculata? (E no, non è come Ilaria Cucchi)

Moreno Pisto

22 dicembre 2023

Il simbolo Elena Cecchettin non basterà, care femministe. Perché servono azioni concrete non soltanto copertine. Dove siete quando si tratta di protestare per i femminicidi di Stato in Iran? O quando si tratta di scandalizzarvi per le altre Giulia che non considerate perché non diventano trend sui social? O quando si tratta di lottare in Parlamento per leggi che potrebbero davvero cambiare le cose? Meglio le battaglie social di quelle reali?

di Moreno Pisto Moreno Pisto

Ti uccidono la sorella e tu diventi la persona dell'anno. C'è qualcosa che mi ha lasciato contrariato, perplesso, in questo nesso, è da ieri che ci penso, da quando ho visto che L'Espresso ha dedicato la copertina a Elena Cecchettin, sorella di Giulia. C'è qualcosa che mi sfugge nel far diventare Elena un simbolo. L'uomo della strada dice: come Ilaria Cucchi. Ma Ilaria Cucchi lottava contro il silenzio delle istituzioni, contro delle ingiustizie, in questo caso non c'è alcun silenzio, in questo caso servono azioni concrete più che da copertina.

Chiariamoci, giornalisticamente l'operazione fatta da L'Espresso è da applausi. Fa parlare. E se un magazine riesce a far discutere chapeau. Ma, ma, ma quanta sostanza c'è? Elena Cecchettin si può davvero ritenere un simbolo di una rivoluzione culturale? Una rivoluzione culturale che per ora è più che altro marketing, lo vogliamo dire una volta per tutte?

Elena Cecchettin in cover sull'Espresso
Elena Cecchettin in cover sull'Espresso

Per cambiare mentalità davvero, per cancellare dalla terra qualsiasi femminicidio, ci vogliono atti concreti e quotidiani. E invece: dove erano le femministe in questi giorni che Samira è stata impiccata all'alba dai mullah iraniani dopo anni e anni di carcere in condizioni disumane purché si era ribellata a un matrimonio imposto quando era ancora un adolescente? Dove sono le femministe tutte le volte che una donna iraniana veniva uccisa e maltrattata per ribellarsi al regime? Dove sono le femministe quando c'è da ribellarsi al femminicidio di Stato, quello vero? Cos'è, siccome non c'è il trend, siccome non porta follower non vale la pena parlarne e fare post? Meglio parlare delle schwa? Dove sono le femministe quando c'è da scandalizzarsi sul caso di Saman, dove l'esecutore materiale dell'omicidio, suo zio, ha preso soltanto 14 anni? Eppure non vedo nessuno incatenarsi davanti alle ambasciate, vedo in tantissime però dire delle cazzate inenarrabili sui social. Ma senza andare dall'altra parte del mondo o a toccare l'Islam radicale dove sono le femministe in questi giorni quando altre Giulie come Vanessa, 26 anni, incinta, viene uccisa dal suo ex compagno che era già stato segnalato alla Procura e ora la Procura ammette di aver sottovalutato il caso?

Elena e Giulia Cecchettin
Elena e Giulia Cecchettin

Siccome non c'è stata l'indignazione mediatica è meno grave? E dove sono le femministe quando si tratta di portare avanti l'impegno costante quotidiano di stare dietro alle leggi che potrebbero essere approvate in Parlamento? Quello della Maiorino del M5S per istituire un reato nel codice militare penale per la violenza sulle donne che da quando le donne sono entrate nell'esercito 20 anni fa non è mai stato fatto, come Valeria del Pd che ha proposto una legge sulle molestie nel luogo di lavoro (404mila denunce solo negli ultimi due anni). E dopo il provvedimento farsa di Valditara che rende l'educazione affettiva facoltativa di poche ore l'anno solo per scuole superiori e con il consenso dei genitori, praticamente una bufala, avete sentito proteste o battaglie concrete? No. E dove sono le femministe quando c'è da coniugare, per le madri, lavoro e famiglia, una situazione di una difficoltà estrema tant'è che sono sempre e solo le madri a lasciare l'impiego? E dove sono quando c'è da fare una profonda critica alla società attuale per favorire le donne che vogliono avere figli, visto il drammatico calo delle nascite? Spariscono tutte.

Ora, quindi, questa copertina è un'arma a doppio taglio: perché o seguono azioni concrete, un'attenzione concreta oppure del padre di Giulia che va da Fazio e della sorella in posa sull'Espresso ci facciamo poco, è solo marketing, solo una pregevole paraculata giornalistica, ma fatta sulla pelle di una ragazza uccisa. E questo sarebbe davvero, francamente, troppo.

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