Poche cose sono sicure nella vita, la morte è una di queste, ma se vogliamo essere meno macabri, un’altra certezza della nostra esistenza è che ogni settimana ad allietare la difficoltosa e triste realtà ci penseranno le opinioni di Jeremy Clarkson pubblicate sui maggiori quotidiani britannici. In questo caso, a dar voce allo stoico Jezza (prossimamente in scena su Amazon Prime Video con la penultima puntata The Grand Tour: Sand Job) è stato il The Sun, e sulle pagine dello storico giornale inglese, Jeremy ha parlato di razzismo, del caso Horner in Formula 1, delle pillole di Richard Hammond (ex Top Gear, tra l’altro), ma anche di tassi, dei Suv a Parigi e delle proteste dei trattori. Tutto inizia dalle accuse di razzismo alla campagna inglese: “Negli ultimi anni - scrive Clarkson - abbiamo scoperto che la matematica è razzista. E lo stesso vale per il cambiamento climatico, le camere da letto matrimoniali, i libri, i cocomeri, il nuoto, le lavagne, le feste in maschera, i cani chiamati Toby [...]. E ora arriva la notizia che anche la campagna britannica è razzista. Ma non si tratta di un razzismo ordinario. Perché qui, tra i prati, i ruscelli gorgoglianti e le mucche, c’è il razzismo coloniale. Razzismo Churchilliano”. Ma chi ha deciso che la campagna inglese è razzista? “Beh - rivela Jezza -, si tratta di un’organizzazione chiamata Wildlife and Countryside Link, sostenuta da molte organizzazioni meritevoli, tra cui Froglife, un ente di beneficenza istituito per rendere la vita migliore agli anfibi della nazione. Auguro loro ogni bene per questa impresa - continua Jeremy -, ma non posso fare a meno di chiedermi come un gruppo di volontari riuniti attorno a uno stagno, raccogliendo girini in una rete, sia riuscito a dedurre che le parti verdi della Gran Bretagna sono razziste”. Dunque, a risolvere la situazione ci pensa Clarkson: “Questa è la mia conclusione stasera - scrive -. Non penso affatto che la campagna sia razzista. O coloniale. Non ci interessa di che colore sei”, basta che non indossi una giacca a vento viola.
Comunque sia, oltre al (falso) razzismo esiste anche un'altra piaga sociale attuale. Scrive Clarkson: “È terrificante in questi giorni quando sei accusato di qualcosa che non hai fatto”. Il riferimento è a Christian Horner, team principal della scuderia Red Bull in F1, accusato di aver avuto dei comportamenti inappropriati nei confronti di una dipendente. “Il tribunale dell’opinione pubblica prende una decisione molto prima che si conosca tutta la verità commenta Jezza -. Sei colpevole finché non sarai dimostrato innocente. E poi sei ancora colpevole”; e questo, sottolinea Jeremy, “Christian Horner lo sta imparando a sue spese”. Ma nel suo editoriale la star più amata del piccolo schermo oltremanica tratta anche argomenti più leggeri, come i tassi nella sua fattoria, oppure le pillole di Viagra che, scrive, “diminuiscono la possibilità di sviluppare la malattia di Alzheimer del 18%”. Una buona notizia, no? Certo, “a patto, ovviamente, che ti ricordi di prenderne uno ogni giorno. O cos’è il Viagra. O dove lo metti”. Proprio come Hammond: “Mi ricorda - scrive Jeremy – un’osservazione che fece Richard Hammond mentre giravamo in Bolivia molti anni fa: ‘Stamattina ho dimenticato di prendere di nuovo la pillola contro la malaria. Se fossi una ragazza, rimarrei incinta per molto tempo’”. E infine ecco la questione della settimana. A Parigi chi vuole parcheggiare il proprio SUV in centro dovrà pagare molto, ma molto di più. Una decisione presa attraverso un referendum a dir poco discutibile e che ha fatto molto parlare; poco male, rivela Clarkson, tanto “a Parigi non entra più nulla grazie all’enorme blocco dei contadini”.