Per arrivare in cima sono serviti anni, oggi però la MotoGP è governata dalla Ducati, che da inizio 2022 esercita il suo potere in pista come un monarca di ferro. Il V4 dalla voce grossa spaventa il resto della griglia e un esercito di 8 moto in pista non si possono ignorare, così come non si può ignorare l’innovazione che lascia agli altri due opzioni soltanto: copiare o copiare subito. Ma non sarà sempre così. Le corse cambiano in fretta, basti pensare che fino a 10 anni fa se volevi una moto vincente dovevi chiederla ai giapponesi. O, quantomeno, loro ti avrebbero dato la certezza di una moto veloce ma non soltanto, perché quella moto sarebbe stata adatta a qualunque stile di guida. Cosa che oggi possono garantire esclusivamente a Borgo Panigale.
Ducati, con il titolo 2022, ha sfondato una porta su cui stava battendo i pugni da anni, mettendo sulla carta quella superiorità tecnica che nelle stagioni precedenti ha dimostrato di avere. Ora si è aperto un ciclo e dovranno essere bravi ad approfittarne, perché se è vero che la loro legislatura è appena cominciata è altrettanto vero che non hanno più di quattro anni per approfittarne. In seguito, quindi dal 2027, il regolamento cambierà ancora e verosimilmente verrà stravolto per premiare quello spettacolo tanto inseguito da Dorna tra gare sprint, parate e quant’altro. Basti pensare a quanto successo nel 2016, con l’arrivo di Michelin come fornitore unico e l’elettronica unificata tra i costruttori. Una rivoluzione.
Con tutte le probabilità i nuovi regolamenti coinvolgeranno pesantemente lo sviluppo delle moto. Oggi, a sentire i piloti, la mancanza di sorpassi (quando non ce ne sono) è dovuta a mezzi semplicemente troppo performanti: velocissimi sul dritto, precisi in frenata, stabili in uscita. E se lo spazio di frenata è breve, le possibilità di sorpasso si riducono. Se poi elettronica ed aerodinamica aiutano a tenere la moto con entrambe le ruote per terra non c’è da giocare con gas e freno posteriore e tutto risulterà più semplice. Così, ad esempio, Marc Marquez chiede meno tecnologia mentre Mauro Sanchini consiglia di togliere sia potenza che peso alle moto: con trenta chili e ottanta cavalli in meno la MotoGP volerebbe comunque, ma sarebbe senza dubbio meno pericolosa e forse più spettacolare.
Se Dorna, assieme alla FIM e all'MSMA (l’associazione dei costruttori in MotoGP) deciderà di intervenire così pesantemente sul regolamento non ci è dato saperlo. Quello che sappiamo invece è che fino al 2027 non ci saranno grossi sconvolgimenti e, fino a quel giorno, Ducati correrà con un vantaggio sugli altri. Un vantaggio che possono e devono sfruttare.