Senza troppi sosfismi e senza girarci intorno. Un uomo a processo negli Stati Uniti per eccesso di velocità verrà difeso da un avvocato-robot. Nonostante vi siano avvocati a ogni angolo di strada, per la prima volta a febbraio a tenere l’arringa non sarà un essere umano. O meglio, niente che saremmo disposti a considerare tale prima di sentirlo parlare. L’idea è venuta a Joshua Browder, un esperto di informatica laureato a Stanford, fondatore della startup DoNoPay, che in inglese significa “Non pagare”. Lo scopo è, infatti, proprio quello di assistere tutti coloro che non possono permettersi le spese legali e che hanno bisogno di assistenza gratuita. Non è stata rivelata la sede del processo, né il nome dell’imputato. Si sa solo che dovrà contestare il reato di eccesso di velocità, nella speranza di non dover pagare una multa che in Oregon può arrivare anche a 2mila dollari.
Il robot sarà una sorta di siri in camice scuro o in pettorina, un’Alexa della giustizia. All’imputato basterà presentarsi a processo con un telefono. Il robot ascolterà la formulazione dell’accusa e, vagliando precedenti e leggi in vigore, consiglierà al suo cliente la linea di difesa. Chiaramente è un primo tentativo, da applicarsi in casi ancora “meccanici”, in cui la giustizia spesso è mediata da avvocati troppo costosi. A dirlo è lo stesso Browder al New Scientist: «La mia innovazione riguarda il linguaggio legale, cioè quello che gli avvocati fanno pagare migliaia di dollari l’ora. Penso che gli avvocati che fanno questo, saranno sicuramente sostituiti dall’intelligenza artificiale».
La scelta di iniziare da un processo per eccesso di velocità è molto indicativa. L’idea, racconta in un video promozionale sempre Browder, nasce quando iniziò ad accumulare sempre più multe per il parcheggio che non poteva permettersi di pagare. Bene, ora basterà davvero poco: «L’obiettivo è combattere le corporazioni, sconfiggere la burocrazia e citare in giudizio chiunque con la semplice pressione di un pulsante». Ho concluso, vostro onore.