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Sala che si vanta dei “tornelli anti-maranza” nelle metro se la prende con i poveri. Perché non pensa ai veri problemi di Milano?

  • di Michele Monina Michele Monina

4 gennaio 2024

Sala che si vanta dei “tornelli anti-maranza” nelle metro se la prende con i poveri. Perché non pensa ai veri problemi di Milano?
Beppe Sala, il sindaco di Milano, si vanta dell’istallazione dei nuovi tornelli a grandezza d’uomo della metropolitana, uno strumento per combattere i tanti “maranza” che scavalcano senza pagare il biglietto. Ma davvero, con tutti i problemi del capoluogo lombardo, il primo cittadino dovrebbe prendersela con i più poveri?

di Michele Monina Michele Monina

Ci risiamo. Ormai non possiamo più neanche consolarci con l’effetto sorpresa, è tutto infilato dentro un cliché che procede su binari prevedibili, come tutti i binari. Il 2024 è iniziato da uno zot e ecco che Beppe Sala, il sindaco di quella Milano che giorno dopo giorno assomiglia sempre di più a Gotham City, anche a Capodanno, che nonostante l’assenza di concerti gratuiti per chi di andare ai cenoni non se lo poteva permettere è stata ostaggio delle gang (ha un bel dire l’ex capo Gabrielli che la sicurezza a Milano è più un problema percepito che reale, centosettesima posizione su centosette in fatto di sicurezza nella classifica del Sole 24 Ore), ha ben pensato di uscirsene con una delle sue fanfaronate da guida spiriturale di una città sempre più votata a un individualismo sfrenato. Eccolo sulle stories di Instagram a vantarsi, alla Maurizio Milani, dei supertornelloni alti due metri e trenta posizionati sulla Mm3 di San Donato, linea gialla, atti a impedire ai soliti furbetti di passare senza pagare il biglietto. Storie su storie, per altro, con foto che mostrano dettagli, alternate a foto di maranza che saltano i vecchi tornelli, maranza destinati a veder vanificati i propri metodi da portoghesi. Cioè, Beppe Sala, il sindaco che ha svenduto la città agli immobiliaristi, è questione di giorni che piazzale Loreto, uno degli snodi fondamentali del traffico milanese, venga chiuso per dar vita ai cantieri che regaleranno alla cittadinanza, si fa per dire, una piazza sotterranea disposta a terrazzi, di proprietà privata, il sindaco che ha tolto i parcheggi per lasciar posto ai tavoli da ping pong in stile Nolo, le auto elettriche indicate come il futuro prossimo, nonostante la medesima classifica del Sole 24 Ore indichi Milano come la quarantunesima città per sostenibilità, il sindaco che palesa i suoi calzini arcobaleno, lui l’inclusivo verso la comunità lgbtq+, almeno in merceria, come quella verso gli extracomunitari, almeno quelli di seconda generazione, che va in piazza Selinunte, per parlare con i trapper del Seven 7oo, ha come massima priorità oggi come oggi impedire che qualcuno prenda la metropolitana senza pagare il biglietto, che da quando lui è sindaco ha subito un aumento del prezzo di settanta centesimi, non esattamente due spicci. Sì, il problema di Milano, a gennaio 2024, è avere tornelli troppo bassi, è chiaro a tutti. E dire che, servissero dei suggerimenti, è sotto gli occhi di tutti che a Milano, oltre che la sicurezza, ci sarebbe questo piccolo problema del caro case, con l’acquisto che al metro quadro tocca cifre come in nessun’altra città italiana, e che in affitto, in piazzale Leonardo si vedono ancora le tende di Decathlon degli studenti, sono ormai appetibili solo per chi ha alle spalle famiglie ben facoltose. Basterebbe degnarsi di fare un salto magari dalle parti proprio di Piazzale Leonardo non solo per lamentarsi delle bottigliette di Peroni lasciate dopo le feste del sabato sera.

I maranza di Milano
I maranza di Milano

Ma figurarsi se il sindaco che è salito a Palazzo Marino per aver preso in mano l’Expo voluto dalla Moratti si può preoccupare davvero per gli ultimi, lui che le periferie le ha viste forse in fotografia, magari in una bella mostra a Fondazione Prada, non certo andando a visitare quei quartieri che ancora non hanno un nome figo, appunto, come North of Loreto. Meglio prendersela con chi il biglietto magari non può permettersi di pagarlo. Certo, se tutti pagassero, è il vecchio adagio che si applica a chi non paga le tasse, tutti pagheremmo meno, ma non è previsto che il prezzo del biglietto prima o poi possa tornare indietro, anzi, dopo aver fatto la lotta alle auto Euro 5, anche lì, non certo di chi si può permettere gli ultimi modelli, magari una bella Tesla, con l’Area B, ecco un bell’aumento dell’Area C, pari al 50% della tariffa giornaliera, passata da cinque a sette euro e mezzo, il miraggio di Londra sempre fisso davanti agli occhi. Una sorta di strabismo davvero fastidioso, quello che deve aver colto Sala, che di colpo si è distratto dalle tantissime problematiche che negli ultimi anni hanno affossato la qualità della vita a Milano. Prova a prendere un taxi, a uscire di sera se sei una donna o parte della comunità lgbtq+, ma magari anche se sei un ometto eterosessuale non munito di serramanico, prova a cercare di comprare casa, o affittarne una, senza dover vendere un rene sul dark web. Lui punta al green, sostituendo parcheggi e strade percorribili con le auto in quelle vie che sono snodi centrali, con piste ciclabili spesso destinate a non congiungersi con altre piste ciclabili. Lui punta a raccontare una città vincente, europea, all’avanguardia su tutti i fronti, anche quando la realtà gli mostra, o quantomeno mostra a tutti i milanesi, un quadro assolutamente diverso. Un quadro simile più a un dipinto di Bosch o di Goya, apocalittico e infernale, mentre ai suoi occhi è tutto smaltato e fluo, o forse stilizzato come nei tanti murales che gli Ortica Noodles hanno fatto in giro per la città, anche lì con lo scopo, immagino inizialmente assolutamente non perseguito, di gentrificare le periferie, pronte poi a essere tirate a lucido e rivendute come nuove ad altri immobiliaristi e fondi di investimento. Altro che tornelli alti oltre due metri per impedire di passare senza biglietto, con tanto di sensori capaci di beccare chi si accodasse dietro chi il biglietto l’ha fatto, come a volte capita di vedere col telepass. Come se si volesse provare a risolvere il problema della forfora su chi è destinato a essere decapitato con la ghigliottina. O forse su chi è già stato decapitato alla ghigliottina.

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Belle Sala

Del resto Sala è a metà del suo ultimo mandato, e si vocifera che ci sia già qualche consiglio di amministrazione dorato in quel di Dubai ad attenderlo, le Olimpiadi invernali del 2026 ultimo salto prima di planare altrove, chi se ne frega se nel mentre Milano sarà qualcosa di molto simile alla Manhattan devastata di 1997: Fuga da New York. O peggio, proprio a quella Gotham City che lui stesso ha in qualche modo indicato come perfetto modello per la attuale Milano, quando ha deciso di fare quella buffonata del video che ha anticipato il ritorno roboante dei Club Dogo, in compagnia di Claudio Santamaria. Lì, però, a Gotham City, il più ricco di tutti almeno si spende in tutti i modi per prendersi cura dei più deboli, poco conta che lo faccia più spinto da spirito di vendetta che da solidarietà, qui, a occhio, i più ricchi si mangeranno quel poco della città che ancora non è stata messa in vendita, mentre i tutori della legge si occuperanno di chi prova a prendere la metropolitana senza pagare il biglietto. Spezzeremo le reni all’ultimo furbacchione, questo il nuovo motto di Palazzo Marino, in attesa che alle prossime elezioni la destra destra, quella che non indossa calzini arcobaleno perché almeno sulla coerenza tiene una linea dura, tornerà al governo pronta a togliere la polvere dai vecchi protocolli tanto cari a DeCorato e Albertini, Tolleranza Zero, le ronde, tutta quella paccottiglia lì. Passare dalla Milano da bere alla Milano che si beve chi salta i tornelli è un attimo, per dirla con Spadino di Suburra, a noi cittadini resta la consapevolezza che, come diceva Freak Antoni, quando Beppe Sala ci avrà fatto definitivamente toccare il fondo potremo sempre cominciare a scavare.

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