Durante l’ultima stagione, la Formula 1 aveva presentato un piano decisamente ambizioso per tentare di arginare il più possibile il suo impatto sull’ambiente. Il principale campionato mondiale automobilistico, che, come vuole la tradizione, prevede tappe in tutto il mondo, ha come obiettivo per il 2030 il net zero: avvero creare la condizione per cui per ogni tonnellata di CO2 che si diffonde nell’atmosfera se ne rimuove altrettanta, attraverso le energie rinnovabili. Durante il 2019, quando si gareggiò per l’ultima volta senza limitazioni imposte dalla pandemia, la Formula 1 causò emissioni dirette e indirette stimate in 256mila tonnellate di anidride carbonica. Una stima che soltanto per l’8% riguardava le corse e le attività che si svolgono nei circuiti durante i fine settimana di gara. Quindi, il grosso delle emissioni veniva generata dalla logistica, dai trasporti e dalle strutture operative. Alle 22 gare disputate durante il 2022, un vero record, ne sono state aggiunte altre due per un totale di 24 corse, che verranno disputate tra il 5 marzo e il 26 novembre. Considerando l’impegno ambientale assunto dalla Formula 1, il nuovo calendario non sembra affatto dirigersi verso la stessa direzione. Gli spostamenti in giro per il mondo saranno ancora più complessi. Si inizierà con due gare nella penisola araba, poi Melbourne, in Australia. Non solo, durante la stagione la Formula 1 tornerà per ben due volte nei paesi del Golfo Persico: l’8 ottobre correrà in Qatar, mentre il 26 novembre sarà nei vicini Emirati Arabi Uniti per l’ultima gara della stagione. Invece per il 30 aprile è in programma il Gran Premio d’Azerbaigian a Baku. La settimana dopo si correrà a Miami, poi la Formula 1 tornerà in Europa per delle gare tra Imola, Monaco e Barcellona. Poi tornerà in Nord America per correre a Montreal, in Canada, ripassando per l’Europa prima di andare in Asia.
Nel 2023 l’organizzazione della Formula 1 raggiungerà livelli di complessità mai visti prima, con un calendario che non tiene conto minimamente dei criteri geografici. I piani ambientali della Formula 1 sono divisi in due fasi. Entro il 2025 l’obiettivo è quello di ridurre le emissioni riducendo gli sprechi e ottimizzando materiali e abitudini. Invece, entro il 2030 è prevista la diffusione delle energie rinnovabili, e l’uso di biocombustibili nelle competizioni. Nessuna menzione a proposito dei trasporti e della logistica, sono vaghi accenni di una collaborazione con DHL, la multinazionale che assiste la Formula 1 durante i suoi spostamenti. La riorganizzazione dei calendari su base geografica rappresenta l’unico modo per ridurre le emissioni. Eppure tutto ciò rimane soltanto un’ipotesi, come spiega l’amministratore delegato della Formula 1 Stefano Domenicali: “È qualcosa su cui stiamo lavorando molto duramente, ma ci vorrà del tempo. Ci sono molte cose che devono essere considerate, compresi gli interessi commerciali e le richieste specifiche dei promotori”. A parlarne anche Ross Brawn, direttore generale della Formula 1: “Stiamo lavorando con il nostro partner DHL per trovare il modo di spostarci con un impatto molto minore sul pianeta. Una parte di questi ragionamenti riguarda la regionalizzazione dei calendari per mettere insieme le gare nordamericane, le gare europee, le gare mediorientali e le gare asiatiche. Ma non è un problema semplice da risolvere e ci vorrà ancora del tempo”.