A costo di snaturarsi. La notizia che Instagram cambia pelle pur di rimanere nella cerchia dei social che macinano numeri e consenso dell'utenza globale è una piccola lezione sulla spietata concorrenza nel mondo dell'economia 4.0. Un mondo dove l'obsolescenza delle formule di successo per la cattura del pubblico è più veloce persino dell'obsolescenza tecnologica e in cui, più che l'invenzione, a contare è l'imitazione della concorrenza con miglioria della formula. Ma sempre col rischio che altri imitino i nostri atout e li riconfezionino in modo migliorativo per loro e rovinoso per noi.
E dunque il social che ha puntato tutto sulla forza dell'immagine si avvia a presentare un doppio standard. Per massima parte continuerà a essere ciò che è, un collettore di scatti fotografici, filmati e storie, con accesso libero per gli utenti sia in quanto creatori che in quanto meri consumatori di produzioni altrui. Ma adesso viene inaugurata una sezione di post e reel esclusivi, cui si potrà accedere soltanto a pagamento. Inoltre, verrà messa a disposizione la possibilità di dar vita a chat private di gruppo, con accesso limitato a un massimo di 30 utenti. Anche questo servizio sarà a pagamento? Sembrerebbe di sì, come lascia intendere l'articolo di Wired che per primo ha dato spiegazione della novità.
La testata specializzata in tema di rapporti fra società e evoluzione tecnologica ha infatti dato l'interpretazione autentica del tweet messo in rete lo scorso 14 luglio da Adam Mosseri, boss di Instagram, che intenderebbe premiare i suoi creator più assidui e seguiti dando loro la possibilità di lucrare (o almeno, di farlo direttamente) attraverso l'uso della piattaforma. A costoro è stato già permesso, dallo scorso gennaio con le storie e i live messi a disposizione solo di chi ha sottoscritto un abbonamento, di trarre profitto dalle proprie performance. E adesso si compie un ulteriore passo in questa direzione, aumentando la gamma dei contenuti e pagamento e delle esclusive.
Sembra una concessione ai creator di maggior vivacità, ma in realtà è una mossa un po' furba e un po' impaurita per evitare la cannibalizzazione da parte di altri social. Che fin qui hanno messo a disposizione servizi la cui funzione può essere giudicata integrativa rispetto ai servizi (non) messi a disposizione da Instagram. Per esempio quelli di Patreon e di Onlyfans. Piattaforme che non macinano i numeri di Instagram ma che qualche margine possono eroderlo. E poiché per i social di prima fascia si tratta di presentare costantemente numeri positivi, ecco avviata la manovra di ibridazione. Con qualche rischio, tuttavia. Perché a creare utenze basic e utenze premium, in un mondo del web dove la gratuità continua a essere un baluardo del consumo, si rischia di andare incontro a conseguenze spiacevoli. Il tempo dirà.