La magistratura di Palma di Maiorca ha deciso: sarà la Guardia Civil a condurre le indagini sul caso di Mario Decandia, maître di Tempio Pausania travolto e ucciso nella notte tra mercoledì e giovedì scorso da un’auto della polizia locale a forte velocità mentre camminava con due amici, un uomo e una donna (gravi ma non in pericolo di vita) al Paseig Cabrera, isola pedonale nel cuore di Palma di Maiorca. Decandia, 37 anni, era appena uscito dal lavoro. Sull’«omicidio stradale» aveva effettuato i primi accertamenti la polizia locale, ma il magistrato ha revocato l’incarico per garantire «un’inchiesta rigorosa e imparziale». Il comando della locale, riferiscono i media dell’isola, ha definito la decisione «sorprendente».
Durante la conferenza stampa, lo stesso comando della polizia locale e l’assessora comunale alla sicurezza avevano sottolineato che l’agente alla guida dell’auto era risultato negativo all’alcol test, e che la pattuglia stava intervenendo per un’emergenza.
Ma un giovane inglese ha riferito di una seconda auto della polizia locale, giunta subito dopo l’incidente e ha affermato di aver «visto portare via dalla vettura una bottiglia di vodka». Il teste è andato dalla Guardia Civil dopo essersi accorto che nel verbale compilato dagli agenti locali — forse per difficoltà di traduzione — della bottiglia di vodka non v’era traccia. In una successiva replica, la polizia locale ha detto che si trattava di un thermos, ma questo è uno dei punti ancora da chiarire. Il giornale locale Diario de Mallorca scrive, poi, di aver potuto verificare «che la centrale operativa non aveva chiesto all’agente alla guida del veicolo di intervenire su alcuna emergenza».
Anche due avvocati spagnoli e uno italiano, Dino Selis — zio della vittima — sono al lavoro su quelle che reputano incongruenze dei verbali e sui primi risultati dell’autopsia, assistiti dal consolato italiano nelle Baleari. Un altro zio di Decandia, Enea Selis, chiarisce che la famiglia vuole che sia dissipata ogni ombra: «Mario era un ragazzo d’oro. “Qui mi sono ambientato — scriveva — e sono come a casa”. Una morte assurda. Ci hanno detto che l’auto andava a fortissima velocità in una zona interdetta al traffico. C’era molta gente, un miracolo che non abbia fatto una strage. Nei verbali c’è scritto che una panchina in cemento armato è stata scagliata a decine di metri. Ci sono tanti punti oscuri e vogliamo sapere la verità».
I genitori della vittima, Maria Piera e Piero, vivono a Tempio, un fratello è impiegato in banca. Sono affranti e per ora non andranno a Palma: «Non potremo vederlo fino a che non si concluderanno gli accertamenti. Andremo quando si potrà riportarlo a casa». I due colleghi di Mario Decandia sono ricoverati in terapia intensiva, gravi ma in lieve miglioramento. Il maître sardo lavorava per un ristorante di una catena tedesca.