Alla mia destra Francesco Poroli, Art Director e illustratore tra i più famosi e importanti del panorama. È uscito sul «The New York Times», «Il Sole 24 ore», «Style» e in molte altre testate. Segni particolari: una grande apertura mentale. Alla mia sinistra, semplicemente, una grande mente senza corpo, l’intelligenza artificiale Midjourney. Avevamo parlato di questi siti per creare immagini in un altro articolo, ma siamo andati più a fondo con un esperimento sui social, in cui abbiamo messo a confronto un’opera di Poroli e una creazione di Midjourney prodotta con le istruzioni che l’illustratore ci ha fornito per parlare della sua. Si trattava di una Casa su una spiaggia vuota di fronte a un mare calmo al tramonto, con una barca a vela all'orizzonte. La premessa è d’obbligo: che un illustratore di tale fama si esponga in questo modo non fa solo onore a Poroli, ma dimostra come i professionisti sappiamo guardare alla novità con consapevolezza e spirito di iniziativa. Chissà che Midjourney, o qualcosa di simile, non possa diventare un’alleata di chi, come Francesco Poroli, non deve certo temere la competizione.
Insomma, il sondaggio. Se n’era parlato tanto, alcuni artisti non sono disposti a considerare arte un’immagine partorita da un sito. Manca la mano (ed è proprio il caso di dirlo, trattandosi di un’intelligenza artificiale, scorporata). Ma ci farebbe bene ricordare la concezione che dell’arte aveva Renoir, ovvero di una forma d artigianato. E così come si usano torchi, pennelli e lime, che non sono altro che strumenti, allo stesso modo degli algoritmi e un certo grado di libertà della macchina possono diventare utensili nella cassetta degli attrezzi dell’artista. La mano, in altre parole, non è un fine in sé. I risultati del nostro sondaggio sembrano darci ragione. Abbiamo fatto votare le immagini senza dire quale delle due fosse il frutto dell’inventiva umana. Vince Midjourney, con la sua casa rossa, a metà tra Morandi e Rothko (si fa per dire). C’è da dire che alcuni elementi dell’opera di Poroli potevano risultare difficilmente comprensibili, non tanto nei contenuti, quanto nella forma. L’estrema semplicità geometrica dell’immagine dell’artista a molti sarà sembrata (come accadeva, per esempio, con i tagli sulla tela di Fontana) elementare, portando la gente a pensare: “Questo lo potevo fare anche io”. Ma non è così, e quel grado di semplicità e compostezza richiede molta competenza. Questo potrebbe aver spostato qualche voto sull’AI, che presentava un’immagine comunemente immaginata come più artistica (quasi che il colore fosse dato in modo materico, spesso, un colpo di pennello pesante, con colori non diluiti). Sta di fatto che Midjourney vince con una preferenza del 60% sull’opera di Francesco Poroli. Se un’AI vince contro un artista del calibro di Poroli, questo può voler dire solo una cosa: che molti critici di Midjourney e affini dovranno iniziare a ricalibrare il proprio giudizio, iniziando a immaginare un mondo dell’arte più variegato, all’interno del quale le idee non si realizzeranno più solo con tele, pennelli, tavolette grafiche e apple pen. Se l’artista c’è, saprà sopravvivere al nuovo, e anzi lo accoglierà con curiosità e apertura, proprio come ha fatto Francesco Poroli, affinché questa “sconfitta” (ma è solo un gioco), apra nuove porte e ci eviti l’imbarazzo di dover dire a chi si arrocca nelle proprie torri che, no, neanche gli artisti sono una casta immune al progresso.